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ratatouille

CAPITOLO SETTIMO


Quella stessa notte un improvviso temporale scatenò tutta la sua violenza.
Andrea fu svegliato dallo sbattere violento di un battente che incautamente non era stato agganciato bene.
Il vento buttava scrosci di pioggia contro le vetrate.
Accese la lampada accanto al letto e guardò l’ora: erano le quattro del mattino.
Si alzò lentamente e a piedi scalzi andò a fissare il battente della finestra della cucina.
Aveva sete, e aprì il frigo alla ricerca di una bottiglia d’acqua. Solo allora s’accorse che non aveva infilato le pantofole.
Poi, avvertì un improvviso vuoto allo stomaco.
La sera, sazio di quello che aveva mangiato a pranzo, non aveva toccato cibo limitandosi a spilluzzicare qualche chicco d’uva. Riaprì il frigo per cercare quello che gli aveva lasciato Angelina.
In un padellino di alluminio trovò la peperonata, e in una teglia le melanzane alla parmigiana.
Dall’aspetto sembravano invitanti e, una volta tolti dal fuoco ed assaggiati, gustosi.
Bevve anche due bicchieri di vino rosso, e si fumò, nonostante l’ora, anche un bel sigaro.
Pensò,meravigliandosi, che era la prima volta in tutta la sua vita che si era acceso un sigaro a quell’ora della mattina.
Avrebbe voluto smettere di fumare.
Quante volte se lo era imposto, ma poi c’era ricascato sempre, puntualmente anche dopo che l’amico cardiologo glielo aveva proibito.
“Con quei polmoni conciati così rischi di rimanerci secco, prima o poi!”
“Di qualcosa si deve morire, amico mio!” fu la sua risposta.
Sazio e soddisfatto, si trasferì - sigaro acceso tra le labbra - in salotto. Prese posto sulla poltrona di pelle scura fronte alla vetrata a guardare fuori.
Stava albeggiando.
Senza neanche accorgersene cadde in un sonno profondo, e sognò.
Sognò Lavinia, la sua ex moglie.
Il loro matrimonio durò quasi dieci anni.
Ma già al settimo anno i rapporti fra loro si erano guastati.
1 avinia l’aveva conosciuta a scuola appena si era trasferito da Milano a Roma.
Anche lei insegnante viveva in un appartamento in Trastevere da sola, in compagnia del gatto Felix.
I ira più grande di Andrea di cinque anni.
I avinia, quando la incontrò, gli apparve come un’anima candida: la bruna Lavinia dagli occhi splendenti e dal nasino alla
“francese”
Lavinia dai seni piccoli e sodi. Lavinia che fingeva di avere un orgasmo quando faceva l’amore.
Fisicamente non era una bellezza travolgente, ma era ben proporzionata, questo glielo si deve riconoscere.
Carina di viso, carina nei modi, carina nel fare l’amore, a cui però si concedeva raramente e con poco trasporto, quasi per noia.
Per tale ragione, per la noia, non aveva mai provato un orgasmo!? All’età dei trentacinque anni - tanti ne aveva quando si congiunsero in matrimonio - confessò di non avere mai avuto un uomo nella sua vita e che era dunque ancora vergine.
Fino ad allora era votata a una vita da “single” - allora si dicevano che erano “zitelle” le trentenni senza uomo.
Insieme avevano condotto una vita tranquilla fatta di casa, scuola, insegnamento, riunioni.
Per rompere la monotonia si concedevano qualche film, e una pizza il sabato sera.
Mai una vacanza, se non la solita e noiosissima gita fuori porta: d’estate ad Ostia, in autunno in campagna dai nonni di lei che
avevano una fattoria gestita da una cooperativa di giovani studenti.
Al settimo anno Lavinia improvvisamente cambiò, e non gli apparve più la dolce e candida Lavinia!
Sognò che stavano litigando, come al solito, per colpa di una donna.
Lavinia era diventata gelosa.
In ogni donna che Andrea incontrava vedeva una sicura concorrente. Una sicura amante.
Dato che lei in fatto di sentimenti non era una che si lasciava trasportare dal desiderio si auto convinse che le donne, tutte le altre donne, erano pronte a darsi anima e corpo (più corpo che anima!) a suo marito.
E siccome di questa sua mancanza di slanci ne avevano discusso spesso , era certissima che Andrea cercasse (e trovasse) in altre quello che lei non riusciva a dargli.
Stavano litigando nella camera da letto di una casa che non conosceva.
Lavinia gli gridava, in lacrime, quelle cose che una sera gli disse veramente, e che furono il motivo della separazione.
“Sotto quella tua immagine di uomo perbene, di professore integerrimo” gli stava gridando “ celi un animo ignobile fatto di sotterfugi, di bugie, di falsità.
Ti fai bello e ti pavoneggi quando le persone che conosci e che ti conoscono neU’ambito della scuola ti elogiano, ti ammirano... Quando quelle quattro smorfiose delle tue alunne ti fanno le moine, ti fanno le fusa come gattine in calore, fai la ruota come un pavone...
Finalmente ti ho conosciuto per quello che sei in realtà. Un viscido e volgare venditore di fumo..!
Un egoista!
Pensi solo a te e ai tuoi amici!”
