<
megamind
megamind
megamind
ratatouille

CAPITOLO PRIMO

La decisione di lasciare l’hotel l’indomani mattina l’aveva presa immediatamente dopo che la presentazione del libro suo e di Cristina terminò.
Di quell’evento non gli era piaciuto nulla!
Né l’introduzione, né le diapositive proiettate sulla parete bianca della sala riunioni dell’hotel gli erano parse adatte.
Che dire poi dell’ambiente e della gente che era intervenuta?! Meglio non approfondire!
Le persone, non più di una trentina, che si davano arie di grandi intenditori, gli avevano immediatamente dato l’idea di non prestare molta attenzione al suo intervento a commento del libro dell’amica, ma di aspettare impazienti il momento di “gettarsi” a capofitto sui cibi e sulle bevande che l’amica di Cristina aveva personalmente seguito con molta cura e che già facevano buona mostra su una lunga tavola apparecchiata.
“Ma non sarebbe stato meglio mettere un telo alla parete per la proiezione?”
Sbottò fermando Elisabetta, amica del cuore di Cristina che aveva curato e programmato l’evento.
“Non ce l’hanno permesso!” rispose Elisabetta.
“Per fortuna che Cristina non è venuta!...."aggiunse lui guardandola negli occhi. Solo allora si accorse che la stava stringendo per un braccio con forza.
Cristina è una donna di trentacinque anni: alta, bionda, dal corpo ben modellato.
Era - almeno fino al giorno prima lo era - l’amante di Andrea; prima che partissero per Cagliari e non fosse scoppiata una feroce discussione fra i due.
Cristina si era presentata all’imbarco con una gonna cortissima, indossando, non contenta di lasciare scoperte le lunghe gambe e una
buona fetta di chiappe (quando si chinava in avanti), una T- Shirt bianca che lasciava intravedere - dato che non indossava reggiseno - ciò di cui mamma natura le aveva abbondantemente donato.
“Così conciata con me non parti!” l’aveva immediatamente aggredita Andrea smorzando sul nascere il sorriso della compagna che, vedendolo, aveva accelerato il passo per abbracciarlo.
“Ma credi di essere ancora una ragazzina?” incalzò lui a muso duro “Ma come ti sei conciata!?”.
“Perché? Fino a ieri ti piaceva vedermi così” aveva risposto lei appoggiando la borsa da viaggio sulla Samsonite rossa.
“Ieri eravamo ancora al mare e potevi andare anche in giro in bikini senza dare scandalo, ma qui siamo a Roma, in aeroporto, e stiamo partendo!...”
“E allora?...
“Anche a Cagliari c’è il mare”
“Sì, ma ci andiamo per la mostra, se ti ricordi...per il tuo libro di fotografie che ho con molta fatica completato, viste la tue insistenze!, con storie e aneddoti della Sardegna, e non per farti vedere le tette e il culo!....”
“Quanto sei vecchio e antico!” gli urlò lei a denti stretti “Sei proprio uno stronzo quando fai così....Quando assumi quell’atteggiamento autorevole del professore che deve a tutti comandare...”.
“Sarò vecchio e antico, certo...Ho l’età che ho... Ma tu con me conciata così non parti...”
“E allora sai cosa ti dico...goditela tu questa mostra...Sei, sei un vecchio stronzo!
“Sono io che ti dico che con te non parto!... Parti da solo! e vai a fare in culo!... sei vecchio!”
Poi, girandogli le spalle prese la via d’uscita.

“So già tutto!”
Con queste parole Elisabetta accolse Andrea appena sbarcato ad Elmas.
“Cristina mi ha raccontato... Mi ha telefonato” “Forse sono stato troppo brusco...“fece lui baciandola sulle guance teneramente.
Elisabetta era una donna sui quarantanni: esile, bruna di carnagione, gli occhi chiari e un taglio di capelli alla maschietto che le davano un’aria sbarazzina e giovanile.
Aveva poco seno ed era lesbica.
Erano state sicuramente amanti, le due donne, Cristina ed Elisabetta quando si erano incontrate un’estate di anni fa a Costa Rei.
Cristina era stata alunna di Andrea a Roma nel periodo in cui aveva tenuto dei corsi di recitazione e lettura. Ce l’aveva portata proprio Elisabetta che in quel periodo frequentava i salotti bene della Capitale.
Loro, Andrea e Cristina, erano diventati amanti quasi subito. Andrea era ben consapevole che l’interesse nei sui confronti di quella ragazza più giovane di lui non era spontaneo.
C’era troppa differenza d’età fra i due.
Lui aveva superato i settanta, lei, quando si conobbero, appena trenta.
Cristina gli si era intrufolata sotto le lenzuola per calcolo, per mera convenienza, sperando che qualche agente di teatro, solo per il fatto che era la amante dell’esimio “Professore” nonché regista teatrale e scrittore di libri, le spalancasse le porte della celebrità. Da Andrea non si aspettava molto. Lui non avrebbe mai cercato ili coinvolgere qualche suo amico regista per aiutarla; non avrebbe mai speso mezza parola per raccomandarla.
Lui accettò il fatto senza crearsi molti problemi.
La “prese” così come era, con i suoi difetti e la sua superficialità! Prima di conoscerla, aveva sofferto un periodo di solitudine e noia, e una compagnia femminile non gli dispiacque.
“Se sei brava ed hai talento, sarai tu con tutta te stessa ad emergere...”le aveva detto una mattina dopo aver fatto l’amore, quando lei gli chiese - per la prima e ultima volta - di presentarla ad un regista romano per un film.
E siccome non era brava e non aveva talento, Cristina tornò alla fotografia dove, invece, aveva qualcosa di importante e artistico da dare.
Fu proprio durante la sua vacanza in Sardegna, in estate e poi nell’inverno successivo, che scattò le fotografie che l’amica Elisabetta raccolse in un album.
Poi per renderlo più interessante pregò il “Professore” di aggiungervi storie e aneddoti della “sua” Sardegna.
Alla presentazione del libro Andrea si sarebbe aspettato un pubblico più numeroso, e che la esposizione delle foto fosse proposta da una mano esperta e non da quella di un dilettante.
“Se li avessi invitati al ristorante avrei avuto un pubblico più attento!” concluse Andrea rivolgendosi all’amica prima di baciarla sulla fronte.
“Domani parto. Già che sono qui sento il desiderio di tornare a casa, e come casa intendo quella di “Portopozzo”, quella della mia giovinezza...”
“Ma in hotel hai ancora due giorni prenotati...“disse Elisabetta cercando di trattenerlo.
"SI, lo so. Ma non ho più voglia di stare qua.
Scusami, non te la prendere.
Lo sai bene che la tua compagnia mi è assai gradita, ma sento il desiderio di rivedere casa... Se c’è ancora... spero!
I poi, c di questo sono certo, domani arriverà la tua amica e non ho davvero voglia di sentire le sue lamentele! Te la lascio, tutta, volentieri!
Goditela tu!”

 

(fine prima puntata - continua)

 

torna alla pagina indice