CAPITOLO QUATTORDICESIMO   
 

La zia Teresa già dalle prime ore della mattina non riusciva più a trattenere le lacrime.
Era triste e non riusciva a nasconderlo.
Quando Fiore e la moglie partiranno lei rimarrà sola in quelle case così grandi e vuote.
Teneva tra le mani tre buste: la prima conteneva il testamento olografo dello zio Saverio.
Aprì la busta lentamente. Le mani le tremavano così come la voce. Mentre lo leggeva con la cadenza siciliana che non ha mai corretto in tutti questi anni non riusciva a frenare le lacrime che le scendevano copiose.
Zio Saverio aveva lasciato - come era comprensibile - tutto ai nipoti. Li citava entrambi: “...ai miei carissimi nipoti Fiore e Carla... lascio tutto quello che ho per le ore passate insieme a me e alla mia diletta moglie Maria prima che il destino portasse lontano da noi il carissimo nostro...”
Lo zio aveva sofferto la lontananza del nipote quando aveva dovuto lasciare la “sua” Milano perché promosso procuratore.
A Milano Fiore aveva lavorato dodici anni spostandosi da una agenzia all’altra della città.
Usciva di casa alla sette del mattino per fare ritorno alle sette di sera.
A quei tempi erano tre i “colloqui” che si dovevano affrontare per ottenere la promozione; e per ottenerla era necessario anche dare la “disponibilità” a trasferirsi.
In Sardegna cercavano una persona.
“Non posso rifiutare, zio”
“Ho studiato e lavorato per passare di grado, e ora che faccio, dico di no?”
Ma lo zio non era contento e non riusciva a mascherare il suo disappunto:
“Una volta via da Milano non ci tornerai più!”
“Non è detto, zio...”
“Da via Sardegna dove hai vissuto con noi... alla Sardegna...Come gioca con le persone il Destino!”
E nonostante cercasse di auto convincersi, non poteva darsi pace. Quella notte, stringendo la mano della moglie, nel buio, non riuscì a trattenere le lacrime e prendere sonno.
“Saverio è giusto che vada. Lo sai anche tu che in banca hai lavorato per quarantanni... Lo devi lasciare andare senza che abbia rimorsi, o rimpianti, o senta che ci deve qualcosa...
Noi abbiamo dato, con amore, perché era giusto così. Ma la vita è sua e la deve vivere come vuole senza avere vincoli con noi, che siamo vecchi.”
Lo zio Saverio aveva lasciato tutto ai nipoti: la casa, i risparmi di una vita.
Nel testamento aveva elencato le cose con precisione, con quella sua grafia ordinata di altri tempi.
Non c’éra da sbagliare.
“Consegnerò personalmente al Notaio Amato il testamento olografo dello zio perché lo pubblichi.
In un secondo momento si dovrà provvedere direttamente a fare il giro delle banche per disporre dei risparmi...”
“Ci saranno documenti da preparare”
“Certamente”
“E chi...?”
“Sarà come per la zia Maria. Mi farò aiutare da Attilio Giustolisi che è avvocato e di queste cose se ne intende. Tu stai tranquillo. Appena pronti te li spedisco. Tu li leggi, li firmi e me li rimandi.”
Poi la zia Teresa, dopo aver spostato delicatamente le carte del fratello, aveva consegnato nelle mani del nipote una seconda busta. “Questa contiene il mio testamento. E’ la copia per voi due. l'originale lo darò al Notaio che è lo stesso dello zio. Non potete sbagliare”
Poi dopo aver fatto una pausa per sfilarsi gli occhiali per pulire le lenti, aveva ripreso a parlare:
“Da domani sarò sola. Vivrò di ricordi come fanno tutti i vecchi che hanno un futuro assai limitato.
Ho settantasei anni e quanto ancora mi ristari a vivere?
Pure io lascio quello che possiedo a voi e ai vostri figli se un giorno ne avrete. Questa casa, quella di Ischia dove ho trascorso gli anni più belli della mia vita, i miei risparmi...
Sono vostri e ne disporrete come vorrete!”
Fiore e Carla avrebbero voluto ringraziarla e abbracciarla, ma per pudore e vergogna si erano trattenuti limitandosi a sussurrarle:
“Grazie”
“Ma c’è pure una terza busta, e questa ve l’ha lasciata mio fratello perché la consegniate al cugino Franco Caruso.
La consegnerai tu, Fiore. Io non ce la faccio ad affrontare un così lungo viaggio fino a Malamore anche se mi piacerebbe tornarci nella mia Sicilia.
“Perché a Malamore, zia?”
“Perché il cugino a Malamore è da diversi anni”
“Non ne sapevo nulla”
“Lo abbiamo saputo tempo fa che si era ritirato nella sua villa e che vive con una vecchia governante”
“Ah, come mai?”
“Non lo so. Da qui partì un bel giorno...Fu una decisione presa all’improvviso, senza avvertire, senza dire una parola ...Lo zio se ne dispiacque assai! ”
“Lo credo bene, erano così uniti!”



(continua)

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piazzascala.it - giugno 2017