ZERMEN (BL) : IL MIO PAESE,
AI PIEDI DELLE DOLOMITI FELTRINE
UNO SPACCATO DI VITA PERSONALE… CHE NON VUOL ESSERE
AUTOCELEBRATIVO…
Questa
notte, durante quel dormiveglia che è appannaggio di noi
anziani, ferma restando l’invidiabile eccezione secondo la quale
ci sono anche quelli che si coricano alle 22 e fanno tutto un
sonno fino alle 6 del mattino dopo aver mangiato di tutto a iosa
ed ai quali, appunto da “invidioso” va il mio “beati loro”,
pensavo di raccontare come si vive in un paese come il mio e di
alimentare, se possibile, un dibattito sullo stesso argomento
fra colleghi. Anche per, se del caso, trarne qualche spunto
positivo…
Dico subito che, ora come ora, farei fatica a staccarmi da dove
mi sono saldamente insediato dopo la pensione, e ciò anche se mi
offrissero tutto l’oro del mondo: mi pare che in questa nuova
piccola realtà nella quale ho la fortuna di vivere dopo aver
lasciato la banca, un eventuale cambio di residenza, come a suo
tempo eravamo quasi tutti abituati con i trasferimenti da città
in città, per me sarebbe psicologicamente “traumatizzante”.
Abito a Zermen, nel
bellunese, ove respiro un’aria sana congeniale sotto ogni punto
di vista, anche metaforico, vedo un panorama spesso “mozzafiato”
per le sue diverse trasformazioni correlate al clima stagionale
(v. foto), apprezzo un senso di libertà in mezzo alla natura che
avevo sempre sognato quando lavoravo a Milano, Torino, Roma ed
altre città (un po’ meno a Venezia grazie alla sua
configurazione particolare rispetto a tutte le altre realtà),
avverto un clima insomma, non esclusivamente meteo, che mi da
ancora la possibilità di vivere a…misura d’uomo, permettendomi
di andar a fare le spese, di entrare alla posta o in banca o dal
medico, parcheggiando la macchina proprio davanti agli uffici,
circostanza che, alla mia età, non guasta….
Detto questo, sperando che gli altri facciano altrettanto,
vorrei raccontare uno spaccato di come ho organizzato la mia
vita allo scopo che i colleghi della mia età, chi più chi meno,
raccontino anche loro come vivono, circostanza che, messa a
confronto, potrebbe giovare a vicenda, nel senso di emulare o
addirittura cancellare tutto ciò che potrebbe appunto non essere
in linea con i nostri desiderata esistenziali. Insomma, quasi
una…chiacchierata in famiglia, a distanza…
Io, dopo la pensione, ho scelto di vivere lontano dal chiasso
delle città, trasferendomi in una piccola realtà, come Zermen
(BL), che mi consente di fare un sacco di cose piacevoli.
La prima è senz’altro correlata all’ambiente: abito ormai da
oltre 20 anni ai piedi delle più belle montagne non solo
d’Italia, a circa una settantina di chilometri da Cortina
d’Ampezzo, la famosa perla delle dolomiti che, quando mi viene
la voglia, posso raggiungere in poco più di un’ora.. Ma ciò è
secondario rispetto a tutto il resto. Infatti, al mattino,
quando mi alzo, dalle mie finestre vedo un panorama dolomitico
che, solo guardandolo, ti fa pensare a Chi potrebbe aver creato
il mondo, aggiungendo delle riflessioni a carattere
trascendentale. E questo è il primo “buongiorno” che ricevo
gratuitamente da madre natura. A prescindere dalle bellezze
della tanta frequentata Cortina dei Vip…
Ed il resto della giornata ?
La prima parte è dedicata al giornalismo, professione che non ho
mai abbandonata da oltre mezzo secolo in contemporanea al lavoro
di banca, realtà che mi consente di spaziare in quasi tutto il
mondo con colleghi, amici, anche con persone sconosciute,
venendone gratificato da una presenza sociale che non mi fa
sentire solo, quasi come fossi ancora ufficialmente in attività.
