Antonio De Rosa è tornato in argomento con il Presidente del CdA del Fondo Sanitario Integrativo al fine di ottenere i verbali del Direttivo dell'Ente. Pur ritenendo che la questione (che tuttavia condividiamo concettualmente con Antonio) sia da considerare obsoleta, il collega esprime tutta una serie di concetti che ci sembra doveroso portare all'attenzione dei soci del Fondo (in particolare facenti parte del personale in quiescenza) che, dopo alcune concessioni marginali che a nostro giudizio avrebbero dovuto costituire l'ossatura di ben più corposi provvedimenti, sono stati bellamente ignorati dal CdA e dalle Fonti Istitutive.
Del resto notiamo ancora con disappunto che De Rosa è l'unica voce che si leva da un assordante silenzio che coinvolge le Associazioni (in particolare Fapcredito, Anpecomit e Amici Comit - Piazza Scala) ma anche e soprattutto il nostro rappresentante Baroni che aveva assicurato a Sergio Marini un flusso di informazioni che purtroppo non abbiamo mai avuto (ribadiamo che forse ci aveva abituati male Filippo Vasta.....).
Premesso che della cosa terremo conto nell'indicazione dei prossimi consiglieri in quota pensionati, sul conto dei quali contiamo di raccogliere informazioni ben più accurate prima di proporli ai nostri lettori, di seguito riportiamo l'intera lettera di Antonio De Rosa.
Se la Sig.ra Angela Rosso vorrà intervenire con le sue argomentazioni saremo ben lieti di ospitarla (ovviamente senza nostri commenti) sul nostro spazio web, che - le ricordiamo - raccoglie ca. 10.000 visite al mese, di utenti Facebook e non.
Senza una decisa virata del FSI, la nostra raccomandazione è ancora valida: è opportuna la revoca dell'iscrizione alle organizzazioni sindacali presenti nel CdA segnalando il motivo alle Direzioni Centrali degli enti.
Di seguito riportiamo l'intera lettera del 15 maggio u.s. di Antonio De Rosa.
Alfredo Izeta
Gentile Angela Rosso, considerata la sua irremovibile posizione di rifiuto a fornire i verbale del CdA, analizzate le inconsistenti, e non avvalorate da riferimenti legislativi, ragioni opposte per il diniego, tenuto conto infine dell’ultima sua lettera datata 24/03/2016 dove ha preferito non confrontarsi sulle specifiche da me indicate, era impensabile ritenere che non sarei tornato in argomento (errore credere che una semplice e non professionale risposta avrebbe determinato un abbandono della contestazione). Inoltre tenendo presente la mia posizione di iscritto pensionato e il diniego in linea con il suo discutibile modo di agire come Presidente del FSI ma soprattutto come esponente sindacale della Fabi, appare inevitabile porre anche l’acento sul comportamento e sulle motivazioni di chi ricopre ruoli ben determinati.
Purtroppo Sig.ra Angela Rosso non sono allineato e non do credito alle affermazioni solo perché le ha pronunciate il Presidente del FSI nonché esponente sindacale, ma valuto criticamente i fatti e i comportamenti.
Fatta questa premessa occorre evidenziare che Lei non è un Presidente qualsiasi ma un Presidente esponente della sigla sindacale Fabi. Per definizione un’Organizzazione Sindacale attraverso i suoi dirigenti cura e difende gli interessi dei lavoratori, che per il FSI sono tutti gli iscritti (in servizio ed in pensione). Nel caso specifico rammentando le sue dichiarazioni e in coerenza con il ruolo di sindacalista, ci si sarebbe aspettato una presa di posizione a favore della mia richiesta e non un atteggiamento incompatibile con il suo ruolo di difensore degli iscritti (dal sito Fabi 16/07/2014 “In qualità di presidente, mi impegnerò in prima persona affinché la gestione del Fondo sia improntata a criteri di solidarietà sostenibile tra generazioni e trasparenza”, commenta a margine dell’elezione il neo-Presidente del Fondo sanitario integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo, Angela Rosso).
