Quella stessa notte un improvviso temporale scatenò tutta la sua
violenza.
Andrea fu svegliato dallo sbattere violento di un battente che
incautamente non era stato agganciato bene.
Il vento buttava scrosci di pioggia contro le vetrate.
Accese la lampada accanto al letto e guardò l’ora: erano le quattro
del mattino.
Si alzò lentamente e a piedi scalzi andò a fissare il battente della
finestra della cucina.
Aveva sete, e aprì il frigo alla ricerca di una bottiglia d’acqua.
Solo allora s’accorse che non aveva infilato le pantofole.
Poi, avvertì un improvviso vuoto allo stomaco.
La sera, sazio di quello che aveva mangiato a pranzo, non aveva
toccato cibo limitandosi a spilluzzicare qualche chicco d’uva.
Riaprì il frigo per cercare quello che gli aveva lasciato Angelina.
In un padellino di alluminio trovò la peperonata, e in una teglia le
melanzane alla parmigiana.
Dall’aspetto sembravano invitanti e, una volta tolti dal fuoco ed
assaggiati, gustosi.
Bevve anche due bicchieri di vino rosso, e si fumò, nonostante
l’ora, anche un bel sigaro.
Pensò,meravigliandosi, che era la prima volta in tutta la sua vita
che si era acceso un sigaro a quell’ora della mattina.
Avrebbe voluto smettere di fumare.
Quante volte se lo era imposto, ma poi c’era ricascato sempre,
puntualmente anche dopo che l’amico cardiologo glielo aveva
proibito.
“Con quei polmoni conciati così rischi di rimanerci secco, prima o
poi!”
“Di qualcosa si deve morire, amico mio!” fu la sua risposta.
Sazio e soddisfatto, si trasferì - sigaro acceso tra le labbra - in
salotto. Prese posto sulla poltrona di pelle scura fronte alla
vetrata a guardare fuori.
Stava albeggiando.
Senza neanche accorgersene cadde in un sonno profondo, e sognò.
Sognò Lavinia, la sua ex moglie.
Il loro matrimonio durò quasi dieci anni.
Ma già al settimo anno i rapporti fra loro si erano guastati.
1 avinia l’aveva conosciuta a scuola appena si era trasferito da
Milano a Roma.
Anche lei insegnante viveva in un appartamento in Trastevere da
sola, in compagnia del gatto Felix.
I ira più grande di Andrea di cinque anni.
I avinia, quando la incontrò, gli apparve come un’anima candida: la
bruna Lavinia dagli occhi splendenti e dal nasino alla
“francese”
Lavinia dai seni piccoli e sodi. Lavinia che fingeva di avere un
orgasmo quando faceva l’amore.
Fisicamente non era una bellezza travolgente, ma era ben
proporzionata, questo glielo si deve riconoscere.
Carina di viso, carina nei modi, carina nel fare l’amore, a cui però
si concedeva raramente e con poco trasporto, quasi per noia.
Per tale ragione, per la noia, non aveva mai provato un orgasmo!?
All’età dei trentacinque anni - tanti ne aveva quando si congiunsero
in matrimonio - confessò di non avere mai avuto un uomo nella sua
vita e che era dunque ancora vergine.
Fino ad allora era votata a una vita da “single” - allora si
dicevano che erano “zitelle” le trentenni senza uomo.
Insieme avevano condotto una vita tranquilla fatta di casa, scuola,
insegnamento, riunioni.
Per rompere la monotonia si concedevano qualche film, e una pizza il
sabato sera.
Mai una vacanza, se non la solita e noiosissima gita fuori porta:
d’estate ad Ostia, in autunno in campagna dai nonni di lei che
avevano una fattoria gestita da una cooperativa di giovani studenti.
Al settimo anno Lavinia improvvisamente cambiò, e non gli apparve
più la dolce e candida Lavinia!
Sognò che stavano litigando, come al solito, per colpa di una donna.
Lavinia era diventata gelosa.
In ogni donna che Andrea incontrava vedeva una sicura concorrente.
Una sicura amante.
Dato che lei in fatto di sentimenti non era una che si lasciava
trasportare dal desiderio si auto convinse che le donne, tutte le
altre donne, erano pronte a darsi anima e corpo (più corpo che
anima!) a suo marito.
E siccome di questa sua mancanza di slanci ne avevano discusso
spesso , era certissima che Andrea cercasse (e trovasse) in altre
quello che lei non riusciva a dargli.
Stavano litigando nella camera da letto di una casa che non
conosceva.
Lavinia gli gridava, in lacrime, quelle cose che una sera gli disse
veramente, e che furono il motivo della separazione.
“Sotto quella tua immagine di uomo perbene, di professore
integerrimo” gli stava gridando “ celi un animo ignobile fatto di
sotterfugi, di bugie, di falsità.
Ti fai bello e ti pavoneggi quando le persone che conosci e che ti
conoscono neU’ambito della scuola ti elogiano, ti ammirano... Quando
quelle quattro smorfiose delle tue alunne ti fanno le moine, ti
fanno le fusa come gattine in calore, fai la ruota come un pavone...
Finalmente ti ho conosciuto per quello che sei in realtà. Un viscido
e volgare venditore di fumo..!
Un egoista!
Pensi solo a te e ai tuoi amici!”
