Spesso
la cronaca, ripresa anche dai cinegiornali e dalla televisione,
ci ha mostrato gli edificanti spettacoli offerti da giovani
d’ambo i sessi invasati e preda del delirio frenetico e
selvaggio per un cantante oppure per un complesso di musica
leggera moderna. Platee di teatri completamente sfasciate,
devastate, ridotte come se vi fosse entrato un ciclone; cantanti
ridotti seminudi ed a stento salvati dalle forze dell’ordine;
ragazzi e ragazze che baciano con passione un pezzo di stoffa,
un bottone od una scarpa eroicamente e faticosamente carpite al
loro -beniamino.
Milioni di danni provocati dal travolgente entusiasmo dei «
fans », come li chiamano oggi; qualcosa che la mentalità
normale non concepisce e non prende in soverchia considerazione,
eccettuati naturalmente i proprietari dei locali danneggiati che
poco alla volta bandiscono dai loro spettacoli certi « numeri »
di grido.
All’uscita da un teatro cittadino di una giovanissima cantante
del « boom canoro minorenne » ho assistito anch’io per
caso alle scene sopra descritte, anche se in proporzioni
ridotte. Traffico fermo, serrande di negozi precipitosamente
abbassate, centinaia di giovanissimi urlanti, stravolti nei
lineamenti, alla ricerca furiosa di un posticino per poterla
'almeno vedere, almeno da due o tre metri.
Il tutto tra un apparire e sparire, nella calca, dei bravi
agenti che cercavano di trovare una soluzione. Agenti senza
manganello, senza sfollagente. Che peccato!
Questo fatto, accaduto del resto recentemente, mi ha spinto, per
pura curiosità, alla ricerca di una spiegazione. Naturalmente mi
sono rivolto a loro, ai « fans », e per tutti la domanda
è stata: « Perché vi piacciono le canzoni moderne? Cosa
vedete nel cantante preferito che le interpreta? » Le risposte,
più o meno, sono state dello stesso tenore.
« Le lagne dei suoi tempi, dei suoi vent'anni (per chi mi legge
preciso che ne ho quaranta) sono ormai pezzi da archeologia
musicale. Pezzi da museo. Basta con le rime cuore-amore-dolore,
passione-perdizione-ossessione. La canzone moderna deve
rispecchiare i tempi frenetici in cui viviamo noi giovani,
assetati di realismo e non di scemenze passionali. Gli autori
delle musiche, i parolieri delle canzoni d’oggi hanno compreso
queste nostre intime esigenze. Le loro canzoni ci piacciono
perché appunto riescono ad esprimere tutta l’ansia della
creatività (sic) che li tormenta. Quasi sempre ci trasmettono
l'intimo struggente travaglio in cui si dibattono e ci
dibattiamo, alla ricerca di una sempre più completa esigenza
evolutiva musicale.
I cantanti moderni, quasi tutti i cantanti moderni, ci piacciono
perchè nelle loro interpretazioni soffrono il travaglio nostro e
vogliono instillarci quella vena, a volte spietata, di ricerca
interiore che da soli non potremmo mai possedere ».
Avete capito? Io proprio un niente di niente e poiché non mi
sento ancora un pezzo da museo, ho voluto approfondire
l’indagine. Ho comprato un canzoniere degli
ultimi successi. Ecco cosa ho trovato.
Cominciamo da qualche titolo di canzone, preso a caso : «
Benzina e cerini - Cambiati la faccia - Che spavento! - Il
bidone - Il ballo del mattone r II pacchetto - Ombrello blu - Il
pullover - Io sono te - Lui di lei - Pera matura - Telstar -
Scusa, scusa, scusa - Grazie, prego, scusi ».
Seguono le twist-applications : « Ippolita twist - Il twist
della gallina - Sciocchina twist - Twistare che follia! - Il
twist del tranviere u Minuetto twist - Saint-Tropez twist ed
altre variazioni simili.
I testi poi mi hanno aperto la mente ad un nuovo mondo.
Torciti, svitati, balza su / poi ributtati giù / stenditi,
sbracciati, stirati / finché non ne puoi più. / Poggi il piede a
terra e dai la botta, / Lo puoi ballare vestita oppure nuda /
basta dimenar la coda / sì la coda, o che coda. / E’ il twist /
E’ il twist.
Avrete capito che si tratta di una lezione di ballo. Sentite
invece il tormento senza fine di un innamorato che non sa se
ridere o piangere e che nel dubbio fa tutte due le cose:
« Piangerò per te / Piangerò per te / Ma so che è inutile
ormai / tu non tornerai... / Piangerò per te / Riderò perchè /
io so che ti ho già perduta ormai / e spero tornerai ».
Qui invece ci troviamo di fronte ad un innamorato difficile.
Ma, dico io, non avrebbe fatto più presto a cercare un’altra
ragazza di suo gradimemto? Sentite:
« Cambiati la faccia / Che ci perdi tu? / Se ti cambierai la
faccia / Tu mi piacerai di più / Guardati allo specchio / prima
di sortir / ed ascoltati parecchio / se con me vorrai parlar ».
Con quest’altra canzone precipitiamo nell’ambiente nero con
alamari d’oro e cordoni laterali :
« Quella coppia di cipressi / uno accanto all’altro / siamo
noi stessi / siamo noi stessi. / Troppo vicini / troppo lontani
/ come i nostri occhi / come le nostre mani ».
Non manca il « pezzo » verista, alla De Sica :
« C’è un vecchio barista / dall’aria un po’ triste / che si
gratta in testa poi serve il caffè / o un toast a me... / nel
Trani a gogo... »
In una canzone intitolata «Tipi da spiaggia» su 109
parole del testo, la parola « tipi » è ripetuta 87 volte,
mentre un sacco di altre composizioni si sprecano in
accoppiamenti quali « oh, oh - uè, uè - ye, ye - la, la - ua,
ua » ed altri ancora di rara fantasia artistica.
Ho continuato nell’indagine e se vi risparmio altri particolari
è perchè mi siete tutti simpaticissimi ed amici.
« Son fili d’oro i tuoi capelli biondi / e la boccuccia è
rosa... »
Eresie d’altri tempi, ciarpame inutile!
ALDO GRANONE (Comit Genova)
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