SORVEGLIATI SPECIALI
da La Settimana Corta - numero unico Natale 1961
 

Si, lo so perfettamente : è necessario, indispensabile, ma vi siete mai resi conto che siamo dei sorvegliati speciali?
Fuori, dagli estranei, siamo considerati delle persone rispettabilissime per il solo fatto che siamo dipendenti di Banca; anche i negozi ci vendono a credito, se lo chiediamo. Dentro, invece, (non in galera, scioccherelli, dentro in Banca dicevo) godiamo trattamento riservato ad un recidivo in libertà provvisoria.
Appena entriamo, firma a parte, il Capo Ufficio controlla l’ora per vedere se abbiamo rubato 30” al lavoro. Per tutta la giornata poi, è un continuo concatenarsi di controlli : uno scrive una cosa, un altro la controlla, un altro ancora controlla che quelli che hanno controllato abbiano messo il proprio visto ecc.
Se si incassa un assegno proprio, anche di sole 5000 lire, pare un complimento la preventiva informazione telefonica dell’esistenza dei fondi; mentre si lavora sereni (per modo di dire, naturalmente) ecco che dietro, sulla nuca (la mia poi, scoperta poverina) si sente il peso di uno sguardo. Se ci si gira per vedere chi è, ci si trova di fronte ad un capo che ci sorveglia con uno sguardo così sereno, così amichevole che istintivamente si pensa : « Ah, già, stasera vado e vedere l’ultimo film del brivido ».
Comunque sin qui nulla da dire. E’ necessario, indispensabile forse : utile certamente. Quello però che è grave è il controllo del telefono. D’accordo, non si possono trattare questioni personali col telefono di ufficio, ma, perbacco, ogni tanto si ha bisogno di telefonare alla moglie per sapere se il piccolo ha fatto la cacca; o telefonare alla fidanzata perché non aspetti più di 10 minuti per una differenza al quadro, e telefonare a Talina che faccia la pasta in bianco per via di un bruciore allo stomaco. Queste sono telefonate indispensabili e così, anche se c'è il controllo, si telefona ugualmente. Solo che succedono pasticci.
Una volta, ricordo, telefonai a casa mia :
— Pronto —, dice mia moglie.
— Pronto... — rispondo mentre con la coda dell’occhio Vedo che mi si avvicina il Capo.
— Pronto... — dico ancora — sono nnnasi.
— Ma pronto... chi parla?... sei Pino?
— Si... sono io...
— Ma dunque, perchè non parli chiaramente? cosa è successo...
— Ecco... invece di quei fogli contabili...
— I fogli contabili???
— Si, dicevo... li vorrei in bianco...
— In bian... ma che dici. Ti senti bene? Tu lavori troppo... te l’ho detto tante volte di non stancarti in quel modo...
— No, (a bassa voce) cerca di capire... (più forte)... vorrei quei moduli in bianco, non so il numero... quelli rigati che hai
   lì... che mi dovevi preparare per mezzogiorno...
— Io ho dei moduli rigati?
— Si, con le righe grosse...
— Le ri... vuoi dire i rigatoni?
— Brava. Finalmente. Vengo a prenderli più tardi, lasciameli in bianco...
— Li vuoi in bianco i rigatoni? Non potevi dirlo subito? Perchè parli come un rincitrullito? Hai mica il tuo Capo vicino?
— Esattamente!
— Ah..., chi è, quello che cerchi di imitare quando vuoi fare paura alla bambina?
— Ehmm... non importa... ciao...
— No, aspetta : mi voglio fare un po' di risate... Chi è, quello con...
— Ti prego, ...ciao...
E’ notorio come le donne siano sprovviste del senso della misura, per cui solo la violenza pose fine al colloquio.
Stabilimmo in seguito, di intenderci diversamente e fissammo un codice. I discorsi contrabbandati erano di questo tenore :
— Pronto? — risponde mia moglie al telefono
— Pronto — dico io — sono Biasi, senti, Alberto, (nome d’uomo qualsiasi) per mezzogiorno dovresti prepararmi gli 850.
— Va bene. Vuoi i peperoni all’avere?
— No, all’avere fai un po’ di conti economici.
— Scusa caro, ma il verdumaio oggi ha tutta roba brutta. Ti posso fare un po’ di purè di zona o se preferisci delle zone
   fritte.
— Vada per le zone allora.
— Ti compro magari anche un etto di assegni Pastorella.
— D’accordo. Ciao.
— Ciao... ah, senti : ho finito i valori viaggianti. Quando vieni a casa, dato che l’hai a portata di mano, compra un fiasco
   di valori viaggianti rosso. Ciao caro.
Oggi le cose avvengono in modo più sbrigativo perché abbiamo assegnato ad ogni cosa un numero di un modulo, quindi un discorso come quello di sopra avviene in molto meno tempo. Così :
— Ciao, scusa preparami per favore un po’ di 850.
— Con i 1204?
— No, meglio con i 250.
— Sono brutti. Vuoi 1230 oppure i 1230 f?
— I 1230, Va bene.
— Compro un 30.
— Si, ciao.
— Ciao... ah, prendi per favore un 1500 a.
Visto che brevità? Fa parte dell’automazione.
In funzione del MEC; per il benessere della Banca e della Patria. W L’Europa unita.

 

Biasi Giuseppe

 

 

 

 

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piazzascala.it -  marzo 2017