VENNE - VIDE - SCOMPARVE
L’aveva
letta attentamente soppesando bene ogni parola. Sapeva che le
circolari della Direzione Centrale erano studiate e ristudiate,
che ogni circonlocuzione, ogni virgola aveva la sua ragion
d’essere.
« ... se per ovvie ragioni la risposta al patrocinatore
raccomandante sarà, come si usa, gentile, non si illuda
alcuno...
«... questo è il nostro pensiero a conforto ed a sostegno di
coloro che lavorano seriamente fidando soltanto nelle proprie
forze e nell’equità di chi ha il compito di giudicarli... »
Era una circolare di giustizia di cui egli sentiva l’intima
grandezza, il virile tenore di una onestà che non cede a
sollecitazioni, inviti, pressioni. Una onestà unanimamente
richiesta, desiderata, bestemmiata.
Aveva respinto l’insinuazione che i patrocinatori erano talmente
tanti che bisognava decimarli in qualche modo per salvare i
propri pupilli e scoraggiare la concorrenza.
Lui pensava che essere Vice Direttore addetto al personale era
una grave responsabilità perchè in fondo da lui dipendeva il
sostenere o il sotterrare una pratica, una domanda di impiego,
una raccomandazione, significava forse talvolta decidere
veramente di una vita, di una famiglia, di un futuro, di un
merito.
Questa circolare parlava chiaro ed egli la condivideva nel suo
intimo; anche se non era troppo consigliabile farne ampi
commenti positivi perchè se per Hitler i trattati erano carta
straccia, per alcuni suoi Capi le circolari di quel tono erano
carta stampata, erano una cortina fumogena ad uso degli ingenui.
Quando doveva prendere delle decisioni di questo tipo gli
riaffiorava di riflesso tutto il suo passato di giovane
esploratore, la sua giovinezza buttata con entusiasmo dietro una
legge d’onore che non ammetteva compromessi, una legge di
giustizia, di cavalleria, di altruismo in cui aveva creduto con
tutto il cuore e che, nell’ambito del suo giovane mondo, aveva
veramente cercato di attuare.
Ora gli era più difficile: il tarlo della indifferenza lo stava
rodendo, l’andare contro corrente era faticoso, specialmente se
accompagnato dalla solitudine dell’azione. Quando Renoir, il
noto pittore francese, che da giovane lavorò come decoratore di
porcellane nella bottega del signor Lamy, lasciò il suo lavoro
per intraprenderne un altro, sintetizzò con una chiara frase una
posizione comune a molti bancari: « Ti lasci portare dalla
corrente come un turacciolo... ogni tanto dai un colpo di remi a
destra o a sinistra, ma sempre in direzione della corrente... »
Questa d’altra parte aveva potuto essere la sua posizione ante
carica, ante circolare della direzione Centrale, ora era il
momento di far riprendere degnamente alla coscienza il posto
giusto, alla ragione la sua logica, alla capacità il giusto
riconoscimento.
Assumere un impiegato però con tutte quelle annotazioni
marginali alle pratiche (sentire il Direttore A, vedi lettera di
Monsignor B, amico di C, presentato dalla ditta E) era una cosa
impervia e molto spesso fino a quel momento aveva declinato
l’incarico sottoponendo la rosa dei candidati, senza alcuna sua
considerazione, agli organi superiori.
Gli sembrava vile, e forse lo era, o forse faceva così per
giustificare se stesso e la sua volontà scialba e adattevole.
Ora c’era invece un complesso di coscienza, una ribellione a
rompere quel cerchio vizioso, un desiderio di purificazione e di
riparazione.
Questa circolare metteva il dito su una piaga, cercava forse di
giustificare o forse di mascherare le voci insistenti, le
lamentele le accuse di una prassi carrieristica corrotta e
invalidata da vizi d’autorità.
Era il momento della verità: voleva giustizia e non cercava
riconoscenza.
Riconoscenza poi che in genere poteva essere il prezzo di un
ricatto oppure non era altro che il desiderio segreto di nuove
facilitazioni, secondo l’impulso umano di non essere mai
soddisfatti di quello che si è e di quello che si ha.
Voleva giustizia perchè lui non l’aveva avuta: se suo fratello
non fosse stato direttore di una Filiale di un altro Istituto
anch’egli sarebbe stato ignorato da secoli e questo sentimento
attuale poteva chiamarsi in un certo senso rimorso nel vedere
colleghi entrati nello stesso anno arrancare ancora al primo o
al massimo sul secondo gradino della scala inferiore degli
ordini monastici bancari, mentre lui, da un pezzo, li aveva
scavalcati. Sentimento comunque raro duna sensibilità non ancora
del tutto sepolta dalla meccanizzazione della vita, sentimento
che i più preferiscono tacitare per illudersi di poter dormire
sonni tranquilli.
La sede in cui lavorava era piuttosto grande e vi erano due
Vice-Direttori, lui ed un altro. La vita era piuttosto monotona,
ma l’albero della sua personalità, egli ben l’osservava, da
quando aveva preso posizione sulla famosa circolare, veniva
sovente potato.
Era talvolta una parola secca, un commento, una esortazione a
tener conto di certi fattori non trascurabili nel proporre
avanzamenti o sistemazione di uffici, nel valutare gli uomini
con una serenità... fuori epoca.
Lui incassava, un poco turbato e stizzito, ma col cuore
tranquillo e la testa alta commiserando quei deboli, quei
sottomessi, quegli egoisti.
