Shakespeare in Pantofole ovvero "Della Personalità"

da 17.45 - numero unico Natale 1960

1

Ogni vettura del treno che ci porta da Dover a Londra, ha un nome particolare : Sorrento, La ragazza del Kent, Kathleen, eccetera. Anche la locomotiva, nera come la notte, ha un bel nome sonante scritto a graziose lettere di bronzo proprio sotto il fumaiolo: « 18° Squadrone di
Cavalleria ».
— Qui è molto vivo il senso della personalità, — mi fa notare Pinna.

2
La Queen Victoria Station è peggio di Brignole: grigia, sciattona, diseredata. Ora ci spieghiamo perchè il collega Morris, quando venne a Genova in istruzione, trovava bellissima la stazione di Genova - Quarto.

3
A Londra, più che in una metropoli di otto milioni di abitanti, si ha l’impressione di vivere m un paesone di agiati campagnoli. Il nostro albergo in South Kensington (a poche centinaia di metri c’è la villa di Margaret e Tony) è roseo e tranquillo come una torta di mele, in una strada azzurra e inattesa come un velo da sposa... E questo è uno dei quartieri più popolosi e vivaci !

4
Londra è talmente grande che non c’è baroa di londinese che la conosca. Se, ad esempio, chiedete a qualcuno dove passa l’autobus n° 138 che porta a Kew Gardens, e quello vi risponde subito e con sicurezza, vuol dire che siete candidato a vincere il primo premio della Lotteria di Agnano. Infatti avete evidentemente messo le mani sull’unico degli otto milioni di londinesi che conosca bene una delle settecento linee di autobus (a due piani)

5
A noi, l’Abbazia di Westminster fa fresco : una qualunque delle chiese gotiche toscane, ad esempio, si mangia in insalata tutta questa montagna di marmo, di pietra pomice e di liturgia vittoriana.
Anche la guida ha capito come stanno le cose, perché ci spiega con voce soave : « Qui Margaret è scesa dalla carrozza, qui Filippo si chinò a dirle : « Coraggio, patatina ! », qui Tony inciampò, qui la Regina Madre ».
L’araldico pettegolezzo serve ad alleggerire tutta la terribile architettura ; e le donne si bevono il racconto come una favola.

6
Dopo tre giorni che mangiamo bistecche di vitello inglese con contorno di pastasciutta inglese e sformati di piante grasse inglesi, decidiamo di rifarci core e coratella da Forte, reparto dolci e gelati.
Forte è un milanese che è venuto tempo fa (dicono) senza un soldo e che ora ha qualcosa come quaranta tra ristoranti e tavole calde. Il Forte’s di Piccadilly è una tavolona caldona, piena di luce e di allegria, che può accontentare contemporaneamente trecento persone. Bene : come primo piatto ordiniamo un budino di crema alla vainiglia, come secondo un gradevole pasticcio di pasta frolla e cioccolato ed infine una speciale confezione di gelato, frutta candita ed ananas allo sciroppo servita in una specie di fiammanguilla. Mai vista tanta grazia di Dio tutt’assieme ! Ci beviamo su un bicchiere di sugo di pompeimo e paghiamo il conto, per niente salato.
— Forte’s è il mio pub preferito — modula Baggiani girando gli occhi di miele sulle pirografie di Piccadilly Circus.

7
A proposito di mangiare : nella vetrina di un ristorante cinese di Soho osserviamo i famosi nidi di rondine : l’apparenza è quella di un modesto piatto di trenette con il pesto servito in una ciotola dell’epoca Ming.
— Entriamo ad assaggiare?
— Grazie, no. Quando sono in vena di emozioni gastronomiche, preferisco andare dal Picco, a Sant’Ilario Alto — ribatte Baggiani con lodevole fermezza.


8
Domenica nei paesi di Shakespeare. Attraversiamo un grande paesaggio da stampa inglese, con laghetti illustrati da candidi cigni e, ai margini dei boschi, le garitte dei venditori di fragole. E poi castelli, campi di cricket vivi di gente biancovestita, adunate di roulottes, le canoe sul fiume verdissimo, tutta un’atmosfera di vacanza e di gusto di vivere in una certa maniera.
Ma non avevamo studiato, perfino all’asilo, che Shakespeare è una figura quanto mai misteriosa ed esoterica, di cui si conosce poco o nulla? E le beghe sull’esatta dizione del nome? E le polemiche di quelli che addirittura parlano di uno Shakespeare sassone e di uno Shakespeare latino, completamente diverso dal primo?
Basta : per quelli di Stratford-ond-Avon il problema è bell’è risolto : questa è la casa di S. ; quest’altra è la casa della fidanzata di S. ; qui S. sedeva quando andava a trovare la ragazza; questo il suo sgabello preferito ; il cucchiaio è questo ; qui beveva. Mezzo pettine ; tre monete di rame ; una pipetta spaccata in quattro : tutta roba sua personale. E questo è il girello (« Baby ranneri » annuncia la guida con occhi sfavillanti) con il quale sua madre gli insegnò a fare i primi passi !
Nel giardino di Shakespeare, vicino all’albero preferito da Shakespeare, una bandiera metà gialla metà nera, attraversata da una candida banda, sventola sulla sommità di un ardito pennone.
— E quella? —
— E’ lo stendardo della società che valorizza il patrimonio culturale e le memorie sociali di Shakespeare! — ci spiega il custode con magnifica innocenza.
Ci siamo capiti. Paghiamo un’altra mezza corona, e andiamo a vedere la casa della zia di S., dove c’è quella tale raccolta di peltri che S. prediligeva...
— Quello che commuove, nel Warwickshire, è il culto della personalità — dice Pinna in un soffio.

