L'INTERROGATIVO
da La Settimana Corta - numero unico Natale 1961
 

Decine di altre volte mi sono chiesto : chi me lo fa fare? e la risposta è sempre stata la stessa. Non ho mai rimediato a nulla, forse perché la voce interiore evapora, come benzina al soie. Oggi me lo scrivo in tutte lettere : Chi me lo fa fare? e sono nuovamente da capo. Una forza maggiore,ineluttabile come il destino delle donne racchie per le quali l’illibatezza ha ancora senso comune, una forza maggiore, dicevo, mi sospinge ogni anno a perdere ore di sonno e giornate di libertà per dare una mano ai mio amico Direttore (ir) Responsabile di questa pubblicazione.
Porca miseria, abbiamo sudato camicie e maglie per ottenere il famoso « sabato lungo » ed ecco che il mio suddetto amico cerca ogni mezzo per rovinarmelo. Prima per concretare il capolavoro, gettarne le basi e misurare l’altezza; poi per correggere le bozze, farne una cernita, ritagliare di qua, rifare di là, incollare pezzi, ridimensionare pezzettini e via di questo passo.
Il tutto da farsi il sabato, di mattina presto, perché lui ha le paturnie e la notte dorme poco. Il suo medico, in via del tutto confidenziale, mi ha confessato che soffre di festa-sincrasia, degenerazione allergica incurabile per le giornate festive. Ha voluto addolcire la pillola, il caro amico Direttore, nominandomi Redattore Unico e dal quel giorno mi ricatta nel modo più indegno. E’ la sorte delle anime buone, patire i soprusi e soffrire col sorriso sulle labbra...
Pensate che per quella settimana, nei confronti della mia dolce metà, ero stato di una affettuosità esemplare. L'avevo condotta al cine « del centro » per vedere una prima visione (1.200 lire!); mi ero lasciato strappare la promessa di regalarle per Natale il cappotto color latte-rancido; le avevo promesso pure il regalino per sua madre; avevo sopportato cristianamente « Canzonissima », « Studio 1 » (Kessler e Blue-bell Girls a parte) ed il film del lunedì senza bestemmiare (l’avevo fatto in silenzio, perlomeno).
Tutte queste debolezze per ottenere libera uscita dall’alba al tramonto di un sabato da trascorrere in compagnia di amici.
Nossignori, manco per l’anima. Il venerdì precedente la citata ed agognata libera uscita, lui, il malefico, con quel parlare da mitragliatrice-Breda- cjn-raffreddamento-ad-acqua, telefona per dirmi che la mattina dopo, (presto, per ,piacere, perché ha tante altre cose da fare, poer nano!) vada a casa sua (leggi Redazione). C'è un sacco di materiale pronto da vedere e passare in tipografia e parecchio altro da visionare.
Ingollare il rospo o compromettersi. Preferisco la prima soluzione, anche perché a conti fatti è più grande e grosso di me...
La mattina dopo sono così costretto ad alzarmi prima del solito ed all’ora in cui gli altri bancari aprono il primo occhio per accertarsi che si possono girare dall’altra parte, io sono al lavoro con il materiale da « vedere ».
Mi capita subito tra le mani ciò che la bravissima collega Sacco scrive su quella specie di girone dantesco che è lo spogliatoio femminile, quello delle colleghe della Sede, per intenderci. L'argomento fuga le ultime ombre di sonno che mi sono rimaste; leggo tutto d'un fiato e mi lascio trasportare dalla fantasia. Sino a quando (è necessario dirlo?) una robusta pacca sulle spalle ed una voce dall’erre con la ruggine mi ordina di andare avanti. Cara collega Sacco, il suo scritto mi ha subito colpito (come la pacca di cui sopra) e non le nascondo che la cosa che denuncia è grave.
Lei ne ha assunto la responsabilità con la firma e noi pubblichiamo; vorrei tuttavia vederci un po’ chiaro nella questione. La faccenda della collega ultima arrivata e costretta a stare « in vetrina » mentre ripone il serico e nero grembiule da ufficio, non mi va giù. Innanzitutto vi suggerirei, sensibile alle ingiustizie come sono, di fare il turno all’ultimo stipetto vicino alla porta. E poi quella porta lasciatela aperta; sareste tutte un poco più libere, non vi pare? Certi conformismi cosa volete che siano di fronte ai 50 e più megatoni che potrebbero cadere sulla nostra testa da un Krusciov all’altro? Naturalmente, affinchè la prepotenza non abbia il sopravvento e sia di danno alle più deboli, vorremmo accertarci di persona, in loco cioè, che tale turno sia rigorosamente rispettato. Sarei dell’avviso di istituire picchetti di sorveglianza, composti, con alternanza, dai colleghi più meritevoli : posizionari che scrivono in maniera decifrabile, sportellisti che non vanno nel pallone quando capita qualche maggiorata di turno, capi reparto che durante il giorno dicono una sola volta che la cassa dipende dal riscontro, cassieri che quadrano tre volte di seguito, alla prima botta; commessi che ti sanno subito porgere il modulo 78954 S richiesto, e perchè no? funzionari che fanno la verifica di cassa prima che sorga il sole. Naturalmente mi accollerei il compito di controllare che il funzionamento dei picchetti citati sia perfetto. Escluderei d'autorità i miopi.
Che ne dice, signorina Sacco? Lo è un bel cervellone, il mio!
Quanto a te, carissimo Biasi, sai cosa sono le virgole, i punti, i punti e virgola ecc.? Ho fatto una fatica da matti a capire certi tuoi periodi. Per fortuna che scrivi cose amenissime e carine. Dici che una grammatica, celebrata per il suo autore, pone quasi all’indice l'interpunzione in genere.
Sarà, dato il progresso dei nostri giorni. Noi, tuttavia, anzi, io in particolar modo, la grammatica l’abbiamo lasciata tanti, tanti anni fa (se n’accorge troppo?) e vado ancora all'antica. Perciò se vuoi seguire il tuo celebre maestro di sintassi, fai pure; quando scrivi per noi, però, alla fine indica a tuo piacere quanti punti, virgole e punti e virgola vuoi che noi disponiamo nel testo. Ti assicuriamo la più scrupolosa cura nel soddisfare il tuo desiderio. Intesi? Sempre amici? Benon!
Da questi due soli esempi si può facilmente comprendere la gioia del mio compito redazionale, compito da espletarsi soltanto il sabato mattina presto, perché lui, il Signor Direttore (ir) Responsabile ha tante cose da fare, poverino, e la Domenica vuol dedicarsi all’ippica!
Ho ragione a chiedermi chi me lo fa fare, mondo abissino?
Onestamente debbo riconoscere una cosa : in tre lustri di banca sono rimasto al palo, come suol dirsi, mentre in quattro anni di attività giornalistica aziendale ho trovato un Direttore che mi ha promosso, anche se poi mi ricatta. Ciò potrebbe dare una parziale spiegazione alla domanda di cui sopra.
Ah! vanità, vanità, non sei soltanto femmina!
 

Granone Aldo

 

 

 

 

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piazzascala.it -  febbraio 2018