La zia Teresa già dalle prime ore della mattina non riusciva più a
trattenere le lacrime.
Era triste e non riusciva a nasconderlo.
Quando Fiore e la moglie partiranno lei rimarrà sola in quelle case così
grandi e vuote.
Teneva tra le mani tre buste: la prima conteneva il testamento olografo
dello zio Saverio.
Aprì la busta lentamente. Le mani le tremavano così come la voce. Mentre
lo leggeva con la cadenza siciliana che non ha mai corretto in tutti
questi anni non riusciva a frenare le lacrime che le scendevano copiose.
Zio Saverio aveva lasciato - come era comprensibile - tutto ai nipoti.
Li citava entrambi: “...ai miei carissimi nipoti Fiore e Carla... lascio
tutto quello che ho per le ore passate insieme a me e alla mia diletta
moglie Maria prima che il destino portasse lontano da noi il carissimo
nostro...”
Lo zio aveva sofferto la lontananza del nipote quando aveva dovuto
lasciare la “sua” Milano perché promosso procuratore.
A Milano Fiore aveva lavorato dodici anni spostandosi da una agenzia
all’altra della città.
Usciva di casa alla sette del mattino per fare ritorno alle sette di
sera.
A quei tempi erano tre i “colloqui” che si dovevano affrontare per
ottenere la promozione; e per ottenerla era necessario anche dare la
“disponibilità” a trasferirsi.
In Sardegna cercavano una persona.
“Non posso rifiutare, zio”
“Ho studiato e lavorato per passare di grado, e ora che faccio, dico di
no?”
Ma lo zio non era contento e non riusciva a mascherare il suo
disappunto:
“Una volta via da Milano non ci tornerai più!”
“Non è detto, zio...”
“Da via Sardegna dove hai vissuto con noi... alla Sardegna...Come gioca
con le persone il Destino!”
E nonostante cercasse di auto convincersi, non poteva darsi pace. Quella
notte, stringendo la mano della moglie, nel buio, non riuscì a
trattenere le lacrime e prendere sonno.
“Saverio è giusto che vada. Lo sai anche tu che in banca hai lavorato
per quarantanni... Lo devi lasciare andare senza che abbia rimorsi, o
rimpianti, o senta che ci deve qualcosa...
Noi abbiamo dato, con amore, perché era giusto così. Ma la vita è sua e
la deve vivere come vuole senza avere vincoli con noi, che siamo
vecchi.”
Lo zio Saverio aveva lasciato tutto ai nipoti: la casa, i risparmi di
una vita.
Nel testamento aveva elencato le cose con precisione, con quella sua
grafia ordinata di altri tempi.
Non c’éra da sbagliare.
“Consegnerò personalmente al Notaio Amato il testamento olografo dello
zio perché lo pubblichi.
In un secondo momento si dovrà provvedere direttamente a fare il giro
delle banche per disporre dei risparmi...”
“Ci saranno documenti da preparare”
“Certamente”
“E chi...?”
“Sarà come per la zia Maria. Mi farò aiutare da Attilio Giustolisi che è
avvocato e di queste cose se ne intende. Tu stai tranquillo. Appena
pronti te li spedisco. Tu li leggi, li firmi e me li rimandi.”
Poi la zia Teresa, dopo aver spostato delicatamente le carte del
fratello, aveva consegnato nelle mani del nipote una seconda busta.
“Questa contiene il mio testamento. E’ la copia per voi due. l'originale
lo darò al Notaio che è lo stesso dello zio. Non potete sbagliare”
Poi dopo aver fatto una pausa per sfilarsi gli occhiali per pulire le
lenti, aveva ripreso a parlare:
“Da domani sarò sola. Vivrò di ricordi come fanno tutti i vecchi che
hanno un futuro assai limitato.
Ho settantasei anni e quanto ancora mi ristari a vivere?
Pure io lascio quello che possiedo a voi e ai vostri figli se un giorno
ne avrete. Questa casa, quella di Ischia dove ho trascorso gli anni più
belli della mia vita, i miei risparmi...
Sono vostri e ne disporrete come vorrete!”
Fiore e Carla avrebbero voluto ringraziarla e abbracciarla, ma per
pudore e vergogna si erano trattenuti limitandosi a sussurrarle:
“Grazie”
“Ma c’è pure una terza busta, e questa ve l’ha lasciata mio fratello
perché la consegniate al cugino Franco Caruso.
La consegnerai tu, Fiore. Io non ce la faccio ad affrontare un così
lungo viaggio fino a Malamore anche se mi piacerebbe tornarci nella mia
Sicilia.
“Perché a Malamore, zia?”
“Perché il cugino a Malamore è da diversi anni”
“Non ne sapevo nulla”
“Lo abbiamo saputo tempo fa che si era ritirato nella sua villa e che
vive con una vecchia governante”
“Ah, come mai?”
“Non lo so. Da qui partì un bel giorno...Fu una decisione presa
all’improvviso, senza avvertire, senza dire una parola ...Lo zio se ne
dispiacque assai! ”
“Lo credo bene, erano così uniti!”
(continua)
piazzascala.it - giugno 2017