Una miniera di donne dimenticate: le cernitrici di Montevecchio e
le altre
di Doriana Goracci
VIDEO FOTO E RIFERIMENTI su
http://www.agoravox.it/Una-miniera-di-donne-dimenticate.html
Lo sapevate (io no) che la miniera era un luogo dove la presenza
delle donne italiane è sempre stata considerevole?
C'è poco di mio come potete leggere e vedere dappresso, ho solo
cercato di far emergere dal fondo queste donne e a volte anche
bambine, meravigliose, spesso ieri come oggi dimenticate: "..finchè
c'è una donna che piange per i suoi diritti calpestati è
obbligatorio non tacere."
Seguendo un gruppo su FB di Radio3, apprendo da Gianluca Diana che
Sabato 06 Maggio 2017 alle ore 14:30su Radio3 Rai - Passioni c'è
stata una Terza puntata dedicata alla Miniera Montevecchio, nel
Comune di Guspini.
Sa Mena - La #Miniera: Racconti di Minatori Sardi": Miniera,
sostantivo femminile in un mondo solo apparentemente di esclusiva
pertinenza maschile. L'importanza delle donne, dentro e fuori il
cosmo dell'attività estrattiva, è sempre stato considerevole. Ci
viene raccontato in tutta la sua importanza nelle storie riguardanti
le cernitrici, protagoniste della vita mineraria di Montevecchio e
dell'adiacente comune di Guspini. Luoghi dove la protesta operaia ha
vissuto momenti significativi, di cui rimangono memorie non solo
nelle parole dei protagonisti, ma anche in canti di lotta registrati
a trecento metri di profondità durante le occupazioni e mai
ascoltati in precedenza, in pellicole cinematografiche, in libri."
In un articolo di Cristina Muntoni del 2015, leggo e riporto anche
questo:
Era il pomeriggio del 4 maggio 1871. Al cantiere di Atzuni, nella
miniera di Montevecchio, un gruppo di donne e di bambine camminavano
verso un capannone con lo sguardo a terra, annichilite dalla
stanchezza. Avevano spaccato e insaccato pietre per tutto il giorno
con mani ormai ruvide e callose. L’avevano fatto, come sempre, sin
dall’alba, in rigoroso silenzio.
Il “caporale” non tollerava che si chiacchierasse e la punizione
sarebbe costata l’intera paga di una giornata. Il ricatto del pane.
Un costo troppo caro per chi lavora per sopravvivere.
Trascinavano le loro esistenze dentro abiti ruvidi e consunti,
svuotate da una fatica che annientava ogni slancio di vita. La
strada per tornare a casa era molto lunga. Ogni giorno arrivavano da
Arbus e Guspini a piedi. Erano donne disperate. Vedove di minatori,
mogli con troppi figli da sfamare lasciati a casa ad accudirsi tra
loro, bambine di famiglie in cui l’infanzia finisce il giorno in cui
si è in grado di rispondere agli ordini dei capiservizio.
«Se dopo le otto, dieci ore la stanchezza impediva di tornare a
casa, si poteva restare al cantiere e riposare sulle brande, dentro
dormitori senza servizi igienici né alcun tipo di confort – racconta
Iride Peis Concas che nel suo libro “Donne e Bambine nella miniera
di Montevecchio” (Pezzini editore) ha ridato un nome e un volto a
quelle donne che la storia e la memoria popolare aveva cancellato
troppo presto, relegando all’oblio le loro esistenze come se i fatti
accaduti fossero routine - Quel pomeriggio erano trenta le donne e
le bambine che rimasero nel cantiere a riposare sui giacigli. Sopra
il dormitorio c’era una grossa vasca d’acqua che serviva per lavare
i minerali, si ruppe e fece crollare il tetto. Morirono 11 donne. La
più anziana, Rosa, aveva cinquant'anni e la più giovane era una
bambina di undici, Anna». ’Archivio Storico Minerario IGEA,
attraverso i suoi 25.897 faldoni, 2.500 immagini, 2.582 documenti,
migliaia di cartografie, disegni e un numero incalcolabile di
materiale cartaceo, racconta questa e centinaia di altre storie
delle vite che hanno gravitato attorno alle miniere, rivelando una
presenza femminile poco nota, ma così forte da ridisegnare
l’immaginario collettivo che vuole le miniere un luogo popolato solo
da uomini. «In effetti le prime donne minatrici si sono avute solo
vent’anni fa e la ragione per cui prima non lo facevano era anche
legata alla superstizione – racconta l’archivista e ricercatore
dell’IGEA Roberto Caddeo, attorniato dai faldoni di un archivio che,
per la mole del materiale conservato, è considerato la raccolta di
documenti di carattere minerario e industriale tra i più importanti
in Italia e tra i più consistenti in ambito internazionale - Così
come nelle navi, in miniera si riteneva non potessero lavorare né le
donne né i preti. Tuttavia erano presenti molte donne che svolgevano
l’attività di cernitrici, bardellavano, vagonavano, spaccavano,
grigliavano e insaccavano il minerale pulito. Un’attività che
svolgevano anche le bambine».
Ho anche letto di un' altra miniera, talco e lavoro delle donne ..."
Nella lavorazione del talco le troviamo nel trasporto dei sacchi con
la slitta di un tempo, nella cernita a S. Sebastiano ai mulini, in
alcune fasi del lavoro ai mulini (vecchio insaccamento), nelle
pulizie, in cucina e fra gli impiegati.Una figura importante è la
padrona, Ada Villa, la Madama di ferro che costringeva a mesi di
lotta i minatori. Un’altra donna-padrona , la Rostagno, è ricordata
fra i precursori dell’Ottocento nello sfruttamento delle prime
miniere.Le donne dei minatori dovevano un tempo sopportare la
solitudine mentre gli uomini stavano nelle baracche di alta quota
per una settimana intera, e dovevano gestire la casa e i lavori di
campagna quando il marito era al lavoro.Le donne sono poi diventate
in tante delle vedove, ereditando la pensione dei minatori morti per
lo più di silicosi, come testimonia Carlo Ferrero.Oggi una donna,
Rossella, è da quasi vent’anni autista dell’appalto del trasporto
del talco e guida colossi da 200 quintali dalla miniera a Malanaggio."
Doriana Goracci - Capranica
Cantava De Gregori nella ragazza e la miniera |
Ora c'è una miniera che ci danno mille lire L'ora per andare giù Quando usciamo inciampiamo nelle stelle Perché le stelle quasi ormai non le vediamo più. Meno male che c'è sempre qualcuno che canta La tristezza ce la fa passare Se no la nostra vita sarebbe Una barchetta in mezzo al mare Dove tra la ragazza e la miniera Apparentemente non c'è confine Dove la vita è un lavoro a cottimo E il cuore è un cespuglio di spine. |