Egli non voleva dire a nessuno « Sta bene che le ho concesso
un ‘ad personam’ extra, ma veda di far sparire quel sorriso
quando esce di qui... » — Erano sotterfugi bambineschi
perchè tornavano a galla prima o dopo, creando malumori o
dissapori e perdita di fiducia, facendo considerare normalità
l’intrigo, quando si veniva a saper tutto.
« Miser chi mal oprando si confida che ognor star debba il
maleficio occulto »
Comunque egli era deciso. La battaglia iniziò per un cassiere
che voleva lasciare lo sportello e passare agli uffici contabili
sia perchè non riusciva più a tollerare la ressa davanti a lui
che lo innervosiva a tal punto da farlo sudare e sbagliare (e
gli errori di cassa si dovevano pagare!!) sia perchè aveva
anch’egli il diritto di non essere condannato a vita a
quell’insano lavoro con l’unica prospettiva debilitante di
introitare soldi e soldi per una massa di clienti pretenziosi ed
adulati, coi nervi a fior di pelle per la tensione che
raggiungeva, anche sotto un’apparenza tranquilla, un
elevatissimo numero di ‘volte’.
Era una evidente forma di esaurimento e crisi di scoraggiamento
che da una parte faceva dire « gli passerà! », dall’altra
si sottolineava « non è giusto lasciarlo andare avanti così!
», con una evidente disparità di vedute che il V.D. teneva a
porre in evidenza, dividendo la sua dall’altra responsabilità
per una situazione che andava man mano deteriorandosi.
All’epoca stabilita ogni anno per gli spostamenti, l’altro
Vicedirettore andò Condirettore in un’altra Filiale ed un
Procuratore locale ne prese il posto.
« Lascia perdere — lo consigliava — non è uno che a loro
interessa, è inutile combattere una batttaglia per un cassiere
nervoso. In fondo a te che te ne importa? oppure è un tuo
parente o hai il tuo tornaconto? »
No non era nè suo parente, nè amico e tanto meno egli ne aveva
un tornaconto: anzi l’aveva già avuto anticipato nel non essere
stato promosso. Ma anche questo ormai non gli importava più: era
il far prevalere una questione di principio, sancito dalla
famosa lettera, era il solo modo corretto ed onesto di trattare
con altri uomini che il destino non aveva posto sopra di loro e
che da loro attendevano giustizia e comprensione. Anzi che
avevano il diritto di averle entrambe.
Il Vice insistette presso la Direzione.
Di fronte alla linearità della proposta, considerando pure tutti
i requisiti collaterali che potevano fare di quel cassiere un
ottimo segretario e propagandista assai più quotato e stimato e
conosciuto di altri elementi di segreteria chiamati a svolgere
tale mansione, il Capo Filiale si faceva a rispondere
affermativamente, anche se subito veniva di seguito la solita
frase dilazionatoria o quel ‘vedremo appena possibile’ che
tentava di togliere altre illusioni o le già prese decisioni.
Come boy scout lui, il Vice, aveva sempre avuto grande fiducia
nel prossimo e stimava più abbietto diffidare degli amici che
essere ingannato da loro. Aveva la percezione dai discorsi del
Capo di essere tradito e preso per il fondo, ma conservava la
segreta speranza che il lato buono, che ciascuno ha dentro di sè,
anche se compresso dall’egoismo, sarebbe di poi uscito fuori,
forse all’ultimo momento, ma a conferma che a dare fiducia la si
ottiene.
Perciò quando si presentò nuovamente l’occasione di una sedia
vacante in segreteria, egli si premurò di far presente al
superiore, promesse e possibilità.
Fu una discussione pacata, ma lunga, intersecata da se e da ma,
di riserve e di diverse prospettive, di convenienze e di momenti
politici, di cento questioncelle che facevano scivolare quel
‘si’ di approvazione fuori del campo di gioco, sempre preso al
laccio con cauto ottimismo e riportato sulla pista di lancio
dall’attento Vice.
Non si concluse, si dovette soprasedere per sopraggiunti impegni
e rinviare all’indomani, con sollievo dell’uno, che però in
fondo si era anche lui convinto che una volta tanto si poteva
far giustizia, ed insoddisfazione dell’altro che temeva nel
rinvio una mossa politica per non giungere ad una soluzione.
Il cassiere si ebbe un temporaneo sorriso, una attestazione di
solidarietà e poteva anche non accendere un cero a Sant’Eleuterio
poiché si sarebbe arrivati in porto ad ogni costo, rompendo il
cerchio dell’omertà carrieristica dando un’oncia di sangue nuovo
ad un sacrificato.
Il Divino però si fece sentire e per quei misteri che rafforzano
negli uomini la tentazione a non essere troppo buoni perchè il
Signore se li piglia troppo presto, anche il Vice Direttore,
colto la sera da un infarto, lasciò casa ed Istituto per fare
col buon Dio l’estratto conto della sua vita.
Il cassiere naturalmente rimase cassiere.
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MODI DI DIRE
Molto spesso per giustificare un mancato avanzamento o per
predisporre l’animo di uno all’attesa di qualcosa che ha da
venire e non viene mai, si ricorre ad una frase che ha ormai un
sapore sorpassato :
« Veda intanto di fare esperienza... »
Ma che cos’è l’esperienza se non il susseguirsi di sbagli nuovi,
invece dei vecchi che eravamo abituati a fare?
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Virginio Inzaghi
I bancari vil razza dannata:
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