Generalmente
il primo automobile, inteso come mezzo di locomozione mosso
dall’impulso di un motore, lo si fa risalire al 1798 ad opera di
un francese, tale Cugnot, il quale scottatosi maledettamente con
acqua bollente, comprese al volo la potenza del vapore acqueo
scaturito dalla pentola che lo ustionò. Appena guarito, si
rivolse alla Società per Appannare i Vetri, (società
fiorentissima che sino a quel tempo aveva avuto l’esclusività
per usare il vapore acqueo) e chiese di poter fare qualche
esperimento nuovo.
Dài oggi, dai domani, prova e riprova, si convinse che, ustioni
a parte, l’idea non era ancora matura del tutto. Attese la
primavera e si comprò un piccolo appezzamento di terreno nel
quale seminò in gran segreto la sua idea in bulbo, irrorandola
abbondantemente e con tenacia tipica del mezzogiorno della
Francia. All’epoca della trebbiatura si accinse a togliere la
semi-Idea-bulbo e vi studiò per tutto un inverno. Comprò un
carro agricolo di seconda mano e cominciò a girare per il paese
spingendolo, dopo di averlo caricato di pentole di acqua
bollente che sprigionavano dai coperchi sigillati fischi
acutissimi.
Un giorno, stanco morto per aver fatto ventisei giri del paese
spingendo il carro fumante, si fermò a riposare in una
stradicciola in salita. Come fece per asciugarsi il copioso
sudore, il carro privo di freni prese a percorrere senza nessuna
spinta la strada in senso opposto, data appunto la pendenza. Un
grido esultante squassò il petto del nostro inventore in
potenza. Il carro camminava da solo e le pentole saldamente
legate emettevano fischi di giubilo, proprio come molto tempo
dopo faranno le sirene allorché una nave scenderà in mare. Ecco
il problema dei problemi risolto! Il buon Cugnot fu fatto
assessore del fischio, ma la sua innata modestia non gli impedì
di perfezionare la scoperta. Sempre aiuto e sorretto dalla
Società per Appannare i Vetri si buttò anima e corpo per dare
gli ultimi ritocchi alla straordinaria invenzione.
Le cronache del tempo non sono molto precise circa quello che
successe dopo; nelle moderne enciclopedie si legge soltanto che
nel 1798 un certo Cugnot francese di nascita, inventò la prima
automobile azionata dalla forza del vapore. Da quell’anno dunque
la marcia era cominciata.
Il vapore fu poi chiamato benzina, nafta, petrolio, alcool, olio
pesante e mescolanze combustibili diverse. Durante l’ultimo
conflitto un discendente del Cugnot scoprì anche il sistema di
far andare l’automobile con la legna da ardere, ma la caduta
della tirannia troncò sul nascere l’idea.
In Italia la casa costruttrice più grande e potente è la Fiat
che prese tale nome soltanto dopo che accurate indagini esperite
dai tecnici permisero ai dirigenti di sapere con assoluta
certezza che i latini dell’epoca romana erano morti. Direte: ma
che c’entrai i latini con la Fiat? Beh, adesso vi voglio metter
corrente di una mia scoperta.
Scorrendo anni or sono i testi di scuola, ho avu modo di non
capire un accidente di quanto scriver Cesare nel De Bello
Gallico o nel De Bello Civi] Una parola però era spesso
riportata: Fiat. Esempii ei fiat magna gloria; Caesari fiat di
qua; militibus fu di là ecc. Dal che si deduce che sin da allora
il prc blema della locomozione meccanica era viva e la Fiat era
già stata inventata per la potenza dell’Imper Romano.
Soltanto che il piano ERP era ancora in fase d perfezionamento e
quindi i Romani avevano sì inven tato la Fiat, ma non le
macchine per fare gli ingra naggi, i fari, i lampeggiatori,
l’assale, il differenziali e tutte le altre parti occorrenti ad
una normale auto mobile. Tanto è vero che alle sfilate, nelle
gare ed il tutte le feste baccanali usavano bighe mono e bi
posto, tutte di marca Fiat. Mentre il piano ERP stava sempre più
perfezionandosi, la corruzione e gli in trighi fecero cadere
l’Impero e della Fiat se ne parie molti secoli dopo.
Caduto perciò in prescrizione il reato di plagio, a Torino sorse
poi il moderno complesso di cui sopra.
Come mia deduzione logica quindi, sottoposta all’Accademia dei
Lincei e non ancora approvata, direi che l’invenzione
dell’automobile risale alla epoca Romana.
Tanto è vero che a pag. 154 del vocabolario Italiano-Latino dei
signori Campanini-Carbone, alla voce automobile si legge:
veiculum se movens, ossia veicolo che si muove da solo. Come
avrebbero potuto conoscere i latini un vocabolo relativo ad una
invenzione che normalmente si attribuisce alla fine del 1700?
Anche in questo campo si attende una riforma e per la verità
storica deve essere attuata al più presto, con la stessa
velocità con la quale il Senato e la Camera legiferano a
proposito degli aumenti di stipendio a favore dei poveri
Senatori e Deputati.
Veridicus
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