Anche nel sogno, come allora nella realtà, Andrea si vedeva
sgomento. Ascoltava impotente quanto la moglie - la carina e dolce
Lavinia - gli stava vomitando addosso.
Anche nel sogno, come allora, si vedeva incapace di smontare le ai
elise elle gli venivano mosse, non riuscendo a correggere
i|iiell’immagine così distorta di lui!
No, Ini non era così!
l’ero, se la moglie pensava tutte quelle cose realmente, era
ilniu|iie inutile continuare a stare insieme.
Mi' ne vado!” riuscì solo a dire
Non li trattengo!” fa la risposta della moglie.
Professore svegliatevi, per carità...Professore!”
I ia la voce di Angelina mentre con la mano provava a scuoterlo ila
quel sonno improvviso e profondo.
Professore state andando a fuoco...”Ta dannu”...Gesù, ( iiuseppe e
Maria!”
Solo allora, alla parola “fuoco” Andrea aprì gli occhi, e solo
allora avvertì che qualcosa gli stava bruciando la giacca del
pigiama.
“Oh cribbio!” esclamò sollevandosi velocemente dalla poltrona
cercando con la mano destra di strappare il sigaro dal pigiama.
“Ho preso sonno col sigaro acceso...ma sarò coglione?!” Professore
dovete stare attento.. .questo benedetto fumo, però!” "Non mi era
mai successo prima” disse Andrea cercando di trovare una parola di
comprensione dalla donnina la quale, dopo aver provveduto a spegnere
la bruciatura che aveva formato un enorme buco sulla giacca del
pigiama, aggiunse:
“Tutto bene, tutto finito “è”!”
Dopo che ripose l’indumento andato a fuoco nel cesto della roba da
lavare, tornata in sala disse:
“Ho visto che avete mangiato quello che vi ho preparato. Bene. Vi è
piaciuto?”
Non aspettandosi una risposta prese a vuotare il posacenere.
Poi , mentre percorreva lo spazio tra la sala e la camera da letto
di Andrea (per prendere una giacca nuova e pulita), gridò:
“Avete sentito la pioggia di questa notte?
Ha allagato il Paese...Il cielo era tutto un susseguirsi di tuoni e
fulmini...Madonna Benedetta allontana da me questi fulmini e questa
saetta...continuavo a dire inginocchiata davanti alla immagine della
Vergine sopra il mio letto...
Pensate che mio marito, Rocco, non ha sentito nulla; ha continuato a
dormire e a russare come un beato porco!”
Dopo aver aiutato il Professore a cambiarsi stando bene attenta a
non guardare le sue nudità, lo avvertì che in cucina avrebbe trovato
una bella tazza di caffè forte, e anche del latte scremato con fette
biscottate e marmellata di fichi preparata da lei stessa. “Sono
quelli del mio giardino!”
E una volta che ebbe consumato la abbondante colazione che Angelina
gli aveva apparecchiato, Andrea se la prese sotto braccio per
passeggiare nel cortile interno alla casa che ancora non aveva
visitato.
Nel centro c’era il pozzo da cui una volta le donne attingevano
l’acqua fresca di sorgente per cucinare e per lavare piatti e
lenzuola.
Di pozzo simile a quello ogni casa con giardino ne aveva uno. In
totale erano circa un centinaio,e, pare, che per questo motivo al
Paese era stato dato il nome “Portopozzo”.
In un angolo sotto il porticato c’era ancora la casetta in legno del
suo cane, l’amato Jack, un incrocio tra un labrador e un “meticcio”.
“La cuccia di Jack...ma guarda...mi ero scordato di lui!”
Che fine avrà fatto?”
“Eh, caro signor Andrea, il vostro cane dopo che siete partito non
si dava pace, sapete.
Vi cercava come un disperato: in camera vostra, nel sottotetto che
era il vostro nascondiglio preferito lontano dalle malefatte di
“Lucifero”; addirittura fino al portone della scuola elementare è
arrivato una volta!...
Di notte dormiva sopra il vostro letto assieme alla gattina
Dori...ve la ricordate “a” Dori?...Ha avuto quattro gattini...Poi un
bel giorno è scomparsa anche lei...Dico anche lei perché anche il
cane un giorno non si è visto più...
L’hanno cercato per giorni, senza alcun risultato.
Ma io so chi è stato a farlo scomparire. Il vostro cane era allc/ionalo
a voi e alla casa, come la gattina. Mai avrebbero lascialo questa
casa...
lo ho il sospetto che ci fu lo zampino di quel “malefico” figlio di
vostro cugino Massimiliano.
Non aveva cuore quello!
Non amava i cristiani figuriamoci gli animali!”
Sospirò a fatica prima di aggiungere:
"Non poteva sopportare i guaiti di sofferenza di Jack quando gli
proibirono di andare a dormire in camere vostra. Restava così per me
dietro la porta. Non mangiava più. E così pure la gattina che . 11l
indo vedeva Jack accucciarsi davanti alla stanza, gli si metteva in
i unto e si strofinava a lui come per fargli coraggio.
Vostro cugino queste cose non le poteva soffrire...e dopo tante
minacce ha materialmente fatto quello che ....” E qui si fermò
soffocando un attimo di commozione.
Anche Andrea ad ascoltare il racconto di Angelina si commosse.
I due si strinsero in un caloroso abbraccio.
(fine settima puntata - continua)