LA LOTTA ANTIFURTO
Gli sembrava meschineria, ma il suo sangue ribolliva anche nelle
vene capillari, il suo spirito era invaso dal rigetto, non dello
spirito s’intende, ma di tutte quelle forme di furto più o meno
legalizzate, estorte, concesse o frodate, che vedeva
quotidianamente usate per arraffare fette, fettine, briciole ed
involto della torta bancaria.
Secondo lui, l’Istituto, la gran vacca da mungere, in quel caso
doveva mantenere una via meno equivoca: o favorire tutti o
difendersi dagli abusi, perchè la sua impressione era piuttosto
questa, che fossero tutte vie traverse, mascheramenti
anti-carro.
Il fatto che il Direttore della Filiale fosse nuovo, aveva fatto
aggiornare delle ‘consuetudini’, che in verità non erano
precisamente quelle del suo predecessore se non nella forma
lata, un po’ meno nella sostanza che era stata ovviamente assai
in meglio puntualizzata ed ampliata.
Forse questo discorso fatto a se stesso era chiaro per lui, un
po’ meno per quelli a cui aveva estrinsecato questa idea che,
riassunte in volgare, poteva corrispondere approssimativamente:
tutto ciò che il direttore di prima aveva concesso in minima
misura era raddoppiativamente rivendicato come prassi in uso.
Egli aveva ora in mano dei mandati da passare alla cassa per il
pagamento, ad esempio, delle prestazioni automobilistiche.
Funzionari ed addetti alla propaganda se ne givano nei dintorni
con la loro macchina per l’azione di raccolta e propaganda e
segnavano poi il percorso chilometrico, che veniva così loro
rimborsato alla tariffa di ammortamento... di un autopullman.
L’ampiezza della Provincia poi era divenuto ragguardevole, forse
era adesso una delle più grandi d’Italia e l’Istituto De
Agostini avrebbe probabilmente rifatto le carte topografiche e
stradali in corso, sulla fede delle richieste dei ‘rimborsi’
stradali.
Peccato che lo sapessero soltanto loro: Primo, Scarso, Pendente,
Astianette, Duo e ritorno era segnato per ben Cento Kilo- metri
e lui, che l’aveva fatto sovente in bicicletta per andare a
pesca e per funghi, sapeva che erano meno di Cinquanta di buona
strada asfaltata con molte curve e paesaggio bucolico.
E perchè poi questo giro veniva fatto sei volte la settimana e
da corrieri diversi?
Forse per il fatto che, oltre il reddito pro macchina, si poteva
sfruttare la regalia in natura di cui era abbondante il
fittabile, timoroso di essere costretto ad un rientro del conto
che non era in grado di effettuare e per il quale veniva fatta
una nota di rassicurazione di stabilità, di prosperità, di
andamento favorevole e difficoltà solo contingenti e
transitorie, nel modulo speciale di relazione serale circa i
risultati conseguiti?
E questa era solo una minuzia: più si saliva e più le forme, più
o meno evidenti, di uno sfruttamento ad oltranza di tutte le
possibilità offerte dalla Ditta, l’uso e l’abuso dei suoi mezzi
di locomozione, del personale, delle macchine per uso privato,
erano tanto correnti che ormai si sapeva per tradizione che il
lunedì l’uomo di fatica era a casa del... per le pulizie grosse,
il martedì la macchina dell’Istituto accompagnava la signora...
fino al capoluogo per gli acquisti settimanali, il mercoledì il
commesso era a fare il giro di alcuni particolari clienti che
erano soliti ‘offrire’ le ciambelle appena sfornate, il burro
fresco, il... resto, da recapitare a casa di... e così di
seguito.
Il pensiero che lo assillava era un misto di invidia per non
poter fare altrettanto ed una notevole quantità di sdegno
genuino nella convinzione che tutto questo, moltiplicato per
tutte le Filiali, era un grande abuso di potere ai danni
dell’Istituto e quindi della comunità che, ad ogni richiesta
contrattuale di aumento, si sentiva poi rispondere che non vi
erano fondi disponibili, che il bilancio minacciava di essere
deficitario, che le pretese erano assurde. Le pretese forse
erano solo quelle degli esclusi. E poi non era vero neanche
questa, poiché costoro si accontentavano di poco: le pretese
erano di chi già vampirava a destra e a manca « siti compulsi »,
poiché il loro sistema di arraffaggio era divenuto quasi
coscienza di diritto.