Anche nel sogno, come allora nella realtà, Andrea si vedeva sgomento. Ascoltava impotente quanto la moglie - la carina e dolce Lavinia - gli stava vomitando addosso.
Anche nel sogno, come allora, si vedeva incapace di smontare le ai elise elle gli venivano mosse, non riuscendo a correggere i|iiell’immagine così distorta di lui!
No, Ini non era così!
l’ero, se la moglie pensava tutte quelle cose realmente, era ilniu|iie inutile continuare a stare insieme.
Mi' ne vado!” riuscì solo a dire
Non li trattengo!” fa la risposta della moglie.
Professore svegliatevi, per carità...Professore!”
I ia la voce di Angelina mentre con la mano provava a scuoterlo ila quel sonno improvviso e profondo.
Professore state andando a fuoco...”Ta dannu”...Gesù, ( iiuseppe e Maria!”
Solo allora, alla parola “fuoco” Andrea aprì gli occhi, e solo allora avvertì che qualcosa gli stava bruciando la giacca del pigiama.
“Oh cribbio!” esclamò sollevandosi velocemente dalla poltrona cercando con la mano destra di strappare il sigaro dal pigiama.
“Ho preso sonno col sigaro acceso...ma sarò coglione?!” Professore dovete stare attento.. .questo benedetto fumo, però!” "Non mi era mai successo prima” disse Andrea cercando di trovare una parola di comprensione dalla donnina la quale, dopo aver provveduto a spegnere la bruciatura che aveva formato un enorme buco sulla giacca del pigiama, aggiunse:
“Tutto bene, tutto finito “è”!”
Dopo che ripose l’indumento andato a fuoco nel cesto della roba da lavare, tornata in sala disse:
“Ho visto che avete mangiato quello che vi ho preparato. Bene. Vi è piaciuto?”
Non aspettandosi una risposta prese a vuotare il posacenere.
Poi , mentre percorreva lo spazio tra la sala e la camera da letto di Andrea (per prendere una giacca nuova e pulita), gridò:
“Avete sentito la pioggia di questa notte?
Ha allagato il Paese...Il cielo era tutto un susseguirsi di tuoni e fulmini...Madonna Benedetta allontana da me questi fulmini e questa saetta...continuavo a dire inginocchiata davanti alla immagine della Vergine sopra il mio letto...
Pensate che mio marito, Rocco, non ha sentito nulla; ha continuato a dormire e a russare come un beato porco!”
Dopo aver aiutato il Professore a cambiarsi stando bene attenta a non guardare le sue nudità, lo avvertì che in cucina avrebbe trovato una bella tazza di caffè forte, e anche del latte scremato con fette biscottate e marmellata di fichi preparata da lei stessa. “Sono quelli del mio giardino!”
E una volta che ebbe consumato la abbondante colazione che Angelina gli aveva apparecchiato, Andrea se la prese sotto braccio per passeggiare nel cortile interno alla casa che ancora non aveva visitato.
Nel centro c’era il pozzo da cui una volta le donne attingevano l’acqua fresca di sorgente per cucinare e per lavare piatti e lenzuola.
Di pozzo simile a quello ogni casa con giardino ne aveva uno. In totale erano circa un centinaio,e, pare, che per questo motivo al Paese era stato dato il nome “Portopozzo”.
In un angolo sotto il porticato c’era ancora la casetta in legno del suo cane, l’amato Jack, un incrocio tra un labrador e un “meticcio”.
“La cuccia di Jack...ma guarda...mi ero scordato di lui!”
Che fine avrà fatto?”
“Eh, caro signor Andrea, il vostro cane dopo che siete partito non si dava pace, sapete.
Vi cercava come un disperato: in camera vostra, nel sottotetto che era il vostro nascondiglio preferito lontano dalle malefatte di “Lucifero”; addirittura fino al portone della scuola elementare è arrivato una volta!...
Di notte dormiva sopra il vostro letto assieme alla gattina Dori...ve la ricordate “a” Dori?...Ha avuto quattro gattini...Poi un bel giorno è scomparsa anche lei...Dico anche lei perché anche il cane un giorno non si è visto più...
L’hanno cercato per giorni, senza alcun risultato.
Ma io so chi è stato a farlo scomparire. Il vostro cane era allc/ionalo a voi e alla casa, come la gattina. Mai avrebbero lascialo questa casa...
lo ho il sospetto che ci fu lo zampino di quel “malefico” figlio di vostro cugino Massimiliano.
Non aveva cuore quello!
Non amava i cristiani figuriamoci gli animali!”
Sospirò a fatica prima di aggiungere:
"Non poteva sopportare i guaiti di sofferenza di Jack quando gli proibirono di andare a dormire in camere vostra. Restava così per me dietro la porta. Non mangiava più. E così pure la gattina che . 11l indo vedeva Jack accucciarsi davanti alla stanza, gli si metteva in i unto e si strofinava a lui come per fargli coraggio.
Vostro cugino queste cose non le poteva soffrire...e dopo tante minacce ha materialmente fatto quello che ....” E qui si fermò soffocando un attimo di commozione.
Anche Andrea ad ascoltare il racconto di Angelina si commosse.
I due si strinsero in un caloroso abbraccio.
 

 

(fine settima puntata - continua)

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