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    CAPITOLO DICIOTTESIMO   
 

Carla e Fiore avevano preso l’aereo per fare ritorno a casa.
Il primo volo partiva alle sei e trenta.
Avevano preparato la valigia fin dalla sera prima e, nonostante si fossero accordati con la zia Teresa di salutarsi quella notte stessa, la zia si era alzata ugualmente per preparare loro un buon caffè fumante. Seguirono baci, lunghi abbracci e immancabili lacrime.
Fiore stava lasciando ancora una volta la casa di via Sardegna dove aveva trascorso anni d’infanzia indimenticabili.
Se la notte sognava di essere in una casa, quella era la casa degli zii Con l’amico Massimo si erano incontrati un’ultima volta a pranzo una domenica.
Si erano dati appuntamento al bar Zucca di piazza Duomo dove avevano preso un ottimo aperitivo ghiacciato prima di sedersi al Biffi. Carla e Fiore come era solito fare, erano arrivati in Duomo in largo anticipo, così avevano preso a passeggiare sotto la Galleria facendo una rapida “capatina” in piazza Scala.
Voleva che Carla vedesse dove aveva mosso i primi passi in banca. Con l’amico Massimo, come era naturale, ricordarono i vecchi tempi, specialmente quelli in cui il gioco del pallone li teneva uniti.
Era stato Massimo a proporgli di giocare nella squadra della sua classe.
Fiore iniziò a giocare da terzino destro dato che alla prima partita alla squadra era venuto a mancare proprio un terzino.
Da quella volta lo chiamarono sempre.
Furono anni indimenticabili!
“Gioca ancora adesso il tuo amico!” fece ad un certo punto Carla per interrompere i due che la avevano esclusa dalla conversazione.
“Lo so, me lo ha detto”
“E te lo ha detto che dopo ogni partita ha qualcosa di rotto?”
“Non è più scattante come una volta, colpa del matrimonio” fece Massimo strizzando l’occhio all’amico.
“Ma nonostante gli infortuni, la guardia medica, al sabato si
gioca... c’è il Dio Palla che chiama!”
“E venerdì siamo in ritiro!” fece Fiore ricambiando la strizzatina d’occhio di Massimo.
“Ah, se fosse per lui” e Carla indicò il marito “ col pallone ci farebbe l’amore. A volte gli dico che doveva sposarsi col pallone non con me!”
“Ma dai cara, non esagerare adesso...”
“Non esagero. So io la fatica che devo fare quando mi porti a casa ventidue maglie da lavare.”
“Ma dai!... Cosa dici. Fiore, ma è vero!” domandò Massimo sorridendo sornione.
“Faccio come facevi tu con tua mamma, ricordi? Per evitare che qualcuno si perdesse la maglietta le prendevi tutte quante alla fine di ogni partita...”
“E’ vero! C’era sempre qualche pirla che se la dimenticava nel cassetto la partita dopo...”
“Vedi che non sono io il solo?”
“Eh, sì ho capito che siete una bella coppia voi due. Gianni e Pinotto, o se preferite il Gatto e la Volpe!”
“Il Gatto e la Volpe ci piace di più!”



(continua)

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piazzascala.it - febbraio 2018