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ratatouille

CAPITOLO OTTAVO


Alle 13 in punto Andrea prese posto al solito tavolo d’angolo sulla veranda della trattoria.
L’oste che non aveva riconosciuto in un primo momento che quell’uomo dai folti capelli bianchi e dalla barba ben curata fosse quell’Andrea Bonfiglio autore di libri e noto sceneggiatore (fu la moglie a dirgli chi era ) l’accolse, oltre che con l’abituale cortese referenza, con un inchino dicendo:
“E’ un onore rivedervi, Professore!”.
E cinque minuti dopo gli servì un piatto fumante di spaghetti al dente conditi con olio, aglio e botarga di muggine. A seguire portò a tavola un piatto di triglie freschissime cucinate con indescrivibile maestria insaporite da un sughetto che avrebbe ridato vita ai morti.
Andrea mangiò il tutto in religioso silenzio, lasciandosi accarezzare dalla leggera brezza che veniva dal mare e che profumava l’aria già carica di essenze mediterranee.
Il Mirto - offerto dalla casa - lo sorseggiò lasciando che il palato ne gustasse per intero il sapore.
Rifiutò il caffè preferendo chiudere il lauto pranzetto col gusto del liquore in bocca, liquore di cui non rifiutò di fare il bis.
Poi, sazio e soddisfatto, accese il sigaro e restò a fissare il mare. Cosa gli avrebbe offerto di meglio quella giornata così limpida e soleggiata, si chiese.
Se c’era il Paradiso, quell’angolo di costa ne era una dimostrazione lampante.
E mentre i pochi clienti della trattoria lasciavano il locale, ad un tratto scorse la presenza di una femmina che, dopo aver chiacchierato affabilmente con la moglie dell’oste - la quale indicò proprio il suo tavolo - gli si avvicinò.
Da subito non realizzò che quella donna elegantemente vestita, e dalla figura eretta era una sua vecchia conoscenza.
“Avrei gradito almeno una tua telefonata” esordì lei sorridendogli.
“Posso ancora darti del tu amichevolmente, o devo darle del “Voi” e chiamarvi “Professore”?”
Andrea sul momento la fissò perplesso.
Mise meglio a fuoco l’immagine inforcando gli occhiali che teneva alzati sopra la fronte, e, sciogliendo il tovagliolo che si era stretto al collo per non macchiare la giacca di lino, si alzò dalla sedia.
Poi, dopo averle gettato le braccia al collo e stretta in un abbraccio, esclamò:
“Ester!?”
Era Ester la sua compagna di scuola alle elementari.
Ester con la quale aveva trascorso i primi anni della sua vita in Sardegna e che si era ritirata una settimana prima degli esami per malattia.
lira la “sua” Ester, il primo amore della sua vita!
“Ma che bello rivederti!”
“Se non mi avessero detto che eri tornato, avrei mai saputo da te che c’eri?”
“Ma certo, che caspita!...Ti avrei telefonato io stesso, lo giuro!”
"Non ci credo, ma mi fa piacere sentirtelo dire”
E’ appena un giorno che sono a casa. Dammi il tempo di organizzarmi, anche perché ancora non ho capito il perché del mio ritorno alle origini... Sono ancora confuso...”
“Certo, ti capisco Andrea.
Ma ora il motivo del tuo ritorno ce l’hai davanti: sono io!
Non c’è il detto “Il primo amore non si scorda mai”?
"E’ comunque tipico del sardo desiderare di tornare a casa!
Non sei il primo né sarai l’ultimo!”
Il fatto che lo avesse chiamato “sardo” suonò fastidioso alle orecchie del Professore.
Non che rinnegasse le sue origini - per carità! - ma si sentiva più romano che sardo. Del resto lui aveva lasciato la Sardegna a diciassette anni!
“Ed è una verità, Ester. Sapessi quante volte ho ripensato a te.. .a noi. Soprattutto in questi ultimi anni che sono stato solo come un cane...”
Mentì spudoratamente sapendo di mentire.
E così arrossì senza neanche accorgersene.
“Ancora adesso vedo che non sai dire le bugie.
Sei diventato rosso Andrea, così come ti succedeva da ragazzo quando mi mentivi” disse lei divertita.
“Ma tu non sei cambiata” aggiunse lui dopo aver superato un momento di imbarazzo.
Sei diventata più bella.
Più matura, direi.
Sei come il vino buono che più invecchia e più piace...”
“Ah, adesso mi dai della “vecchia”! ...
Sei poco cortese” ribattè lei facendo la smorfiosa.
“Ma no, ci siamo capiti. Ti ho lasciata che eri una ragazzina di 17 anni. Poco in carne, poco seno, poco...culo...ma tanto, tanto carina!”
“Hai smesso di denigrarmi o me ne devo andare?”
“Ma no, siediti, per carità!”
E dopo che Ester si sedette al suo fianco, stringendole la mano e fissandola negli occhi, aggiunse:
