Consulenza fiscale a cura di Pasqualino Pontesi, Dottore commercialista.

Articolo pubblicato su “il Quotidiano del Sud” di domenica 01 ottobre 2017
 

La dilagante infedeltà tributaria

 

L’evasione fiscale cioè l’occultamento consapevole con mezzi fraudolenti o con la mancata dichiarazione parziale o totale dell’imponibile assume dimensioni sempre più ampie ed allarmanti. Se poi ci si interroga sull’identità di chi evade, la risposta ricade su tutti coloro che non hanno un sostituto d’imposta, cioè un datore di lavoro o un ente pensionistico. Da più parti si sostiene che gli evasori si annidino fra i lavoratori autonomi, mentre il fenomeno non interesserebbe lavoratori dipendenti e pensionati poiché assoggettati all’obbligo della trattenuta effettuata dal proprio sostituto d’imposta. A questa visione, spesso definita semplicistica, si è obiettato che con le pratiche del lavoro nero e delle locazioni non dichiarate al Fisco, anche i lavoratori dipendenti e i pensionati sono responsabili di una quota non trascurabile di evasione fiscale. L’infedeltà tributaria dà luogo a gravi distorsioni nel sistema economico poiché altera la distribuzione del carico tributario tra i contribuenti. I cittadini onesti devono sopportare un più elevato peso fiscale, considerato che il fabbisogno finanziario deve essere fronteggiato e, di conseguenza, devono pagare anche per gli evasori. Un recente studio della Commissione Europea ha evidenziato che nel 2015 i Paesi appartenenti all’area della Ue hanno perso un totale di 152 miliardi di euro di Iva. E in Italia? L’evasione Iva ammonta a 35 miliardi di euro, collocando così il nostro Paese ai primi posti dell’Unione europea. Questi dati confermano che il numero degli italiani che si sottraggono, in tutto o in parte, ai propri doveri fiscali è molto elevato. E’ di intuitiva evidenza che il semplice contribuente quando deve pagare l’Iva se può la “evita”, sapendo già a priori che non la può portare in diminuzione delle imposte in sede di compilazione della propria dichiarazione dei redditi. Un comportamento scorretto che alimenta sempre di più il diffusissimo fenomeno dell’infedeltà tributaria. Uno dei doveri di solidarietà, a cui ci richiama la nostra Costituzione all’art. 53, è il concorso alle spese pubbliche in base alla propria capacità contributiva, cioè il peso di sostenere il pagamento dei tributi. L’imposta però deve essere accettabile, nel senso che non deve scoraggiare la produzione del reddito, considerato che è normale tentare di ridurre l’incidenza di una tassazione eccessiva e quindi al limite della sopportazione. Ed allora, che fare? Le uniche misure efficaci per combattere l’evasione fiscale, come da più parti considerate, sono quelle volte a garantire norme che non siano sperequate, supportate da un’Amministrazione finanziaria tempestiva ed efficace nei controlli al fine di prevenire e reprimere gli eventuali illeciti. Una situazione che non può essere gestita con piccoli accorgimenti e aggiustamenti, ma che invece richiede una energica e vigorosa lotta contro il sempre più diffuso e preoccupante fenomeno dell’infedeltà tributaria.<<<<<

 

 

 

 

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piazzascala.it - ottobre 2017