UN FURTO IN ALBERTA 

 

Quella Calgary! Finalmente in Canada, nello Stato dell'Alberta. Un sogno esaudito per Dario e Camilla. I parchi nazionali di Banff e Jasper con i loro scenari, i loro ghiacciai, la fauna (baribal, wapiti, scoiattoli, picchi colorati, pecore dalle lunghe corna e tanti altri animali liberi che si concedono alla vista dei viaggiatori) e le impenetrabili foreste di cedri componevano la meta. Il tutto sarebbe cominciato dalla Valle del fiume Bow, affiancata dalla ferrovia coast to coast, dalla British Columbia al New Brunswick, treni merci con possenti motrici e convogli lunghi sino a due chilometri. Una vacanza spettacolo.
All'aeroporto, la Hertz consegnò a Dario una Ford rossa, un po' anonima per la verità, ma con pochi chilometri percorsi. Bene, la prima tappa sarebbe stata Lake Louise, passando dalla valle del Bow.
Imboccarono la Statale numero 1 e, subito dopo Canmore, ecco il primo spettacolo: un corso d'acqua smeraldo tra le montagne innevate. Lo costeggiarono a lungo, osservandolo attraverso il finestrino, finché Dario si accorse che, tra un boschetto di betulle, vi era una rest area di parcheggio per consentire una vista formidabile in un'ansa del Bow: una doppia curva che costringeva i binari della ferrovia a una gimcana impegnativa. Lì i lunghi convogli canadesi sarebbero stati costretti a rallentare. Perciò quel sito rappresentava un appostamento eccellente per la Canon di Dario, che già s'immaginava delle ottime riprese.
Parcheggiò l'auto accanto ad altre due, prese per mano Camilla e scesero lungo il sentiero che li avrebbe condotti a una terrazza in legno pochi metri sopra la ferrovia. Il ticchettio di un picchio rosso in cima a una betulla coronava i suoni della natura, dal frusciare del vento alle rapide del fiume.
"Non ci avevano vantato abbastanza la bellezza della Valle del Bow" disse Camilla, con un po' di commozione addosso. L'aria era così trasparente e limpida, i colori della natura penetranti. La foresta e il fiume: come due amanti che si baciano sulla bocca!
Si avvicinava il tramonto e la luce bassa del sole sembrava l'ideale per quel cimento fotografico. Si sistemarono su delle panche e Dario si mise proprio d'angolo, quasi come un cecchino, con il suo obiettivo puntato sullo scorcio più panoramico da cui prima o poi sarebbe spuntato il treno, tenendo conto che i passaggi erano frequenti.
Non erano soli. Vivaci scoiattoli dorati correvano nel prato e scomparivano tra gli alberi o dietro a un cespuglio, poi di nuovo si avvicinavano. Camilla gettò nell'erba poche ciliege e più scoiattoli dorati balzarono di scatto su di esse senza trascurane alcuna.
Camilla si accontentò di qualche foto, scattata col cellulare, da inviare agli amici. I colori erano superlativi: "Il tramonto è un pittore che intinge il pennello nel sole, Dario". E Dario era più che contento di aver imbroccato per la sua poetessa una vacanza che si annunciava indimenticabile per entrambi.
Si sentì il rumore del treno che poco dopo spuntò da una rupe accanto al fiume. Come un serpentone avanzava senza troppa fretta e comparvero decine e decine di vagoni giallastri ravvivati dalla luce calda di quel pittore. Dario aveva impostato la propria camera sullo scatto multiplo cosicché colse, come un fucile mitragliatore, tutti gli attimi concessigli dal passaggio del treno che nel fiume si specchiava.
La sosta era durata più di mezz'ora, il crepuscolo li incalzava: si incamminarono verso il parcheggio. Nel risalire, Dario notò sopra la sua testa, a fianco della ruota anteriore sinistra della loro macchina, uno scoiattolo dorato che si era fermato in posizione eretta, forse attratto dallo specchio luminoso del cerchione. Fu allora che, con un balzo emotivo, scoprì che la targa anteriore della Ford era stata tolta. L'apposito rettangolo al centro del paraurti era vuoto, ai quattro angoli figuravano i buchi per i bulloni svuotati dei loro contenuti. "Qualcuno ci ha rubato la targa!" sobbalzò. Se così fosse stato avrebbe anche rovinato la vacanza. "Maledizione, Camilla," esclamò "guarda, ci hanno rubato la targa!" e si affrettò a controllare se mancasse anche quella posteriore. Per fortuna no, quella c'era ancora. In tutta calma Camilla gli propose di andare al primo posto di polizia a fare la denuncia. "Certo! E dovremo avvisare anche la compagnia di noleggio" rispose Dario mentre notava che le altre due macchine che erano presenti al momento del loro arrivo erano ancora lì. Pensò allora di controllare se avessero rubato anche le loro targhe. Eh, sì anche loro ne erano prive, ma, come per loro, solo di quelle anteriori. Un furto a metà? Che significato avrebbe potuto avere? Dario si ricordò che, nel Nord America, uno degli hobby più diffusi è la collezione delle plates automobilistiche dei vari Stati, i quali, di anno in anno, ne rinnovano la grafica proprio per assecondare questa tendenza.
Si accomodarono alquanto scocciati nell'abitacolo, indecisi se aspettare uno degli altri automobilisti oppure agire per conto proprio.
Nel frattempo un'altra macchina, una Pontiac blu stava entrando nella rest area e, sorpresa delle sorprese, anch'essa priva di targa.
Aspettarono che il guidatore posteggiasse. Poi Dario gli si avvicinò chiedendogli in inglese il motivo di quella mancanza. Gli rispose che, ormai da anni, nello Stato dell'Alberta, le auto vengono targate soltanto dietro, come le motociclette, non essendoci alcun bisogno di spendere il doppio senza risultati aggiunti!".
Si sentì uno stupido ingenuo ma, in compenso, molto rincuorato e, mentre Camilla sorrideva senza sosta, si domandò come mai anche in Italia non si adottasse una simile soluzione per dimezzare i costi, considerato che per le moto è già così. Il fatto gli rimase impresso per tutta la serata, ma Dario giurò a se stesso che non lo avrebbe mai raccontato agli amici.
 

 

Massimo Messa

 

 

 

 

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piazzascala.it - agosto 2016