CAPITOLO DODICESIMO   
 

Le ceneri dello zio vennero tumulate accanto a quelle della moglie.
Gli zii erano stati previdenti e, come sempre, avevano lasciato tutto per iscritto.
Avevano anche pagato in anticipo sia per il funerale che per la cremazione e la tumulazione.
Al termine della cerimonia Fiore, Carla e la zia Teresa avevano salutato ad uno ad uno parenti e amici che avevano voluto accompagnare il feretro fino al Cimitero.
“Quando rientrate?” aveva chiesto Immacolata Puglisi a Fiore.
“Penso domenica sera salvo imprevisti”
“Allora non ci vediamo”
“Non ce la facciamo. Vogliamo stare vicini alla zia, adesso che...” “Già fate bene!”
“Ora è rimasta proprio sola...”
Rientrati a casa e spogliati degli impermeabili si erano accomodati nella sala da pranzo dello zio Saverio.
“Io preparo la cena” aveva detto Carla rivolta al marito e alla zia Teresa che nel frattempo si erano sistemati uno di fronte all’altra attorno al tavolo di marmo.
Quale era stata l’ultima volta che si erano riuniti intorno a quel tavolo per una occasione importante?


Ricordava.
Era stato un ultimo venerdì del mese di ottobre, il giorno che la "sciura” Giovanna, la portinaia di via Sardegna, gli aveva consegnato la raccomandata.
“La è per lù... " disse mettendogli la lettera in mano.
Era della banca dove aveva sostenuto gli esami scritti e il colloquio per essere assunto.
Quella volta il ragazzo non prese l’ascensore, preferendo salire gli scalini a quattro a quattro. Quando entrò in casa era senza fiato.
“Ma cosa succede?” domandò la zia Maria con fare allarmato mostrando con una smorfia il suo stupore alla vista del nipote tutto rosso in volto.
“La lettera...” sussurrò Fiore col poco fiato che gli era rimasto.
“La lettera?” ripetè la zia
“E’ della banca...Chiama lo zio e la zia Teresa. Ci dovete essere tutti!”
Era emozionato quella volta. Emozionato e tremante.
Quando tutti e quattro ebbero preso posizione intorno al tavolo di marmo, solo allora, il ragazzo iniziò ad aprire la busta. E nel mentre pensava: “ E se non sono stato preso che figura di cazzo ci faccio con gli zii? Forse avrei fatto meglio leggerla prima, da solo, senza strombazzamenti !
Ma ora è fatta; ci siamo... fatti coraggio!”
Lesse la lettera sotto voce, mentre l’attenzione, lo sguardo degli zii erano concentrati ora sul nipote, ora su quel pezzo di carta.
Lui sentiva i loro sguardi e addirittura poteva udire i battiti accelerati dei loro cuori tanto erano emozionati.
“Allora che dice?...Ci vuoi fare morire tutti!” esclamò la zia Teresa visto che Fiore ancora non aveva sollevato lo sguardo dal foglio.
“Cosa ti dicono?” domandò lo zio raschiandosi il rospo che gli si era piazzato di traverso in gola.
“Parla, mi sto sentendo male!” pregò la zia Maria.
“Mi hanno preso!” urlò Fiore lanciando il foglio per aria e balzando dalla sedia.
Poi corse ad abbracciare gli zii ad uno ad uno.
L’indomani, sabato 31 ottobre lo zio Saverio portò tutti al ristorante a festeggiare.
Il primo di dicembre di quello stesso anno Fiore Russo di anni diciannove - diplomato ragioniere al Carlo Cattaneo di Milano - entrò a lavorare in banca.


(continua)

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piazzascala.it - marzo 2017