+


 

    CAPITOLO DICIANNOVESIMO   
 

Durante l’intero volo Carla e Fiore erano restati senza parlarsi.
Al decollo avevano chiuso gli occhi nella speranza di recuperare il sonno perduto.
Fiore quando prende l’aereo è sempre teso e al momento del decollo era solito pregare:
“Signore siamo nelle tue mani, facci arrivare sani e salvi!”
Ma nonostante i tentativi di addormentarsi non ci era riuscito. Stava già pensando che all’aeroporto si divideranno: Carla andrà a casa perché aveva preso una settimana di ferie, mentre lui dovrà correre in banca perché aveva un contratto di mutuo da regolarizzare e non poteva mancare.
I due lavorano nella stessa banca.
Si erano incontrati proprio in banca a Cagliari quando Fiore vi era giunto appena promosso Procuratore.
Carla a quei tempi lavorava allo sportello.
Come capita, fu il Destino a farli incontrare una domenica mattina quando Fiore - era appena sbarcato in terra sarda da pochi giorni - non sapeva dove andare a sbattere la testa.
In via del tutto temporanea aveva trovato una camera nel centrale Hotel Italia, proprio dietro via Roma.
Quella domenica era alla ricerca di un ristorante dove pranzare.
Gli avevano parlato molto bene di diversi ristoranti, ma visti i menù che elencavano una esagerata portata di antipasti a base di pesce li aveva scartati.
Percorso il Largo fino a Piazzale Yenne, aveva girato a destra per infilarsi nella altrettanto centrale via Manno.
E proprio girando l’angolo che andò a sbattere contro una ragazza. “Scusi!” esclamò mortificato “Mi ero distratto guardando...”
“Niente” rispose la ragazza.
La lei era Carla, carinamente deliziosa.
“Ma lei è... tu sei... " balbettò “Una collega!”
“Io sono Fiore Russo”
“Sì, ci hanno presentati. Certo tu non puoi ricordare... quel giorno... appena arrivato... con tutte le persone da conoscere e le mani da stringere....”
“E’ vero! Il primo giorno è stato terribile, una confusione di nomi... per me poi che sono poco fisionomista... un dramma!...”
“Ah, bene!” fece lei un po’ delusa.
“Ma te “ti” ricordo bene... Sei allo sportello se non ricordo male, e ti chiami Carla!” fece lui convinto di aver colpito nel segno.
“Allora tanto poco fisionomista non sei!”
“Una collega così graziosa non si può dimenticare”
Carla arrossì.
Continuarono a chiacchierare del più e del meno mentre si arrampicavano lungo via Manno col fiato che si faceva sempre più corto e affannato.
“Ma sono tutte così le strade qua a Cagliari?” domandò Fiore rivolgendosi alla collega e fermandosi un attimo a rifiatare.
“Più o meno!”
“Chiedo il trasferimento, allora!”
Poi dopo una pausa, disse:
“Sto cercando un ristorante per pranzo. Mi avevano dato una lista di ristoranti, ma dai menù ho visto che danno troppo da mangiare e oggi vorrei stare leggero”
“Potrei consigliarti uno vicino casa. Si chiama “Basilio”, si mangia bene e si spende il giusto”
“E’ perfetto! Mi fai compagnia?”
“Non so... dovrei avvertire i miei”
“Allora ti accompagno a casa. Tu avverti i tuoi genitori che sei stata invitata a pranzo da un povero e disperato collega che viene da lontano e si sente tremendamente smarrito , e il gioco è fatto! Fai anche una buona azione...”
Carla abitava in via Satta a pochi metri da “Basilio”
Salì per avvisare i suoi e per chiedere il permesso di pranzare fuori
con un nuovo collega ancora spaesato appena trasferito da Milano. Era autunno e ad agosto si sposarono.



(continua)

vai alla pagina indice

 

 

Segnala questa pagina ad un amico




 

 

piazzascala.it - aprile 2018