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UNA PASSEGGIATA IN VALMOREL, LUOGO FRA I PIU' AMATI DA DINO BUZZATI....

 

Ieri, 8 aprile 2018, ho voluto festeggiare con un giorno di anticipo il mio compleanno, facendomi un regalo di natura... buzzatiana.  L'ho festeggiato, in compagnia della moglie, ripercorrendo strade, stradine e sentieri che sicuramente sono stati in maniera importante di  forte alimento culturale per Dino Buzzati, giornalista, scrittore, poeta, camminatore, alpinista, fumettista, violinista, personaggio le cui caratteristiche sono state cosi'  tante e diverse da rendere difficile un'elencazione riconducibile ad una giusta sommatoria delle sue ecletticita'  culturali, sfociate nei suoi capolavori  come, per citarne uno solo per tutti : "  Il deserto dei Tartari ", metafora triste e ironica della vita umana, un'opera poliedrica che a distanza di anni ha mantenuto intatta tutta la sua forza vitale, dopo essere stata tradotta in varie lingue... mi pare, a questo proposito,  di aver letto (ndr.) che il titolo iniziale fosse "La Fortezza", e che sia stato successivamente cambiato su input di Indro Montanelli, anche per non far riferimento al conflitto allora in corso.

Dico subito che detto auto-regalo ha avuto input dalle stesse sensazioni che, molto verosimilmente, deve aver recepito anche Dino Buzzati frequentando questo luogo distante solo qualche chilometro da casa sua,  se e'   ben vero che, non appena entrato nella geografia specifica di questa valle, chiamata Valmorel, a ridosso del Col Visentin in provincia di Belluno, (ndr)  montagna  molto nota anche per gli impianti televisivi che servono gran parte di detta provincia, sono stato preso da una sorta di ipnosi catartica che mi ha indotto a immedesimarmi, nei limiti delle mie personali modeste risorse, nell'uomo Buzzati. 

Oggettivamente,  da questa mia catarsi, e'  emerso che  Valmorel, e'  un luogo capace di rimuovere quel  pessimo collante che l'attuale societa'  di scarso spessore sentimentale e fors'anche culturale, specie in quest'epoca chiamata impropriamente post-moderna,   non riesce ad esprimersi razionalmente fino in fondo se non addirittura a non esprimersi affatto...  ne e' prova che oggi giornalismo, politica, societa' , istituzioni tutte, sembrano infatti fare acqua da tutte le parti. 

Ricordare la vita e la produzione letteraria e giornalistica di Buzzati mi pare superfluo per cui, come ho detto in apertura, in  queste poche righe vorrei solo fare delle considerazioni che, tenuto conto dei miei modesti limiti personali rispetto a Buzzati, presentano due accostamenti con quest'ultimo, se vuoi anche professionali, nella diversita',  fra me e lui, accostamenti che individuerei  nel "sentire"  la professione e nel "vivere"  in realta' geografiche che entrambi abbiamo da sempre amato, sia dal punto di vista professionale, ciascuno nella specificita'  della personale professione, sia dal punto di vista... semi-stanziale, se cosi'  posso dire, riferendomi ai continui spostamenti di Buzzati fra Milano e Belluno, con frequenti sconfinamenti a  Venezia anche per il fatto che i suoi genitori, come i miei,  erano veneziani... 

Primo accostamento. 

Atteso che in quegli anni lavoravo, in Piazza Scala presso la Direzione Centrale della Banca Commerciale Italiana, che dista all'incirca trecento metri in linea d'aria dalla sede del Corriere della Sera ove lavorava Dino Buzzati, proprio per questa ragione mi pare ancora adesso, mentre sto scrivendo, di poter immaginare che lo stesso Buzzati respirasse allora quell'aria socio-culturale (ma anche meteo) particolarmente inequivocabile che ho respirato anch'io con riferimento agli stili e condizioni di vita degli anni 60 circa: mi riferisco anche al clima in senso stretto, molto e molto diverso rispetto ad ora, ma anche a quello davvero affascinante per chi, in quegli anni,  svolgeva una professione intellettuale nel cuore economico e culturale del nostro Paese.  Infatti allora, con riferimento al clima,  bastava fare un centinaio di metri in Via Manzoni oppure in Via Solferino per sporcare un fazzoletto a causa dello smog dovuto al riscaldamento ed  al traffico..., realta'  negativa  peraltro ampiamente compensata ed accettata grazie a tutto cio'  che offriva Milano. Non per niente allora era in uso la frase :
                                                                   "
Chi ghe volta i spall a Milan ghe volta i spall al pan"

Secondo accostamento.  

