L’ispettore
0 ’Hara irruppe nell’ufficio C.A.O.S. (conti accesi o spenti).
L’ottimo Smith ebbe un sussulto; benché abituato alle frequenti
visite dell’ispettore ed ai suoi modi spesso irati, a volte
sospettosi, scorgeva adesso nello sguardo del vecchio Fred
bagliori ancor più sinistri del solito. Quello sguardo
penetrante, capace normalmente di inchiodare l’uomo più ardito,
avrebbe in quel momento intimorito una tigre.
« Smith » ruggì O’Hara.
« Sir Alfred » gemette il graduato. « Ho esaminato i «repertori
azzurri » della giornata di ieri» riprese l’ispettore. « Ed ho
fatto una raccapricciante scoperta ».
Smith cominciò ad impallidire. La sera precedente aveva, come
tutte le sere, controllato scrupolosamente quei foglietti
azzurri, chiamati in gergo « repertori », che erano sempre stati
oggetto delle sue cure più amorose ed attente. Da anni era
conscio del valore e dell’importanza di quei preziosi rettangoli
di carta ed ora si stava chiedendo con angoscia cosa potesse
essergli sfuggito nella minuziosa analisi del giorno prima. Non
poteva credere all’esistenza di alcunché di irregolare. Si fece
forza e chiese: «Di che si tratta, Sir?» «Di una fiche rossa si
tratta! Capite? Una fiche rossa, criminalmente rossa in mezzo a
tutte le altre legittimamente azzurre. Ciò rappresenta un vero
attentato alla serietà dei nostri istituti contabili. La
policromia è oltremodo dannosa all’omogeneità del sistema delle
nostre registrazioni! »
« Rossa avete detto? Siete ben certo, Sir, di non soffrire di
una leggera forma daltonica? »
« Non dite sciocchezze, Smith! Riflettete: se fosse come voi
dite sarebbero rosse tutte le altre fiches ed azzurra soltanto
quella incriminata ».
« Avete ragione... scusate! »
« Bisogna trovare a tutti i costi il colpevole! Un simile
delitto non può restare impunito.
Chi era in ufficio, oltre a voi, quando provvedeste a
controllare ed impacchettare i
« repertori»? « C’era... vediamo... ah sì ecco! C’era Joe il
Lungo che batteva la striscia e Tom lo Smilzo che gli dettava le
cifre e poi... e poi il giovane Martell, un poco in disparte,
che stava terminando alcuni lavori arretrati. Constatato che la
striscia quadrava. Tom e Joe si concessero alcuni minuti di
sosta e presero a parlare degli insuccessi delle squadre di
calcio cittadine, scambiandosi alcune allegre battute. Mi recai
nell'ufficio accanto per consultare una circolare, lasciando per
un attimo le fiches incustodite.
Tornai, le divisi in quattro pacchetti che infilai nella busta
grande, quella che vi consegnai ».
« Uhm! Bene... bene... » O’Hara sedette ad una scrivania,
appoggiò il mento sul palmo della mano destra; con la sinistra
tamburellò nervosamente. Stette in quella posa per circa un
quarto d’ora. Ad un tratto si illuminò, balzò in piedi ed
esclamò: « Perbacco! Ci sono! Smith, conducetemi il Martell ».
Smith scomparve per riapparire cinque minuti dopo insieme a
Martell, un tipo timido, riservato.
« Dite, Martell » sibilò Sir Alfred. « Seppi per caso, tempo fa
che siete genoano, anzi un genoano sfegatato. E’ vero? »
« Beh veramente io... » annaspò il ragazzo.
« Sentite, Martell, fino a che punto siete genoano? »
« Che intendete dire? »
« Semplicissimo; voglio dire che voi forse siete genoano a tal
segno da inserire un foglio rosso tra ì repertori azzurri solo
per la morbosa brama di veder apparire il vostro beneamato
rossoblù ».
« No, non è vero ! »
« Martell ! » tuonò l'ispettore, afferrando il giovane per il
bavero della giacca e scuotendolo rudemente. « Non ho tempo da
perdere. Confessate! »
« Ebbene sì, confesso. Quando udii quei due sparlare della mia
squadra preferita persi la testa. Approfittai di una momentanea
assenza del signor Smith, sostituii uno dei fogli azzurri con
uno rosso e finalmente quando vidi quella specie di rossoblu fui
ripagato delle brutture pronunziate da quegli incompetenti ».
O’Hara ripiombò a sedere. Con tono insolitamente pacato, quasi
di rincrescimento, ordinò : « Smith, chiamate la centrale! »
ANGELO BERNARDINI (Comit Genova)
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