Insomma questa è la prima carica mattutina dopo il caffè ed il
giornale che si esaurisce verso metà mattinata.
Poi è il momento di guardar fuori e dare un’occhiata alla
campagna, agli alberi, alle viti, agli attrezzi agricoli (v.
foto), realtà questa, a seconda delle stagioni, che da un senso
di serenità, di pace, di confidenza con la natura, di benessere
psico-fisico, cose tutte - penso io - che mancano a gran parte
della società moderna, la quale, sembra ogni giorno in conflitto
per sopravvivere ad un mondo sempre meno in linea con le
esigenze umane, facendo del mutismo anche fra i vicini, specie
in città, una sorta di regola di vita che ogni giorno di più va
consolidandosi..
Poi, faccio mio qualche spazio per un altro tipo di hobby, come
la musica, realtà anche questa capace di farmi capire molte cose
perché, quando suono, nei limiti delle mie modeste risorse
artistiche, provo delle emozioni capaci di suscitare in me e
negli altri, specie quando, pubblicamente, suono ogni domenica
l’organo in Chiesa, particolari sensazioni che invitano alla
gioia, alla riflessione, al desiderio di volerci bene l’un
l’altro.
A tutto ciò si aggiungono il lavoro dei campi, lo sfalcio
dell’erba con il mio BCS (v. foto). la potatura delle viti,
degli alberi da frutta e quant’altro, cose tutte che non
lasciano certo spazio alla monotonia e che occupano la giornata,
intersecando detta attività con altre, magari seduto a tavolino,
per scrivere racconti come questo.
Tralascio i momenti conviviali, pur importanti anche loro, a cui
si accompagna sempre un buon bicchiere di vino genuino al posto
di altri…medicinali di sostegno, per fare anche delle
passeggiate che non stancano mai, sia per la loro configurazione
geografica di tipo collinare, ma soprattutto perché da qualsiasi
angolazione si godono certi panorami dolomitici che, a noi
diversamente…giovani determinano dei transfert che ricordano
precarie residenze di fortuna nel corso dei vari trasferimenti
da una Filiale all’altra…
scene di vita quotidiana o quasi... (clicca sulle
immagini per ingrandirle) |
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Vorrei continuare, ma non
arriverei mai alla fine in quanto avrei molte cose da dire. Mi
fa specie che, in un paese come il mio, sembra che tutti
partecipino al dolore ed alle gioie di ciascuno di noi , che
tutti si conoscano e si salutino spesso con un sorriso e che,
senza cattiveria o invidia, conoscano tutto di tutti come se il
Paese di Zermen fosse un’unica famiglia. Ovviamente, anche qui,
c’è qualche eccezione in negativo come altrove.
Una riflessione finale. Questo racconto vorrebbe far capire, ma
le parole si lasciano dire talvolta gratuitamente e sicuramente
più facilmente di quanto non sia oggettivamente la realtà, che
non sono necessarie le ricchezze per vivere bene e che la cosa
più importante per tutti poggia sul come abbiamo saputo
organizzarci, senza scannarci in nome del business-profitto
anche a causa del disgraziato Fondocomit e delle fameliche
Agenzie delle Entrate, cose tutte che, alla fin fine, ingenerano
conflittualità sociali che, a furia di allargarsi, finiscono per
incendiare l’intero pianeta.
Realtà che, purtroppo, oggi abbiamo tutti davanti agli occhi.
Non sarà il caso di dire che la gioia di vivere sta soprattutto
in questa concezione di vita ? E che, tutto sommato, dovremmo
dire grazie a qualcuno, in particolare anche alla nostra banca ?
Senza piangerci addosso come spesso si usa fare, non esimendoci
dal biasimare l’operato di chi rema sportivamente, senza alcuna
sensibilità, contro i nostri risparmi, ma mettendo a confronto,
in chiave meno meschina, la nostra realtà di ex-bancari COMIT il
cui standing è senz’altro diverso rispetto a situazione spesso
meno fortunate della nostra ?
Una riflessione è d’obbligo.
ARNALDO DE PORTI classe 1935
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