La
disastrosa alluvione che colpi' Firenze la mattina del 4 novembre 1966
causando incalcolabili danni al patrimonio culturale della citta' (architettonico,
artistico e librario) porto' allo spontaneo e solidale concorso di
innumerevoli istituzioni italiane e straniere per le operazioni di
restauro.
Fra queste vi fu anche la Banca Commerciale Italiana guidata da Raffaele
Mattioli.
Pochi giorni dopo la catastrofe furono versati dalla Comit 'agli Enti
culturali di Firenze' 15 milioni di lire, cifra elevata gia' nel mese
successivo a 73 milioni, con l'estensione dell'aiuto ai paesi limitrofi
toccati dalla calamita'.
Ma al di la' delle cifre, pure significative, l'apporto del banchiere si
estese anche ad indicazioni di natura 'metodologica'. Nell'urgenza dei
soccorsi, se era naturalmente indispensabile occuparsi dei piu' famosi e
ricchi musei ed enti, come le soprintendenze artistiche, la Biblioteca
Nazionale e l'Archivio di Stato - da lui definite 'stelle fisse' nella
bozza di una lettera del 18 novembre ad Alfio Russo, direttore de 'La
Nazione' - per questo non si potevano dimenticare i 'pianetini',
quella miriade di istituzioni 'minori' che costituiscono il tessuto
connettivo della citta' e la sua ricchezza; l'importante era 'non
dimenticare nessuno', in linea con la sua ferma convinzione nella
valenza del lavoro di base.
Fra gli enti 'minori' da considerare Mattioli suggeri', ad esempio, il
Gabinetto Vieusseux e la Biblioteca della Facolta' di Lettere
dell'Universita' di Firenze. E proprio verso di essi si indirizzo' il
suo specifico intervento. Nelle carte di banca, infatti, si conservano
le testimonianze del suo impegno di lunga durata per la ristrutturazione
e rimessa in funzione della sede del Gabinetto Vieusseux, allora in
Palazzo Corsini Suarez.
Francesca Gaido
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