Nei primi anni del dopoguerra e per tutti gli anni ‘50 il Centro
Storico era uno spettacolo, e via Pre era la strada più famosa
di Genova, non c'era marittimo nel mondo che non la conoscesse.
In via Prè andavano tutti, a cominciare dai genovesi, perché era
piena di negozi alimentari, la famosa pasticceria Mario, la
pasta fresca di Peragallo, che mostrava nella vetrina un grande
gallo con la zampa su una pera, negozi di torte e farinata,
vinerie di piemontesi trapiantati a Genova, banchetti abusivi
che vendevano di tutto compreso sigarette americane di
contrabbando, e un cinese che vendeva cravatte.
In più c'era il frequentatissimo Mercato dello Statuto, dove
spiccava il venditore di “muscoli” all'angolo con via Gramsci,
per una grande targa dai colori “rossoblù”.
Poi c'erano i portuali che riempivano i bar di Sottoripa e la
Tripperia di vico Casana per la famosa “sbira”, brodo di trippa,
così detto perché consumato anche da finanzieri e carabinieri (“sbiri”
in dialetto) che lavoravano in porto. Nel pomeriggio le signore
genovesi frequentavano l'asse S.Luca, con l'indimenticabile
venditore abusivo di accendini, testata di capelli nerissimi e
baffetti alla Clark Gable - Banchi - Orefici - Campetto - Soziglia, a
curiosare nelle belle vetrine, per prendere poi un caffè con
panna nelle numerose latterie Buonafede, e arrivare a Luccoli,
detto a quei tempi “il salotto delle signore” per le sua
eleganza. Di sera fino alle ore piccole dominavano la scena le
belle di notte, presenti peraltro anche di giorno. La loro
presenza garantiva la sicurezza dei nottambuli da carruggi, più
di quanto non possano fare oggi i poliziotti.
E per i giovanissimi c'era “Shangaj” dove si potevano trovare i
primi jeans “LEE” e “LEE COOPER”, e Sottoripa con il mitico
Luccarda, tuttora presente. E c'erano i Cinema: Imperiale,
Cinque Maggio, Garibaldi, Smeraldo, Chiabrera.
E poi c'erano i marittimi, animatori della Genova by night con i
loro diversi dialetti, grandi frequentatori dei night storici
Haway, Mocambo, Zanzibar e Scandinavia, le cui insegne
colpevolmente non sono state protette dal Comune di Genova come
patrimonio storico di una città che a quei tempi era regina dei
mari. In Francia, dove sono più attenti alla cultura, lo
avrebbero fatto. Quante lingue diverse risuonavano nel Centro
Storico in quegli anni? Quanta gente di ogni parte del mondo
frequentava il Centro Storico? Quando al sabato andavamo a
ballare nei locali di Corso Italia, si potevano contare fino a
30 – 35 navi in rada che attendevano che si liberassero le
banchine per entrare in porto. Quelle insegne erano una
testimonianza concreta di un'epoca d'oro del porto di Genova e
andavano mantenute.
Via Gramsci alle tre di notte era frequentata più di quanto non
lo sia oggi di giorno, un gran via vai di auto, le belle di
notte nei bar e per la strada, e sui marciapiedi banchetti
abusivi che vendevano sigarette americane di contrabbando,
panetti imbottiti e altre cose da mangiare.
La Genova dell'angiporto a quei tempi era viva come New York.
Molto più piccola ma egualmente viva. Sembrava di essere al
centro del mondo. I vicoli erano vissuti di giorno e di notte.
Dai vicoli, in ore diverse, passavano tutti, signore e signori,
padri di famiglia e contrabbandieri, lavoratori del porto e
naviganti. E i marinai delle leggendarie portaerei americane (a
bordo hanno più di mille telefoni scrivevano stupefatti i
giornali….), che regalavano Lucky Strike, Chesterfield e Camel.
E che con cartina e tabacco, usando una sola mano, si facevano
le sigarette, per accenderle poi a colpi di zippo.
E le belle di notte che agguantavano i passanti anche di giorno,
accompagnando il gesto con l'invitante “caman”, la prima parola
inglese imparata dagli adolescenti dell'epoca, che si spingevano
nel Centro Storico attratti dal suo fascino irresistibile.
Uno spettacolo mai più visto. Chi l'ha vissuto non lo
dimenticherà mai e continuerà a cercarlo ovunque ci sia un
angiporto nel mondo.
Da Anonimo Genovese (alias Grifo 47) |