NOTA DEGLI AUTORI
 

la copertina (clicca sulle immagini per ingrandirle)
foto di copertina
portale della tenuta La Cinta dei Borgondio
sala con merli ghibellini
foto di retro copertina
Municipio di Cellatica

 

A Cellatica, quando gli anziani di oggi erano giovani, i punti di riferimento relativi al territorio e alla vita civile erano molto evidenti e contribuivano a creare un’identità ben precisa per chi abitava lo stesso luogo. Dagli anni Sessanta in poi qualcosa è mutato, anche se, rispetto ad altri paesi la situazione del nostro si può considerare migliore, è comunque cambiata la gente ed il suo modo di vivere la comunità: i rapporti tra le persone, le processioni, le rogazioni (riti religiosi annuali per propiziarsi il raccolto), le visite alle cappelle, le feste non hanno più il sapore di un tempo.
Sono ormai pochi coloro che si dedicano alla viticoltura e molti terreni sono stati urbanizzati, non si vede più l’esplosione primaverile della fioritura dei mandorli, dei ciliegi, degli alberi di pesco e di pero, e quella autunnale, non meno incantevole, delle foglie variopinte e dei frutti tardivi, che ammantavano le colline di un trionfo di colori.
Ora la quotidianità si è radicalmente trasformata, ormai all’insegna della meccanizzazione, il profumo della fermentazione dei mosti, che invadeva ogni angolo del paese, è scomparso, come sono spariti i tini in legno, le antiche botti e le secolari “zerle”per misurare il vino, marchiate dalla Repubblica di Venezia, di cui Brescia era considerata la capitale di terraferma.
Non si distilla più grappa di contrabbando, come avveniva in tutte le famiglie, anzi, come si usava dire, nelle migliori famiglie di Franciacorta.
Il carattere un po’ fumantino dei suoi antichi abitanti, gelosi dei propri luoghi e dei beni comuni, come gli edifici di culto, i corsi d’acqua, i roccoli, i vigneti, e ben decisi, nei secoli passati, ad accettare il forestiero solo quando, dopo cinquant’anni di residenza, avesse dimostrato attaccamento al paese, ci ha fatto pensare al “ribollir dei tini e all’aspro odor dei vini” di carducciana memoria. Passione e veemenza che non impedivano però alle antiche famiglie contadine di consumare il rito della vendemmia aiutandosi a vicenda, con grande fermento e orgoglio per il prodotto della propria terra che coinvolgeva l’intera comunità e attorno al quale si è dipanata tutta la storia di Cellatica.
Ora l’ambiente appare sempre più un bene di consumo e non un bene da tutelare.
Molti oggi non riescono più a sentirsi comunità ed a vivere il proprio paese come un luogo del cuore, lo abitano, ma non lo sentono, non lo riconoscono più.
Cellatica, una bomboniera, l’ha definita qualcuno con affetto, ma il legame ancestrale con il luogo in molti non c’è. D’altro canto chi non vi è nato e cresciuto fatica a riconoscerlo suo, come invece succede a chi vi ha da secoli le proprie radici. Ed è proprio in nome di queste che vogliamo, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ricordare la storia e l’evoluzione di Cellatica fino al Novecento quando la nostra nazione, unita dopo tante traversìe, mosse i primi passi. Vogliamo ripercorrere le origini del nostro paese e soffermarci sugli anni in cui ritornò libero dalla domi-nazione straniera e, con Brescia, nel 1859, prima tra le città del nord, fu annesso con plebiscito all’allora Regno di Sardegna.
Il Regno d’Italia nacque solo nel 1861, dopo la spedizione dei Mille di Garibaldi, che permise l’annessione del meridione, rimanendo esclusi però ancora il Veneto, Roma con parte del Lazio, il Trentino e il Friuli, annessi entro il 1918.
Quello dell’Italia unita è stato un grande ideale pur dovendo constatare, oggi, che si sono perse delle occasioni. Spesso coloro che sono stati paladini dell'Italia una ed indipendente, si sono scordati presto dei valori ispiratori e si sono fatti tentare, poco dopo, dai miraggi dell’espansione coloniale costata tanti morti e risorse che avrebbero potuto essere meglio impiegate per fare, oltre all'Italia, anche gli Italiani.
Dobbiamo evitare di cadere nell’eccesso di retorica e ricordare anche la scia di sangue che l’Italia unita ha rappresentato per il sud: l’impiego di 120.000 militari per quella che viene chiamata la repressione del banditismo costata oltre 10.000 vittime civili. Molti meridionali appoggiarono i banditi perché vedevano come un’occupazione militare quella del governo piemontese, con l’imposizione dei suoi sistemi e delle sue tasse, con la mortificazione delle attività economiche locali in contrasto con la sua politica di piemontesizzazione delle nuove terre.
La leva obbligatoria, poi, fu mal sopportata dai giovani del sud, anche se con il tempo si rivelò utile per la possibilità che offriva di muoversi dal proprio paese e di conoscere altre realtà del nuovo e variegato regno.
Vittorio Emanuele II, detto il Re Galantuomo, come primo Re d’Italia, per grazia di Dio e volontà della Nazione, avrebbe ben potuto dare un segnale di discontinuità tra la vecchia genealogia dei re di Sardegna e quella dei re d’Italia, scegliendo un nome nuovo al quale aggiungere il numero uno, come primo sovrano del nuovo regno.
È opportuno che i giovani conoscano le vicende storiche che riguardano la loro piccola comunità e quelle dell'Italia, cui si devono comunque sentire orgogliosi di appartenere, nonostante gli errori e le omissioni dei padri, perché proprio da lì si deve partire per migliorare e guardare avanti.
Abbiamo rivisitato, perciò, il passato di Cellatica, dalle testimonianze romane ritrovate sul territorio, all’evoluzione dei suoi abitanti, attraverso alcuni estimi delle famiglie più note e dei loro beni, dalle forme di amministrazione della comunità, prima di diventare Comune del regno d’Italia, alla situazione in cui si trovava dopo la dominazione austriaca, sia sotto l’aspetto fisico-geografico che economico-sociale, oltre al contributo concreto dato alla storia del Risorgimento da alcuni suoi concittadini.
A corredo di questo viaggio nel passato presentiamo, inoltre, una breve storia della chiesa parrocchiale, un essenziale saggio sui luoghi di sepoltura e i dati relativi all’evoluzione degli abitanti dal Quattrocento ad oggi.
Speriamo che emerga chiaro da queste pagine ciò che ha contribuito a creare l’identità storica e istituzionale del nostro paese perché crediamo opportuno far conoscere ai giovani da dove si viene se si vuole essere coscienti di dove andare.

Gli Autori
Cesare Bertulli - Fiorenza Marchesani Tonoli

 

(continua)
 

 

 

 

 

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piazzascala.it -  luglio 2016