Pubblichiamo una nota del nostro "inviato" Francesco Saverio Indelicato (F.S.I.), che in questa occasione ha stigmatizzato l'assurdo comportamento del Fondo Sanitario Intesasanpaolo, che - pur in presenza di risultati di esercizio milionari (a cosa serviranno ad un ente senza finalità di lucro non ci è dato sapere, se non ad accumulare riserve - oggi superiori ai 100/mln. - che prima o poi faranno la gioia degli azionisti della banca....) - si ostina a obbligare gli iscritti ad acrobazie in sede di dichiarazioni dei redditi.
La soluzione proposta da F.S.I. è ragionevole e tutelerebbe le "paure" (!?) mai dimostrate di Fonti Istitutive e Consiglio di Amministrazione: provvediamo pertanto ad inviare il link alla presente pagina alle più significative associazioni di pensionati Intesasanpaolo (Anpecomit, Amici Comit, Pensionati Cariplo, Pensionati Sanpaolo, UNP, Fapcredito) affinchè intervengano su Giovanni Baroni (consigliere in quota pensionati) per farla inserire (se possibile) nel prossimo ordine del giorno del Consiglio di Amministrazione, possibilmente riferendone l'esito.
piazzascala.it
 

La “quota differita” è quella parte di rimborso che non viene erogata immediatamente, ma che -  subordinatamente  all’approvazione del bilancio annuale e quindi al risultato di esercizio della gestione di pertinenza - può essere erogata o meno entro il 30 giugno dell’anno successivo.
Questa erogazione differita  nei fatti è stata sempre effettuata agli iscritti in servizio ma non sempre agli iscritti in quiescenza a causa del risultato di esercizio negativo della gestione di pertinenza.
Il meccanismo in parola comporta una serie di adempimenti fiscali e una penalizzazione economica in sede di dichiarazione dei redditi. Infatti il dichiarante può portare in detrazione  il 19% delle spese mediche che non sono state oggetto di rimborso da parte del FSI (ivi compresa la quota differita) nel corso dell’anno  ma l’anno successivo (dato che la quota in questione viene erogata entro il 30 giugno successivo) si troverà come reddito proprio quell’importo che nella dichiarazione precedente era stata oggetto della detrazione del 19% e che deve pertanto essere sottoposto a tassazione. Con la conseguenza che il dichiarante - per favorirne la liquidazione - opta per il conguaglio irpef scontando così la penalizzazione economica tra l’aliquota marginale irpef e la detrazione goduta (in buona sostanza lo stesso importo che avevo portato l’anno prima in detrazione al 19% viene tassato al 40% circa). Proprio per evitare tutto questo la maggior parte degli interessati preferisce dare per erogata la “quota differita” nella dichiarazione dei redditi corrente anche se l’esperienza dimostra che potrebbe non essere erogata l’anno successivo (come storicamente avvenuto per i soli pensionati).
Considerato che a settembre/ottobre  di ogni anno - probabilmente sulla base di attendibili previsioni formulate su una situazione provvisoria di  bilancio del FSI -  viene anticipato il futuro riconoscimento della quota differita, non sarebbe più semplice procedere già a dicembre dell’anno solare di pertinenza alla erogazione al fine di evitare successivi macchinosi e penalizzanti adempimenti fiscali?
Il tutto potrebbe essere fatto mediante una sorta di accredito “con riserva” e fatto salvo l’impegno alla restituzione nel caso in cui in sede di approvazione di bilancio  il risultato di esercizio della gestione (o delle gestioni) non consentisse invece la liquidazione in questione. L’eventuale addebito potrebbe essere opportunamente rateizzato e configurato come “Restituzione quota differita anticipata e non dovuta” oppure  – se possibile – come “Maggiorazione individuale della quota di contribuzione” (e quindi fiscalmente detraibile).
Vista l’indisponibilità a individuare un diverso meccanismo di salvaguardia, in questo modo  si otterrebbe  non l’abolizione della “quota differita” ma almeno l’eliminazione delle complicazioni burocratico/fiscali ivi compresa la penalizzazione economica conseguente.

Francesco Saverio Indelicato (F.S.I.)

