Piazza
Scala, piu' di qualche volta, ha ospitato alcuni miei articoli sulla
figura del Minatore, (con
A parlarne pero' ogni anno, in occasione
della Festa di S. Barbara, e' l'A.I.E.M., Associazione Italiana Minatori
Italiani ed estero, con sede a Fratta di Caneva di Sacile (PN) di cui mi
onoro di far parte da alcuni anni, la quale, con serieta' e rigore, tiene
in vita la storia, ricordi, materiali della miniera, i pochi minatori
che sono rimasti, grazie all'impegno costante dell'Avv. Barbara
Martinuzzo, Presidente dell'Associazione, e di diversi suoi
collaboratori. Le foto sotto riportate parlano da sole per cui e'
superfluo un ulteriore commento.
La cerimonia si apre con una lunga sfilata
accompagnata da una banda musicale eccellente che suona canti
riconducibili alla Miniera, autorita' civili e militari in testa, per poi
arrivare nella bellissima Chiesa di Fratta ove Mons. Visentin di
Pordenone (assente don Fulvio per motivi di forza maggiore) celebra
In questa occasione, come anche in passato,
ho ritenuto di offrire un mio contributo verbale riconducibile a questa
ricorrenza, contributo che riporto qui in appresso e dal quale, si puo'
capire sommariamente cos'e', cosa e' stato il Minatore. In aggiunta, ho
ritenuto di fare alcune riflessioni che, al giorno d'oggi, potrebbero
essere ancora di grande aiuto a una societa', come la nostra, la quale,
sembra aver perso la... giusta direzione.
Ecco il testo, letto in Chiesa :
SANTA BARBARA
2017 Fratta di Caneva
di Sacile
3.12.2017
Puntualmente, ogni anno, in questa
bellissima Chiesa, si celebra
D'accordo, allora c'era la fame a dettar
legge, mentre ora manca anche il lavoro, ma mi par di poter dire che, in
ogni caso, oggi manchi quasi del tutto quel necessario collante sociale
per il quale, con il suo esempio, il minatore si prodigava, in primis
nell'interesse della sua famiglia, e di riflesso verso tutta la societa',
se e' ben vero, come in effetti e', che la famiglia costituisce la cellula
primaria del tessuto sociale tanto da poter dire tranquillamente che la
ricostruzione del Paese, dopo le macerie della guerra, e' dovuta in gran
parte anche ai minatori.
Oggi, purtroppo, affermare queste cose,
significa fare retorica, ma osservando seriamente l'attuale trend di
questo sindacabile modernismo, quasi tutto incentrato sul business,
sulle divisioni, sulle guerre e sulla sopraffazione degli uni sugli
altri, io penso, indipendentemente da qualsiasi colore politico,
che se ciascuno di noi, sinceramente, asetticamente, cosi' come ci
adoperiamo a difesa del nostro organismo fisico, potesse dare un
contributo spirituale, in veste di operatore che riflette la sua etica-morale
verso l'esterno utilizzandola come strumento volto alla rimarginazione
di un necessario assetto sociale oggi perduto partendo da quella famosa
frase che i nostri minatori si auguravano quando entravano nelle viscere
della terra e cioe': "Spero di tornare a giorno per rivedere la luce...",
(realta' che noi invece oggi fatichiamo a rivedere, non gia' perche' siamo
in miniera sotto terra, ma perche', seppur in superficie, non siamo piu'
in grado di ricuperare neanche quella luce del giorno dopo giorno
che, ahime', sembra essere stata oscurata da questa nostra societa'
malata, la quale, almeno per ora, non ce la fa piu' a reinserire detta
luce essendo essa societa' in continuo contrasto con i sentimenti puri e
genuini di unione e fratellanza che i nostri Minatori ci hanno lasciato
come eloquente e preziosa eredita'), molto verosimilmente saremmo
tutti piu' sereni e piu' buoni.
Con questo pensiero vorrei concludere,
rinnovando pertanto il nostro affetto e gratitudine a questi nostri
padri nobili, scusandoci con loro anche per il fatto che forse stiamo
dimenticando il loro esempio. In questo ricordo, vorrei spendere una
parola di ringraziamento per don Domenico Cassol, che non c'e' piu' dal 19
ottobre 2009, spesso concelebrante in questa Chiesa durante
Grazie a tutti !
Arnaldo De Porti
La giornata si e' conclusa in bellezza, con
le musiche di una banda che, con cuore ed anima, ha toccato la
sensibilita' dei presenti, alcuni dei quali sono stati visti, anche dallo
scrivente, con le lacrime per la forte commozione. Il tutto all'insegna
di una "fisiologia" esistenziale che, almeno per un momento, e' sembrata
riemergere in tutta la sua genuinita' al punto da incidere sul pensiero
di tutti noi presenti alla Santa Messa, celebrata da Mons. Visentin, il
quale, con parole semplici ma di roccia, ha "filosofato" sull'attuale
comportamento di questa societa' la quale, oggettivamente, disprezza e
condanna cio' che produce.
Dovrei concludere, ma questa e' una mia personale sensazione, che mai
come in questa ricorrenza di Santa Barbara, festeggiata a Fratta di
Caneva di Sacile, ho recepito il senso di una cosi' accentuata
partecipazione seppur in presenza di minore coreografia rispetto al
passato. Evidentemente la semplicita', ma anche la consapevolezza secondo
la quale questa nostra societa' deve cambiare, se vuoi anche a piccoli
passi, come ha detto Mons.Visentin, incominciano a dare qualche
necessario ed urgente suggerimento, perche' non e' accettabile che una
famiglia moderna di cinque persone venga a chiedere l'elemosina in
chiesa e che ciascun componente di questa famiglia si presenti in
canonica con uno smartphone ultima generazione in mano...
Avrei continuato ad ascoltare questo prelato, il quale, pur promettendo
per ben cinque volte di essere alla conclusione della sua omelia, ha
invece continuato ben oltre alle... promesse, anche perche' ogni suo
concetto, ascoltato con molto interesse da tutti, sembrava mutuare le
leggi del contrappasso dantesche, come del resto gli ho anche riferito
di persona esprimendo il mio vivo apprezzamento.
Ergo, non resta che dire, Padreterno volendo, "Alla prossima..."
Arnaldo De Porti (Feltre)
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