CAPITOLO QUINDICESIMO   
 

Quella sera cenarono in silenzio.
L’indomani Fiore e Carla avrebbero preso il primo aereo per Cagliari-Elmas.
Dopo aver sparecchiato la tavola erano rimasti seduti a chiacchierare e a ricordare i tempi passati.
La zia Teresa in quel frangente aveva descritto a Carla che persona era il cugino Franco.
“E’ un nobile dell’antica aristocrazia siciliana” aveva preso a dire “Dicono che avesse legami con la mafia, ma sono solo maldicenze” aveva aggiunto Fiore.
“La famiglia era una delle più ricche della Sicilia. Hanno terreni, miniere di zolfo che poi hanno venduto agli inglesi, palazzi e case a Catania, Palermo, Roma e Milano.
Lo zio Franco, o meglio il Barone Franco Caruso di Malamore è l’ultimo figlio maschio della stirpe.
Ha studiato a Milano architettura dove, “picciotto” ha fatto la bella vita.
Belle femmine, belle macchine sportive, americane.
Non si è mai sposato “ continua il racconto la zia “ e per anni ha continuato a fare la parte dello scapolone d’oro. Sciupa femmine era! Un bel giorno - era già laureato e ben sistemato con casa e uffici qua al Centro di Milano - ha saputo che ci viveva Saverio e così hanno iniziato a frequentarsi.
“Già” fece Fiore prendendo la parola “Tu hai conosciuto lo zio, come uno riservato, schivo, poco amante della vita mondana...
E invece... Lui stesso mi aveva raccontato che prima di sposarsi con il cugino ne avevano combinate di belle!”
“Qualche volta il cugino Franco è venuto a trovarci, quando ancora era in vita mia madre di cui aveva rispetto.
Mia madre allora gli preparava tutte cose siciliane: pasta e melanzane, involtini di sarde, finocchietti in insalata con alici e capperi, caponatina...
Lui volentieri veniva a mangiare, e ogni volta portava vini pregiati, champagne, cannoli siciliani che faceva arrivare da Catania... Questo almeno era quello che ci voleva far credere, fin quando non abbiamo scoperto che in via Torino c’era un pasticcere siciliano che preparava dolci ...
Ha fatto da testimone alle nozze degli zii.
Saverio e Maria lo hanno frequentato per tanti anni, e almeno una volta alla settimana - la domenica - lui li portava al ristorante”
Qui la zia Teresa aveva fatto una pausa come per riordinare i ricordi. “Lui si era invaghito di Maria ...”
“Ma no, cosa dici...” era Carla che ora parlava
“Per me si! Ho sempre avuto questo sospetto. Del resto Maria era una bella donna e a chi non piaceva...e al cugino Caruso le donne belle piacevano...
Ricco, scapolo, viziato, amante della bella vita avrebbe fatto carte false per aggiungerla al suo lungo elenco di conquiste!”
“Ma che dici zia. Se con lo zio Saverio erano come culo e camicia che parevano loro due amanti...!”
A Carla non era sfuggita che ciò che aveva appena detto il marito - parole pronunciate senza malizia - non era piaciuto alla zia Teresa che aveva fatto una smorfia di disappunto.
“Fiore, queste cose non dirle neppure per scherzo!”
“Ma dai zia, non prendertela...è stata una battuta!”
“Ma certe cose non si dicono. E’ vero che il cugino Caruso era sempre con Saverio. Era lui a cercarlo. Poi le cose d’un tratto cambiarono e non so dirvi perché. Per diversi anni non si videro più!”
Pausa.
“Qualche giorno fa, prima di coricarsi, mio fratello mi ha consegnato questa busta chiusa, questa, dicendomi che è da dare a Franco Caruso. Non mi ha voluto dire cosa contiene.
Ha solo detto che sono cose importanti.
Fiore, la consegnerai tu al cugino...per favore!”


(continua)

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piazzascala.it - agosto 2017