Forse era tempo che qualcuno, con stoico coraggio ponesse fine
all’ignominia. Anche Savonarola era stato bruciato, ma poi
acclamato come santo: vi sarebbe stato un po’ di turbamento
iniziale, ma poi avrebbero riconosciuto il grande suo merito.
Una sera si pose a tavolino e scrisse a lungo, pensatamente,
dettagliatamente. Poi rilesse ed aggiunse ancora,
meravigliandosi con se stesso per l’entità e la innumerevolità,
compiaciuto di una relazione reale, non monarchica, ma giusta,
veritiera, inoppugnabile, che avrebbe aperto gli occhi a chi di
dovere in modo da realizzare nella immensità dell’Impero
dell’Istituto, quanto già era stato realizzato dal genio romano,
la pace nel mondo, la guerra perchè nel mondo « ne iniustum
imperium sit!! »
La lunga lettera arrivò puntualmente a destinazione, fu
protocollata dall’apertura corriere, e passò di mano in mano
nella Gerarchia dell’Ufficio Centrale del personale, salì,
ridiscese, risalì con tutte le firme sghiribizzate di presa
visione e quindi rinviata con lettera accompagnatoria alla
filiale del delatore.
Era in una busta un po’ più grande del normale, in cui era
stampato in alto a sinistra la dicitura ‘Riservata personale’ e
diretta al Direttore della Filiale stessa.
Se vi fossero commenti o meno, recriminazioni o intimazioni,
osservazioni o critiche oppure tirate d’orecchi confidenziali
non è dato sapere.
Quando lui fu chiamato in Direzione, la vide là sul tavolo, in
bella vista, inequivocabile, inconfondibile, non proprio come
una lettera di credito. Lo strano, pensava lui, era che si erano
dimenticati di rispondergli e non era stato dato, come di
consueto, nessun cenno di ricezione, tranne quello.
Ora, su quel tavolo, la lettera aveva tutto l’aspetto di un capo
d’accusa, d’una soffiata della ‘mala’ sbandierata ai quattro
venti, d’una prova consegnata al ‘boss’, del tramonto di un
‘killer’.
Mentre gli occhi del Signor Direttore lo squadravano, lui si
sentiva impallidire mentre lo stomaco si contraeva e nella mente
si accavallavano precipitose le più varie congetture
catastrofiche e sadiche. Si sentiva quasi svenire ma non gli fu
detto di sedere, segno che l’incontro sarebbe stato breve oppure
che quello avrebbe scavalcato d’un salto la scrivania e
l’avrebbe aggredito, morso, dilaniato. Avevano tradito la sua
buona fede, la sua sete e fame di giustizia...
« Dal mese prossimo... » — disse il signor Direttore con voce
atona...
« Ecco è fatta... sono trasferito, sono licenziato, sono
confinato, sono eliminato... » Tutto questo balzò alla mente di
lui costernato e depresso che ora si sentiva soltanto delatore e
spia, più che martire della giustizia.
Il Direttore, proseguendo, alzò occhi di pietra su di lui: « ...
le verranno date duemila lire ad personam... veda di non farne
tanta reclames, come ne ha fatto per altre cose che non erano nè
di sua competenza, nè di sua pertinenza... vada pure!! »'
Lui non ebbe il coraggio di spiaccicare parola: uscì a testa
bassa, senza ringraziare, senza commentare, svuotato d’ogni
velleità, iniziativa, voglia qualsiasi.
Al di là di quella temuta porta, fuori, ebbe la intensa
sensazione di aver ricevuto i suoi trenta denari...
Forse invece al di là della porta qualcuno aveva sostituito la
grinfia con un sorriso ed ora pensava; ora sei dei nostri, sei
anche tu nel paese di Bengodi...
Virginio Inzaghi
I bancari vil razza dannata:
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