IL TRAMONTO NUOVO

 

 

Con poco margine di preavviso, avevano convenuto di allontanarmi dal mio posto di lavoro. A seguito di alcune fusioni interaziendali si erano generati degli esuberi. Fu redatto dal Top Management un piano industriale, distribuito su tre anni, che avrebbe consentito lo sgravio di un numero cospicuo di collaboratori, a cominciare da quelli con la maggiore anzianità di servizio, e, nell'ambito, da quelli con un grado elevato, i più costosi da mantenere. Ebbi un breve colloquio con il capo del personale che, con maldestra ironia, mi disse: "Caro amico, lei da dopodomani sarà libero di dedicarsi alle poesie!". 

Già! - mi dissi - di lì a poco sarei andato incontro a qualche cambiamento esistenziale, dopo alcuni decenni di lieto vivere... Di vere poesie non ne avevo mai scritte, ma, nel primo giorno di distacco dal lavoro, mi volli impegnare a ubbidire per l'ultima volta. Anche nell'intento di rigenerarmi, stesi queste flemmatiche parole che racchiusi in un pugno e intitolai "Il tramonto nuovo". 

 

Nella debole e forte, rosea luce del tramonto,

Sassi usciti dal mare come ninfe marmorizzate,

Solo il canto dell’infrangersi dell’onda.

 

I fiori che non cogliesti s’inclinano, si richiudono.

 

Forse finirà, ma se finirà non finirà.

 

Questo giorno di remoti pensieri,

Di radioso futuro,

Forse finirà, ma se finirà non finirà:

Un gioco di parole per sapere

Da un nuovo tramonto come sia vicino rivivere.

 

L’arco di una breve, fugace notte,

Poi, di nuovo l’alba: il fiore di un azzurro mattino

Si riapre, si rigenera.

 

Forse finirà, ma se finirà non finirà.

Il tramonto, l’alba, una nuova vita.
 

 

Massimo Messa

 

 

 

 

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piazzascala.it - febbraio 2017