Prendendo la “Sulcitana”
avrebbero percorso poco più di cento chilometri e impiegato, a
velocità ridotta, un’oretta. Così, invece, facendo la strada costa a
costa ci vollero più di tre ore.
Tre ore che trascorsero abbastanza piacevolmente dato che il
discorso tra i due cadde sul gioco del calcio.
Antonio, l’autista, disse che dopo aver accompagnato il cliente a
destinazione, sarebbe dovuto tornare a Cagliari in tutta fretta
visto che nelle prime ore del pomeriggio aveva gli allenamenti.
Giocava in una squadra di “Promozione”, ruolo attaccante.
Anche il “Professore”, appena giunto a Milano diciassettenne, aveva
giocato a pallone, tra amici e compagni di scuola, senza mai avere
grandi pretese.
In verità era una schiappa, ma non lo confessò!
Antonio disse che avrebbe voluto essere il nuovo Gigi Riva, (ovvero
“Rombo di Tuono”) colui che dal Nord era “sceso” in Sardegna per far
vincere al Cagliari lo Scudetto.
“Quell’anno - era il Campionato 69/70 - avevo solo quattro anni. Il
Cagliari giocava ancora nel vecchio stadio Amsicora. Al campo mi ci
portava mio padre che pianse quando vincemmo lo scudetto. Pensi, e
mi deve credere, che alla partita Cagliari - Juventus ero seduto
addirittura a fianco del bandito Mesina che, dicono, seguisse la
squadra anche quando giocava a Roma e a Milano...
Mi deve credere, non è una balla!...
Lo riconobbi perché il giorno prima sull'Unione Sarda avevo visto la
sua foto...
A ripensarci mi viene ancora adesso la pelle d’oca!...”
Andrea pensò che fosse una balla, di quelle grosse!, ma per simpatia
sorrise.
Lui invece, Andrea, confessò di aveva una simpatia per il Milan.
Disse al ragazzo che aveva avuto la fortuna di vedere giocare il
famoso trio “Gre-No-Li” ovvero gli svedesi Green, Nordhal e
Liedholm.
Si era
interessato al calcio, e aveva preso in simpatia i colori rossoneri,
dopo che un compagno di scuola (della sponda neroazzurra certo
Scotti) lo aveva sfidato a calciare i rigori sul marciapiede davanti
al portone della casa di Milano.
L’amico era più grande di lui, e si vedeva che aveva giocato a
pallone.
Su dieci rigori tirati nove palloni finirono alle spalle di Andrea.
Al contrario, Andrea se ne fece parare (facilmente) sei, e quattro
andarono abbondantemente fuori. Addirittura l’ultimo, calciato con
rabbia, frantumò il vetro della finestra della portinaia del palazzo
dove abitava con gli zii che dovettero rimborsare il danno arrecato.
Risero entrambi di quell’incidente.
“Sai, a Milano sono andato per studiare che avevo appena 17 anni.
Gli zii materni mi ospitarono.
Allora non c’erano molti quattrini e mio padre mandava loro i soldi
per il mio mantenimento.
Gli svedesi arrivarono al Milan negli anni ’50, e non ero più
bambino. Mi ero già fatto una posizione e pertanto mi pagavo io il
biglietto allo stadio.
Vedendoli giocare mi appassionai al gioco e alla squadra. Prima il
calcio non mi interessava.
Da allora non mi sono perso nemmeno una partita.
Nella stagione 1950-51 vincemmo lo scudetto.
Ho visto giocare gente come Cesare Maldini, Schiaffino, uruguagio
che diede un dispiacere grosso al Brasile in un Campionato del
Mondo...
Dopo di loro approdarono al Milan Josè Altafini detto “Mazzola”
italo brasiliano centroavanti...
Poi ci fu il Milan di Rocco e di Rivera. Erano gli anni, se non
ricordo male 1962-63 quando a Wembley il Milan vinse la prima Coppa
dei Campioni battendo il Benfica di Eusebio.
Il Totonero e le due retrocessioni in serie “B” mi allontanarono dal
calcio.
Ora si parla bene di questo Silvio Berlusconi che ha preso in mano
il Milan.
L’ho conosciuto personalmente e mi ha fatto una buona impressione.
L’ho
conosciuto personalmente e mi ha fatto una buona impressione. Ha
grandi idee per il Milan.
Spero molto in lui”.
Dopo una breve pausa, continuò a dire:
“Tra le altre cose mi ha chiesto di preparare uno sceneggiato per le
sue televisioni. Uno sceneggiato a puntate. L’idea sarebbe di un
poliziotto che combatte la Mafia.
Dopo la strage mafiosa degli ultimi anni in Sicilia, in tanti, e
finalmente anche l’opinione pubblica, hanno scoperto che in Italia
esiste la Mafia...
Ed io mi ci metto tra gli ignoranti. Di mafia io non ne so molto; lo
confesso
Ma mi sto documentando...”
Strada facendo si fermarono spesso, attratti dalle meraviglie del
panorama che si presentava agli occhi di Andrea.
Si era dimenticato che la “sua” Sardegna era così bella!
Il colore del mare era di un blu intenso man mano che lambiva tratti
di costa con anse di sabbia finissima interrotte improvvisamente da
scogliere levigate dal vento. E più si procedeva, e più era un
susseguirsi di incantevoli calette rocciose.
Qua l’acqua si scoloriva dello azzurro per assumere sfumature di un
verde trasparente. E tutto era circondato da una fitta vegetazione
fatta di piante basse mediterranee quali il corbezzolo, il
lentischio,il ginepro e la ginestra, che profumavano l'aria con
odori intensi.
Giunsero a destinazione cinque minuti prima della mezza.
Andrea chiese al ragazzo se si volesse fermare a pranzo con lui.
Aveva visto un localino appartato proprio sulla spiaggia che aveva
attirato la sua attenzione. Un cartello disegnato artigianalmente
diceva:“Oggi zuppa di pesce e aragosta viva”.
Ma il ragazzo rifiutò perché gli ricordò che aveva gli allenamenti
quel pomeriggio e non voleva mancare.
Andrea pagò il noleggio e diede un bel biglietto da diecimila lire
come mancia
"Auguri" gli disse vedendolo partire.
(fine terza puntata - continua)