 

Un'associazione, che ringraziamo, ci ha già risposto:
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12 gennaio 2018 - Faccio riferimento a quanto segnali in merito alla proposta di Indelicato, riguardante le quote differite e mi farò carico di sollecitare Baroni a farla propria e presentarla in C.di A. del FSI. Devo però  evidenziarti che la illustrazione fatta contiene alcune imprecisioni. Se il contribuente sul mod. 730 espone l'importo del differito in maniera corretta (rigo D7 codice 4) la tassazione avviene nella misura del 20% che è comunque errata, in quanto il DPR 986 art. 21 comma 1 precisa che l'importo indicato deve essere tassato alla stessa aliquota di cui si è beneficiato (27% fino al 1994, 22% dal 1994 al 1997, 19% dal 1998). Se invece indica il codice 3 l'aliquota del 20% viene applicata a titolo di acconto con riserva di conguaglio per l'applicazione dell'aliquota marginale. Siamo a conoscenza che ci sono sollecitazioni presso la Direzione di Roma dell'Agenzia Entrate di esponenti incaricati dal FSI per comunque eliminare la stortura dell'aliquota al 20%, ma dicono che ci sono problemi di procedure informatiche!!?? Ciò premesso muoviamoci pure secondo l'ipotesi di Indelicato.

 

Un commento di Filippo Iasonna
- 13 gennaio 2018 -  Il Caf al quale mi rivolgo per la dichiarazione dei redditi mi ha sempre consigliato di barrare la casella “TASSAZIONE ORDINARIA” nella Sez. II Redditi a tassazione separata D7 per effettuare la compensazione con l’Irpef a credito. A detta loro in questo modo la liquidazione sarebbe avvenuta prima (come al solito in occasione del pagamento della pensione di agosto) anche se avrei perso qualche euro per l’applicazione dell’aliquota marginale Irpef invece di quella della tassazione separata. In questo ultimo caso il rimborso relativo avrebbe seguito un altro iter (acconto con riserva di conguaglio) con tempi più lunghi e avrebbe potuto comportare un eventuale accertamento per conguaglio. Ho sempre pensato che per pochi euro era meglio evitare di perdere tempo e anche ulteriori fastidi burocratici. Qualcuno che ha indicato nel 730 il codice 3 può intervenire e dire la sua esperienza?

 

Un commento di Giantino Gramaglia

- 13 gennaio 2018 - Buongiorno a tutti, mi permetto di confermare (come già risposto da una associazione) che, se il contribuente sul mod. 730 espone l'importo del differito in maniera corretta (rigo D7 codice 4,) la tassazione avviene nella misura del 20%. Non è quella del 19% che sarebbe corretta, ma secondo me è per il momento il sistema migliore in attesa di perfezionamento da parte di AGE. Consiglio amichevolmente al collega Filippo Iasonna di cambiare Caf:  La differenza del 20% rispetto all'aliquota marginale può portare a penalizzazioni consistenti.

 

Un commento di Felice Raffa
- 13 gennaio 2018 - Credo che state creando un problema che non esiste. Ho controllato il mio ultimo precompilato e l'Agenzia delle Entrate ha inserito automaticamente il rimborso sub D7 codice 4 e quindi tassandolo al 20% secco contro il 19% precedentemente goduto. Una differenza dell'1% non mi sembra poi un gran danno.
da Filippo Iasonna:  Dalla lettura dell'articolo si capisce chiaramente lo spirito della proposta: il problema non è quello dell'aliquota (che incide per pochi euro) ma la complicazione del meccanismo previsto dallo Statuto e i conseguenti adempimenti burocratico-fiscali. Per rendere tutto più semplice basterebbe solo un pochino di buona volontà.

 

Una seconda associazione, che ringraziamo, risponde così
La questione delle differite è stata inserita nella proposta di conciliazione posta agli atti della causa in corso, promossa dai quattro Consiglieri dei Pensionati contro la Cassa Sanitaria Intesa ed il Fondo Sanitario di Gruppo. Qualora gli Attivi provvedessero a pareggiare le perdite della sezione Pensionati, sino a concorrenza del loro utile, non vi sarebbe alcun motivo per mantenere in essere le “differite”, attualmente previste per le prestazioni “a rimborso”. Risulta che tale documento non sia mai stato discusso dalle cosiddette “fonti istitutive”: Banca e Organizzazioni Sindacali.

 

Un commento di Nicola Manna

La differita è una problematica comune a pensionati ed attivi, anche se gli attivi non hanno ancora subito effetti da una sua applicazione.
Quindi una soluzione che semplifichi la cosa è augurabile per tutti e non solo per una sezione.

 

Un commento di Ferdinando Pagani
Scusatemi, ma non sono riuscito ad entrare in piazzascala.it per cui ho girato su questa mail per esprimere tutto il mio appoggio per l'azione che è stata intrapresa.
E' una vergogna il protrarsi di questo "differito" che dopo tanto tempo non ha più ragione d'essere.
Purtroppo alla voce " pensionati " , come la storia italica ci ricorda, attingono in tanti sicuri che la così detta "voce" è molto flebile e non riesce a farsi valere.
Speriamo in un domani migliore e grazie per il tempo ed il lavoro che dedicate a questa impresa.