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Tanti anni fa......
Dopo
gli ottanta, ma forse anche prima, si
presentano ai nostri occhi delle
situazioni che, se si tiene conto
dell'intervallo intercorrente fra di
loro, a volte anche di oltre mezzo
secolo, si potevano e si possono
considerare inimmaginabili nel loro
manifestarsi; e cio', e' successo e
succede anche in altri ambienti di
lavoro, sia pur - almeno a mio avviso -
in maniera diversa rispetto a tutto
cio' che ha contraddistinto la
nostra professione, nello specifico, di
bancari Comit. Mi pare infatti esista
un rovescio della medaglia rispetto agli
altri: tanto per fare un esempio, un
tecnico della Fiat, o di qualunque altra
azienda, molto difficilmente, salvo in
casi particolari che personalmente ho
sperimentato io in terra straniera,
avrebbe potuto mantenere rapporti
stretti, o anche di semplice e formale
amicizia, con i colleghi di lavoro
dislocati in tutto il mondo, come
oggettivamente sta succedendo nel caso
nostro, e cioe' di bancari che,
attraverso la miriade di filiali COMIT
sia in Italia che all'estero, potevamo
in qualche modo sentirci uniti anche non
professionalmente. Ricordo le telefonate
dall'estero, da tutta Italia, per motivi
di servizio che, alla fine si
trasformano e si sono trasformate
successivamente in vere e proprie
relazioni di affettuosa amicizia, con
colleghi di tante citta' italiane, da
nord a sud, ma anche del Canada,
dell'Europa e persino da Mosca,
Shanghai, Tokyo ecc. ecc.
Dico questo per raccontare come la COMIT,
a differenza di altre banche importanti
di allora, oltre a remunerarci ed
istruirci (alla faccia di tanti
detrattori che pur ci sono), ha saputo
creare ed alimentare un tessuto sociale
che non puo' non far piacere anche dopo
la quiescenza. Infatti, e vengo al
titolo di questo racconto, in questi
ultimi anni ho scoperto l'esistenza di
una forte reviviscenza di rapporti fra
colleghi che non vedevo ne' sentivo da 40-50 anni, ma anche da... 60 con riferimento al mio lavoro
all'estero. Ultimo incontro risale
solo a qualche giorno fa, esattamente
il 15 aprile scorso, a Treviso, con
Livio Tuveri, ex capo dell'esecutivo in
alcune filiali, in aggiunta a diversi
altri incontri del passato recentissimo,
e con i quali tutti, al momento
dell'incontro, non poteva non far
seguito un commovente abbraccio di molti
e molti minuti, sotto l'occhio
partecipativo delle nostre consorti.
Ogni volta in queste situazioni, e'
fatto d'obbligo ripercorrere il passato
non solo parlando di banca, ma anche di
fatti esterni che hanno caratterizzato
vari eventi estranei al lavoro. Sarebbe
lungo raccontare il tutto per cui, mi
limito, anche in ossequio all'ultimo
incontro, quello appunto con Livio
Tuveri, a ricordare, alcuni fatti della
sua famiglia di origine: il padre era
un esponente della Guardia di Finanza a
Bari e Venezia, come si evince dalle
foto sbiadite dei primi anni del 1900
dal valore altamente storico e che
meritano molta attenzione per " vedere
come eravamo ", ma poi, per stare sul
"leggero", i discorsi si sono spostati
nelle partite di calcio fra banche
durante le quali Livio prestava la sua...
opera in qualita' di portiere Comit.
C'era chi scherzosamente malignava su
Livio Tuveri dicendo che, essendo egli
magro e di poco peso corporeo nella sua
veste di portiere, fosse costretto a
mettere del piombo nelle tasche dei
calzoncini ad evitare che il vento (e
nel campo sportivo di Sant'Elena a
Venezia il vento soffiava sempre e
forte) lo spazzasse via dai pali della
porta... Ne e' prova, e questo e' un
ricordo personale forse gia' raccontato
su Piazza Scala, che durante una partita
contro il Banco di Roma, da "ala
sinistra" io feci un tiro con
l'intenzione di fare un passaggio al
centravanti, ma il vento devio' il tiro
direttamente in porta segnando uno dei
piu' bei gol della mia carriera
calcistica in maglia bianco-nera (ad
evitare... fraintesi, non giocavo
con la Juventus, ma con la Comit). I
giornali scrissero di un gol fatto ad
arte, professionalmente molto bello,
mentre io me ne sono guardato bene dal
chiedere la ... rettifica giornalistica
per dire che era stato il vento...a
segnare.
Tornando alle sensazioni che detti
incontri provocano, io mi sento di dire
che essi sono davvero utili e piacevoli
al punto da provare sensazioni legate a
qualche sprazzo di giovinezza, anche se
- ahime' - poi ci pensa l' anagrafe a
farci tornare alla realta'. E non solo
quella...