…è proprio vero che del maiale non si butta
via niente…
Mestre-Venezia.
Anni 80 (?): non sono in grado di indicarne subito con precisione la
data nel mentre mi accingo dopo molti anni, a raccontare una visita
di sviluppo, assai singolare, soprattutto per le sue sfaccettature
sicuramente agli antipodi rispetto ai profumi di Chanel o Christian
Dior… visita fatta insieme al Collega di Catania, Luigi Fiore.
Ebbene, in quel periodo decisi di spostarmi in un paese abbastanza
conosciuto per le sue varie attività industriali, di nome Scorzé (ad
una trentina di km. da Venezia), per visitare una grossa azienda la
cui produzione era incentrata nella fabbricazione di matite-pennelli
per maquillage, con cui, non solo il mondo femminile, si trucca il
viso o altro…
Mi feci accompagnare dal Collega Luigi Fiore, di Catania, allora in
istruzione (mi pare) presso il mio ufficio sviluppo alla Filiale di
Venezia-Mestre e, raggiunta Scorzè (VE), siamo stati ricevuti dai
titolari della predetta società. E fin qui, tutto OK.
Dopo aver parlato anche di fidi e quant’altro, uno dei titolari
volle farci visitare lo stabilimento, cosa che accettammo di buon
grado, anche perché si trattava di lavoro. Dico subito che, già
negli uffici antistanti alla fabbrica, io avevo però incominciato ad
avere una strana sintomatologia: nausea correlata a disturbi allo
stomaco, realtà che mi sforzavo di nascondere per non fare una
brutta figura, anche perché i miei interlocutori erano persone molto
“interessanti” dal nostro punto di vista professionale, e cioè della
banca.
Fatti alcuni passi prima di entrare in fabbrica, io ed il collega
Fiore, ci imbattiamo in due “montagne” di…orecchie di maiale, si
avete capito bene “orecchie di maiale” , da cui usciva una tale
puzza che giustificava in toto il perché della mia nausea. Mi feci
offrire un “grappino” anche se erano le dieci del mattino e con
quello riuscii a sedare in qualche modo il disturbo.
Il titolare, scusandosi, ci spiegò subito che essi dovevano
convivere quotidianamente con quella puzza infernale in quanto
dovevano estirpare dalle orecchie dei maiali i peli per la
produzione di matite-pennelli per maquillage vari, produzione che
veniva assorbita dalle più importanti aziende di profumi- cosmetici
ed altro, come Christian Dior, Chanel ed altre case italiane…
Chiarita la cosa, ma soprattutto guadagnata l’uscita dopo aver fatto
gli opportuni convenevoli agli esponenti di una società di tutto
rispetto, anche e soprattutto per un auspicabile potenziale ritorno
in termini di sviluppo, io e Fiore decidemmo di cambiare aria
cercando, per il pranzo, una modesta trattoria di campagna immersa
nel verde, allo scopo di fugare quell’odore stagnante di orecchie di
maiale che regnava all’interno delle nostre narici.
La trovammo abbastanza presto in località Santa Maria di Sala (VE)
dove una avvenente cameriera, ancor prima che leggessimo il menù, ci
propone subito una loro specialità, appena preparata, con le
seguenti parole: “Abbiamo un ottimo minestrone di fagioli con le…
cotiche di maiale…”
Lascio a chi mi legge interpretare la reazione che abbiamo avuta io
e Fiore incrociandoci con gli occhi… e decidemmo di ritornare in
banca a stomaco vuoto. Non ricordo se dopo aver assunto un secondo
grappino…
ARNALDO DE PORTI
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