“Ora che ti ho ritrovato non ti lascio andare.
Mi devi raccontare tutto, di quello che hai fatto in questi anni, dei tuoi amori.. .Ti sei sposata? Vedo che hai la fede al dito. “Veramente sei stato tu a lasciarmi. Sei partito così, all’improvviso, senza neanche un saluto...
Io, che vuoi che ti racconti della mia vita. Sei tu la persona importante: Andrea Bonfiglio scrittore, regista, sceneggiatore, gran donnaiolo...
Ti ho seguito, sai, sui giornali, alla televisione...
I tuoi libri li ho letti...Mi sono piaciuti...”
“Grazie, ma dimmi, ti sei sposata?”
“Mi sono sposata”
Poi dopo una breve pausa durante la quale si rigirò per due volte l’anello nuziale, continuò: “Mi sono sposata e dopo neanche due anni di matrimonio sono rimasta vedova.
Mio marito, si chiamava Antonio, è morto in un incidente stradale mentre si recava per lavoro a Sassari. Un vecchio ubriaco che guidava contromano al bivio di Mores lo ha centrato in pieno.
H’ morto sul colpo!”
“Hai figli?”
"No, non ho fatto in tempo a farli...”
“Mi spiace, Ester. E ora che fai, come hai campato tutti questi
anni?”
"1 lo lavorato nel negozio di famiglia con mio padre e mia madre. Anche loro se ne sono andati anni fa. Mio padre è stato il primo. Un male incurabile, improvviso, crudele, se 1’ è portato via in sei mesi. Mia madre tre anni dopo per un cancro ai polmoni. Le sigarette, era diventata una grande fumatrice appena rimasta vedova...”
C hiuse gli occhi.
Al/ò il viso verso il sole ancora alto, mentre una lacrima le scendeva sulla guancia.
"Questa è la mia vita. E’ tutta qui!
Non ci sono stati altri... altri amori, intendo...
Non ne avevo più voglia, né tempo. Avevo il negozio da portare avanti.
Due anni fa ho ceduto l’attività. Mi sono tenuta per me l'immobile e vivo dell’affitto.
Cesare Moi - ti ricordi di Cesare Moi, è stato un nostro compagno alle superiori; è il figlio del portalettere - è un bravo uomo. C’è l’ha lui in affitto. Lavora bene ed è puntuale nei pagamenti.
Quello che mi dà per il negozio mi basta e avanza..."concluse stringendo la mano di Andrea sorridendogli.
“Ma ora basta parlare di me. Dimmi di te, piuttosto...Che ci fai qua?”
“Non lo so ancora, cara mia.
A un certo momento ho sentito la necessità di tornare in Sardegna...a casa.
Tutti questi anni non ci ho mai più rimesso piede.
Troppo occupato a scrivere, a lavorare.
Avevo bisogno di una tregua.
Sentivo la necessità di riprendere me stesso, i miei spazi. Di fuggire dal chiasso della città, dalla folla, da chi mi circondava: amici e nemici, veri o falsi...”
Mentì. All’amica non disse che era fuggito da Cagliari perché schifato dalla presentazione del libro, ignorando che sul quotidiano locale la notizia dell’evento era stata reclamizzata. Fortunatamente Ester non leggeva i giornali!
Quando si alzarono da tavola erano quasi le tre e mezzo del pomeriggio.
Sulla veranda che i proprietari avevano provveduto a sistemare erano rimasti solo loro.
Andrea salutò l’oste e la moglie.
“A domani!” disse
“L’aspettiamo Professore!” risposero in coro marito e moglie. Ester gli si affiancò prendendogli la mano sinistra inconsciamente, come erano soliti fare da ragazzi.
Andrea la guardò con la coda dell’occhio e sorrise compiaciuto. “Mi sono preso una tregua per scrivere un romanzo.. .“disse Poi dopo una pausa, aggiunse: “Un romanzo per raccontare della mia infanzia”
“Allora parlerai anche di me”
“Certo, sei stata una persona importante per me. Il primo amore...”
“E dirai tutto di noi?”
“Certamente. Racconterò quando ci appartavamo a limonare ed io avevo il permesso di ...”
“Scriverai tutto di noi?” ripetè aggrottando la fronte
“Scriverò quello che c’è stato tra noi ... E chissà, potrebbe anche
tornare...”
E qui i due si fermarono a guardarsi negli occhi.
Andrea fu assalito dal desiderio di baciarla, ma appena mosse il viso verso di lei per baciarla sulle labbra, Ester gli appoggiò la mano sulla bocca fermandolo.
Disse:
“E’ meglio lasciare ai ricordi quello che siamo stati.
Nei ricordi non saremo almeno vecchi come lo siamo ora, ma ancora giovani.
Che sarebbe di quei momenti...di quei baci...di quel toccarsi...ora che siamo avanti negli anni, ora che i nostri corpi non sono...”
E qui si interruppe.
Poi, prendendo la mano del compagno, s’incamminò dicendo: "Accompagnami a casa, Andrea”
 

 

(fine ottava puntata - continua)

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