Scapoli, ammogliati e... football
dal Notiziario di Comit Genova - Natale 1962


L'idea della sfida fra scapoli e ammogliati nacque dai vulcanici cervelli dei Consiglieri del Circolo i quali, una sera, in seduta plenaria, ne considerarono la necessità quale incentivo e attrazione alle periodiche gite campestri.
I contendenti non solo accolsero l’idea con entusiasmo ma ne fecero addirittura una questione di onore. Entrambi dicevano: Vittoria o morte!
Degli ammogliati chi non era sottoposto a una troppo severa sorveglianza muliebre, ogni mattina, all’alba, andava in campagna a fare del footing, gli altri si limitavano ad allenarsi salendo e scendendo le scale della Sede con il pretesto di recapitare documenti.
Gli scapoli, invece, andavano a nanna presto preoccupando non poco le madri, aduse a vedere il figliolo rientrare alle prime ore del mattino con gli occhi annebbiati dalle follie.
In verità, quella fatidica domenica in cui le squadre scesero in campo, si notò che tutti, dopo una breve corsetta, sbuffavano come asmatici. Comunque, come Dio volle, appena gli arbitri, dalle sgargianti divise (maglia a righe tipo galeotto oppure pullover grigio tipo funerale di terza classe) dettero il « la » col loro fischietto, tutti scattarono come dannati.
Il nonno Lusvardi, (quarant’anni suonati) correva come una gazzella in amore; Rossi folleggiava facendo ballonzolare la sua pancia avanti e indietro tanto da far venire il mal di mare; Garofalo, solitamente compassato, con i denti alla vampiro, scarmigliato, scuro in volto, inveiva con parole non cfèl tutto ortodosse; Piola (novello Frossi) dopo qualche breve salto, carponi, col naso a terra come un cane da tartufi, cercava le proprie lenti cadute chissà dove; il buon Losa (ex portiere dello Spezia... dice lui) si sbracciava e blaterava continuamente, tanto da assomigliare più che altro al portiere di casa mia (con la sola differenza che Losa non ha baffi); Carbone, invece, riusciva, nelle sue serpentine, a scartarsi da solo. Ma non privo di emozione era il vedere Tagliati gridare: "Uccideteli senza pietà ” con tanta foga da sembrare il Generale Custer alla testa del suo Settimo Lancieri. Anche il Picetti brillava in campo ma, più che altro, per i riflessi della sua... folta capigliatura.
Anche gli spettatori, in verità, si davano da fare. Ai lati del campo, seduti per terra, sui sassi, sulle spalle degli altri, gridavano, sventolavano bandiere, cartelli. Ogni tanto qualcuno di essi chiedeva: « Chi è che vince? ». Finita la partita (specialmente le donne), magari ai vinti, chiedeva: «Scusi ha vinto lei?». Ma non avevano tutti i torti: anche qualche giocatore non sapeva chi avesse vinto.
Comunque, sono state tre belle partite combattutissime (5-4 per gli ammogliati alla prima, 5-4 per gli scapoli alla seconda e 5-2 per gli scapoli alla «bella») e con spunti tecnici veramente migliori di certe partite viste a Marassi.
Ora, la storia è finita. Nessuno ci pensa più: nè vincitori, nè vinti. Siamo tutti ritornati amici ma, ogni tanto, quando due o tre atleti (ma sì, chiamiamoli pure atleti) si ritrovano ed assistono, insieme, ad un incontro di calcio, si sente dire: Però... noi scapoli (o noi ammogliati) giocavamo meglio!
Vedete, è facile fare della retorica, ma non è retorica, sentirsi quasi orgogliosi di aver fatto parte di queste squadre che hanno giocato a Fontaniorda o a Borbera.
Ora le squadre si sono sciolte. Qualche scapolo ha cambiato... bandiera; altri la cambieranno (gli ammogliati, poveretti, non possono); forse non si faranno più incontri del genere ma... se si facessero, venite a vederli o, se sapete giocare, giocate. Potrete anche voi, un giorno, dire ai vostri figli : « Cero anch’io... ».
Il compito del cronista finisce qui, forse con un nodo alla gola perchè è facile rimpiangere il passato e le giornate belle e spensierate, ma anche con una certa soddisfazione perchè è proprio uno di quelli che potrà dire: «Io cero». Ciao amici.

Arnaldo Rossi  (Comit Genova)

 

 

 

 

 

 

 


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