Non si ricomporra' mai detto gap....
Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo di Gennaro Angelini (visualizzalo) sui "social networks": vi proponiamo ora la replica di Arnaldo De Porti (Feltre)
Il collega Gennaro Angelini, su Piazza Scala, facendo
oggettive considerazioni sui "social" , ha indotto anche
me, in veste di giornalista piu' che da bancario, a
farmi carico di una seria preoccupazione che, con il
trascorrere velocissimo dei giorni, presenta il rischio
di fare anche grossi danni a spese della verita',
manipolata peraltro gia' da molto tempo da chi ha
interesse a dire una cosa anziche' l'altra a seconda di
quanto gli ritorna in termini finanziari, politici, di
mercato, ma anche semplicemente per dire fregnacce di
ogni tipo come si fa giocando la schedina al bar...
Detta preoccupazione che anche Gennaro Angelini esprime
invocando provvedimenti e regole allo scopo che i social
non scombussolino la pubblica opinione non la vedo
dietro l'angolo, anzi intravvedo a questo riguardo un
ulteriore peggioramento dello status quo in quanto c'e'
un mondo che viene avanti, quello dei ragazzini che ne
sanno piu' di noi nel contesto informatico, che scrivono
di tutto determinando sconcerto in programmi di cui noi
anziani ignoriamo persino l'esistenza, come mi e'
successo di constatare con i miei occhi dopo aver
sentito, per caso, i miei nipoti di 13-15 anni... il
discorso sarebbe lungo ed onestamente non avrei neanche
le risorse per poterlo affrontare.
A tutto cio' si aggiunge l'uso troppo sportivo e
disinvolto dei "grandi" con riferimento alla politica,
al mercato, alla giustizia, realta' tutte che, come ha
detto bene Angelini, sono intrise di motivazioni di
natura demagogica per scalzare l'avversario o il
concorrente, ove la verita' costituisce un optional piu'
vicino all'approssimazione che a tutto il resto. Infatti,
esistono le verita' imposte, le verita' negate e le
verita'... vere, argomento che ogni tanto mi viene in mente
pensando ad un convegno a cui ho partecipato anni fa
nella Regione Marche, organizzato da colleghi in
servizio durante operazioni di guerra... E' da prevedere
che quest'ultimo aspetto sia molto e molto difficile da
debellare, e cio' anche in presenza di regole
estremamente severe in quanto l'interesse e' un veicolo
che non incontra ostacoli.
Esiste poi una malattia che Angelini evidenzia con
particolare attenzione: oggi si parla e si scrive troppo
spesso non gia' sulla base di un supporto oggettivo, e
cioe' scavando sulla notizia come si diceva una volta
operando sul campo, ma riportando con parole diverse
informazioni sentite da altri. Un esempio: oggi quasi
tutte le redazioni dei giornali leggono Ansa, Adnkronos
ecc. ecc. e poi ricamano sopra alle notizie riportate
da queste agenzie... senza scavare da nessuna parte.
Quanto all'educazione sui social da impartire ai giovani
a scuola, io avrei delle perplessita' su questo aspetto
specifico. Infatti, piu' che l'educazione nell'uso
corretto nella dialettica informatica di cui essi ne
sanno piu' di noi, e' necessario insegnare loro
l'educazione civico-sociale (oggi del tutto mancante
nelle scuole, anche a causa di un corpo insegnante,
anche universitario, molto inadeguato rispetto ai tempi
e fors'anche lontano dalla stessa forma-mentis degli
studenti), aspetto quello dell'educazione civico-sociale
che, se proficuamente iniettato culturalmente nelle
nuove generazioni, si riverserebbe di conseguenza anche
nell'uso corretto dei social.
Ma siamo molto lontani anche da questo importante
aspetto in quanto i nostri giovani (ma anche noi anziani)
sono sfiduciati osservando la mala-educazione che ci
viene propinata... dall'alto delle nostre Istituzioni,
optando di conseguenza per l'ordine sparso, alias
random...
Arnaldo De Porti