9
Le cose che puoi comprare a Londra! Corredi da caccia alla volpe, arpe per bambini, insegne di ferro battuto strappate a taverne scozzesi, pipe cavate dalla tibia di un orso, scheletri di balena, manifesti di antiche corride, eccetera eccetera. E c’è chi acquista, per due scellini e mezzo, una busta colma di etichette di grandi alberghi (il « Negresco » di Nizza, il « Ritz » di N. Y., l’« Excelsior » di Roma, eccetera eccetera) e poi sta su fino alle due di notte a spalmarsele sulla valigia. A spalmarsele, beninteso, con un barattolo di coccoina acquistato alla Burlington Arcade, in un emporio che ha duecento qualità di colle, adesivi e coccoine e dove i commessi portano la coda di rondine con la disinvoltura e la felicità degli uccelli.

10
Il pub di Charlie Brown, nell’East India, è ir fondo ad una strada piena di ristoranti cinesi, d empori per marinai e di gente perennemente brìi la. Dicono che ci sia più roba lì dentro che a Victoria and Albert Museum; non è vero, d’accor do, ma certo è che ciò che trovi da Charlie, altro ve non c’è. Due testoni di cartapesta, acri, sornio ni, che vengono diritti dal Carnevale di Viareggio ad esempio. O un rosario con le pippole fatte d noccioli di olive dell’orto di Getsemani. O la capigliatura di un biondone che è stato, ma sì, scotennato dagli Indiani Sioux (e lì vicino c’è la scure c’è il coltello, c’è una freccia, tutto in bell’ordine come i ferri di una operazione chirurgica). E fotografie di donne senza alcun velo, anche; ma noi: proprio nudi artistici, o scabrosi, o drammatici come vi piaccia dire, ma amabili istantanee di donne senza trucchi e mezzucci che si sono tolte gli abiti come per entrare nella camera da bagno e intanto si sono lasciate fotografare così, sopra una seggiola di paglia, in un naturismo tutto sorridente e innocente, magari ammiccando alla negra trappola a soffietto manovrata da Charlie o da qualcuno dei suoi amici. E che diavolo c’è ancora, in questo pub? Un manifesto da corrida, ragnatele, una splendida pianta di octopus, dagherrotipi di bastimenti a vela, bandiere di compagnie morte e sepolte, frizzi scritti sulle pamti con rozza grafia ( « I casi sono due : o tutti i pescatori sono bugiardi, o soltanto i bugiardi vanno a pescare », ad esempio), coccodrilli impagliati, e almeno trecento scatole di fiammiferi di tutto il mondo. Malgrado tutto, non ci trovi nulla di gioviale o, almeno, di spietato : è un vecchio teatrino che tira avanti con commovente decoro, cercando di evocare una civiltà complessa e di forte sapore, oggi che stanno sorgendo dovunque (perfino nell’East India) i caffè all’italiana...
Proprio davanti all’enorme castello di Windsor, c’è una piccola casa, vecchia di mille anni, tutta storta, lì lì che cade. E’ una curiosità della cittaduzza, ed ospita un negozietto d’antiquario, uno dei mille e mille negozi inglesi dall’insegna nera che vendono peltri, ceramiche, ferri battuti, cuoi. Vien voglia di entrare a chiedere se per caso l’antiquario della casina pendente non abbia una piccola torre di Pisa, in alabastro, di quelle che vendono ancora nelle stazioni ferroviarie della Versilia....


12
Andiamo a vedere il Trooping the Colour: è l’annuale cambio della Guardia, una festa con i fiocchi e controfiocchi, la regina a cavallo e tutti gli altri dietro.
La gente è già dalle quattro del mattino lungo l’itinerario del corteo ed in mezzo alla folla paziente e disciplinata gli uomini della Guardia, in grande uniforme, vendono per pochi pennies il programma della cerimonia! Ve li immaginate i carabinieri con il pennacchio rosso e blu girare per le strade, al sabato pomeriggio, a gridare i numeri del lotto? Qualcosa di simile.
Quando passa la regina, la gente delira. L’ordine della « Royal Procession » è questo : la regina avanti a tutti, a cinque yards il principe Filippo (a destra) e il Duca di Gloucester (a sinistra), a a trenta yards il Duca di Beafort e dodici dignitari di corte, a quarantacinque yards la terza e la quarta divisione delle Giacche Rosse. Non una yarda di più, non una di meno. Passano circa mille cavalli tutt’assieme, e l’aria odora di qualcosa che non è proprio essenza di gelsomino.
Ad un tratto, si ode rumore di macchine, di congegni, di acciaio tritato. I carri armati? No, sono gli autocarri della Nettezza Urbana che, a distanza di mille yards dalla Regina, succhiano dalla strada tutto ciò che il passaggio di mille cavalli può aver lasciato.


13
Sul battello, da Folkestone a Boulogne. L’aria è chiarissima, le procellarie scoppiano di salute, diamo un’ultima occhiata alla costa bianca e azzurra della Cornovaglia.
Una voce, dal ristorante di prima classe : Avete notato lo spiccato senso della personalità?

 

In Inghilterra con il Circolo

 

 

 

 

 

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piazzascala.it -  agosto 2016