PREFAZIONE
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Vi voglio raccontare come è nata la mia curiosità per il mondo della stilografica e come l’interesse sia aumentato, di giorno in giorno, con l’acquisizione di notizie su questo straordinario oggetto di scrittura.
La storia ha inizio nel lontano settembre del 1954 con l’iscrizione alla Prima Media e con il contestuale regalo, da parte dei miei genitori, della mia prima penna stilografica, una ELMOMONTEGRAPPA in celluloide verde ”mille righe” con pennino Titanium 14 Kt. gold plated; una banalissima penna per studenti, non certo di valore, ma che per me ha rappresentato uno “status simbol”, il futuro della scrittura, visto che sino al giugno precedente avevo sempre utilizzato solo la penna da calamaio (dip pen).
L’uso quotidiano di questo mezzo di scrittura mi faceva distinguere dalla massa, che preferiva utilizzare la penna sfera, messa sul mercato nel 1944 da Miles Martin Biro, dove riscosse immediatamente un enorme successo e mandò definitivamente nel dimenticatoio la dip pen. Negli anni cinquanta si riteneva che la biro riuscisse a far fare la stessa fine anche alla stilografica (la prima veramente funzionante fu inventata da L.E.Waterman nel 1884), ma ciò non accadde e, nonostante la flessione fatta registrare dalla vendite per un ventennio, questo mezzo di scrittura si
tramutò via via in un oggetto non solo utile, ma anche bello, diventando sempre più un accessorio di lusso che consentiva di esprimersi con un proprio stile individuale e dava un tocco personale alle proprie lettere.
Da allora il sottoscritto acquistò altre penne “scolastiche” ma non applicò mai il sistema “usa e getta”: per me erano tutte decisamente belle, degne di essere conservate con cura, ma anche utilizzate in ogni momento

 

Fotografia “A” :
- “Maryland” plastica grigia, cappuccio cromato millerighe
  1960 Pennino corazzato W.F.1;
- “Anonima” plastica verde, cappuccio dorato 1960
   Pennino corazzato Wing Flow 1;

 

Fotografia “B” :
- “ kam” celluloide marrone variegata, pennino Kam 14
    kt. 1958;
- “Zemax” bachelite nera, finiture cromate 1954 Pennino
   14kt. gold plated;
- “Toujour” plastica nera, cappuccio dorato 1953 Pennino
   corazzato Wing Flow 1
.


Nel contempo aumentava la mia curiosità: desideravo conoscere le qualità intrinseche delle stilografiche che possedevo ma anche, e soprattutto, di quelle che potevo solo ammirare nelle migliori cartolerie. Pubblicazioni inerenti la materia erano pressoché inesistenti, si trovavano solo poche locandine pubblicitarie che i cartolai mi regalavano terminati i periodi di promozione. Sul finire degli anni 80 iniziano le pubblicazioni:
- 1985 – “La Penna” di Enrico Castruccio;
- 1990 –“Penne da Collezione” di P.Maggi, GP.Negretti, F.Nencini;
- 1990 – “Fountain Pens” di G:Fischler e S.Schneider (ed.lim.1000 esemplari);
- 1991 – “Storia Universale della Stilografica” di Stefano Germano;
- 1992 – “The book of fountain pens and pencils” di S.Schneider e G.Fischler;
- 2000 – “Cinquanta anni di eccellenza nelle penne” di Tom Westerich;
oltre ad altre pubblicazioni minori e di settore.


A questo punto non ero più uno studente squattrinato, ma un impiegato con uno stipendio che mi consentiva di togliermi qualche sfizio: ho cominciato a prenotare le penne ad edizione limitata, ad acquistare i modelli delle marche importanti che più mi interessavano, ma ho iniziato soprattutto a girare per mercatini a caccia di vecchi modelli (alcuni assai rari), che a quel tempo nessuno cercava, per cui i rigattieri li svendevano pur di realizzare, non curandosi o spesso ignorando il loro reale valore.
Questa ricerca, quasi spasmodica, mi ha fatto vivere momenti esaltanti. Anche durante le ferie, mentre girovagavo per l’Italia, entravo nelle vecchie cartolerie di paese e chiedevo di poter acquistare i fondi di magazzino, le vecchie stilografiche che i moderni studenti non richiedevano più; con questo sistema non ho forse acquisito pezzi di valore, ma materiale utile per le riparazioni che, pian pianino, con l’aiuto determinante di un vecchio “riparatore” ho imparato ad eseguire.
Gli anni migliori sono stati i Settanta e gli Ottanta, poi i “rigattieri” si sono trasformati in “antiquari”, nei mercatini non si trovava che ciarpame ed i vecchi cartolai erano diventati tutti esperti “collezionisti”.
Finito quindi il “tempo delle vacche grasse”, gli acquisti necessitavano di maggiore oculatezza e di particolare attenzione, perché spesso e volentieri sotto le spoglie di allettanti offerte di “pezzi unici”, si celavano “tarocchi” di primaria grandezza dove l’autenticità era rappresentata solamente dal prezzo di vendita.


Dopo il 2000, le emissioni a tiratura limitata si sono decuplicate: ogni occasione era buona per sfornare una penna da “ricorrenza” con prezzi sempre crescenti e che si allontanano sempre più dal valore intrinseco dei mezzi di scrittura. Per mia fortuna il passare del tempo mi ha portato, tra le altre cose più o meno piacevoli, anche un po’ di saggezza, per cui ora acquisto solo le stilo vecchie che non ho ancora trovato, ma devono essere originali, in buono stato di conservazione e con un costo adeguato. Continuo però ad usare quotidianamente le mie penne, con una rotazione che ormai ha decisamente superato l’anno, ma che mi consente di mantenerle in piena efficienza; a tutto ciò si aggiunga il piacere della scrittura che il computer, con tutti i suoi pregi, non è riuscito a sminuire.

 

(continua)

 

 

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piazzascala.it - aprile 2016