Il continuo andirivieni di allora fra Milano e Belluno, sia mio che di Buzzati, con frequenti "allunghi" a Venezia, si prestava allora ad una sorta di utile comparazione fra due realta'  sia pur molto diverse fra loro, ma contestualmente e  strettamente legate anche da rapporti di forte reciproca simpatia "lombardo-veneta":  i veneti infatti erano allora molto amati ed apprezzati dalla "ospitante" realta'  lombarda nella quale, e questo non va dimenticato, pullulavano personaggi di altissimo prestigio nazionale ed internazionale, ciascuno nella specificita' dei loro contesti operativi, come, tanto per citarne qualcuno,  Indro Montanelli che qualche volta incontravo personalmente in Via Solferino o al Filologico di Milano, Giorgio Strehler che veniva qualche volta nel Cral della Comit, in Via Manzoni, Salvatore Quasimodo in Via Fatebenefratelli, che mi ha ospitato un paio di volte a casa sua, e tantissimi altri personaggi non esclusi  tanti comici di assoluto valore, come Gino Bramieri, Walter Chiari, Renato Pozzetto ecc. ecc., personaggi dello spettacolo che, in aggiunta a quelli sopracitati,  sarebbe stato difficile incontrare  in altre citta'  minori, come per esempio, a Belluno, se non addirittura anche a Venezia che, a quei tempi, aveva ( ma forse anche adesso)  ancora troppo poco da dire... e mi fermo qui, da buon veneziano naturalizzato bellunese. 

Fatto questo preambolo, dopo la passeggiata in Valmorel che, in qualche modo, mi ha indotto a delle oggettive riflessioni, mi faccio una domanda che non vuol essere certamente una nota stonata rispetto al... ben di Dio di lodevoli considerazioni fatte su Buzzati anche dallo scrivente. Infatti, io penso - ripeto senza nulla togliere a Buzzati - che siano state tante le condizioni che hanno favorito la sua posizione culturale e professionale, in primis la professione del padre docente presso l'Universita'  Bocconi di Milano, ma anche la sua estrazione da nobile dinastia veneziana, il suo casato bellunese posizionato in una realta'  che non poteva non offrire spunti di ogni tipo, ma anche e soprattutto  la citta'  di Milano che, come detto dianzi, offriva tutto per chi avesse voluto farne tesoro. Va da se che, se, in aggiunta a tutto cio', una persona intelligente si dava un po' da fare, i risultati venivano, non dico a buon mercato, ma sicuramente piu'  velocemente e forse con... meno fatica. 

Dico questo perche', pensandoci bene, molto verosimilmente forse anch'io avrei potuto dire la mia in chiave internazionale, come e'  successo per diversi miei colleghi di banca, arrivati a fare persino gli amministratori delegati dopo aver espletato l'iter che avevano proposto anche a me, solo che, contrariamente a Buzzati, io dovevo vivere in una cameretta in affitto a Milano, dovevo aiutare i miei genitori anziani che abitavano nel veneziano, non avevo alcun importante addentellato in qualche universita' e tanto meno quattrini per vivere modestamente..., tant'e'  che, quando la mia Direzione Centrale di Milano mi ha proposto di operare in chiave internazionale, vale a dire in Africa ed America, con obiettivi  di carriera molto e molto importanti, io dovetti rinunciare nella consapevolezza che le condizioni della mia famiglia di origine non erano certamente quelle di Buzzati e dovevo badare anche a loro. Cosa che rifarei, sentendomi ogni giorno, anche ora dopo la morte dei miei genitori, molto ripagato. Ma vallo a spiegare ai figli di oggi... Si provi poi solo ad immaginare come ci si puo' sentire quando un superiore di Milano ti chiama e ti dice : "Ora, da Milano, parta subito per Parigi nella nostra Filiale e prenda contatto con il dott. Tal dei Tali, il quale la presentera'  nella nuova Filiale di Montevideo in Uruguay..."  E magari, qui nel bellunese c'e'  chi protesta per un semplice trasferimento da Pieve di Cadore a Domegge... 

Anche questultima considerazione andrebbe inserita nei due accostamenti di cui facevo cenno prima, inserendoli in uno spaccato temporale che, per certi versi, ha accomunato molte persone di allora, me compreso,  chi col vento a favore, altri con problemi familiari  da risolvere... 

Ringrazio comunque Buzzati per cio'  che culturalmente mi ha dato, ma anche perche'  egli mi ha offerto il pretesto per fare una sorta di amarcord, sulla comune triangolazione Belluno-Venezia-Milano, ovviamente su piedistalli diversi. 

Allego alcune foto scattate, in relax,  l'8 aprile 2018 nella buzzatiana Valmorel. 

ARNALDO DE PORTI

 

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