Tutto comunque poteva essere superato se avesse documentato o almeno esplicitato le reali ragioni della sua decisione anche perché impedimenti legislativi non ne esistono. Aver voluto invece dare una copertura giuridica al suo diniego (senza considerare le precedenti e diverse ragioni indicate dal Direttore che ha scomodato anche la Privacy) e non rispondendo alle mie puntuali evidenze, ha innescato il desiderio di fare ulteriori approfondimenti allargando le vedute.
La mancata consegna di verbali è peraltro da considerarsi un ulteriore elemento a conferma dei dubbi sulla funzione del sindacato come riferimento per i lavoratori e pensionati. L’essersi “impegnata” poi solo ed unicamente per gli iscritti in servizio (come del resto tutte le Sigle Sindacali) ignorando completamente i quiescenti, ha determinato in quest’ultimi una sfiducia totale nei rappresentati sindacali confermata dalle decisioni, sempre peggiorative per i soli pensionati, assunte dalle Fonti Istitutive e dagli Organi Satutari.
I quiescenti sono tutt’ora completamente abbandonati e trattati in sintesi come una categoria zavorra da eliminare.
Spero che per una questione di dignità non si chiami fuori da tali decisioni come qualche altro componente degli Organi Statutari che prendendo le distanze ha rimandato alle Fonti Istitutive tutte le responsabilità come se fossero terzi estranei.
Appurato quindi che la trasparenza è totalmente ignorata (sarebbe interessante sapere quali sono i suoi parametri sull’argomento) mi sarei aspettato che il concetto di “solidarietà tra generazioni” (sempre con riferimento alla sua affermazione) fosse da Lei concretamente messo in pratica avendo peraltro assunto una posizione di rilevo nel FSI. Riscontro invece un atteggiamento quasi di fastidio nei confronti dei pensionati e di assoluta indifferenza ai segnali di fondamentale importanza. Mi riferisco alla percentuale di abbandono dei neopensionati che nel 2014 è stata il 24% (32% gli esodati) e nel 2013 del 34,3%. Percentuali che avrebbero fatto riflettere chiunque, e un sindacalista sarebbe immediatamente intervenuto interpretando gli indicatori, preoccupanti e pericolosi, quali sintomo di un diffuso malcontento, ma che invece sono stati evidentemente considerati come fisiologici (oltretutto chi ha patologie importanti certamente non ha revocato l’iscrizione). Su tale evidenza ha peraltro ritenuto di non rispondere al delegato Francesco Vimercati nella seduta del 26/06/2015 trincerandosi dietro un generico e scontato risultato positivo della gestione quiescenti in funzione degli interventi effettuati (aumento delle contribuzioni e riduzione delle prestazioni) e dall’incremento del giro contabile dagli attivi passato dal 4 al 6%. L’economista Guido Menzio non avrebbe potuto fare di meglio.
Non bisognava essere dei luminari per ritenere che la struttura e i parametri stabiliti in sede di costituzione, a cui Lei a quanto pare ha partecipato attivamente, avrebbero portato con certezza il comparto quiescenti sistematicamente in negativo, bastava chiedere a chi vende patate e cipolle di un mercato rionale che avrebbe centrato la risposta senza sbagliare.
Si modifica lo statuto per alcune disposizioni quasi insignificanti come ad esempio la facoltà dei familiari maggiorenni di richiedere l’esclusione dal Fondo Sanitario e si evita di riesaminare i parametri per considerare un familiare “a carico” o “non a carico”. Un reddito di 2.840,51 o di 40.000/60.000 euro per il FSI non fa differenza, la contribuzione è identica poiché calcolata sull’imponibile del iscritto titolare (per un pensionato è incrementato di 5 volte. Familiare a carico 0,25% non a carico 1,50%). Tenuto conto dell’attuale precarietà di occupazione, i redditi così bassi non possono che riferirsi a dei giovani che effettuano dei piccoli lavori part time, e la questione assume una rilevanza sociale importante. Argomento completamente ignorato dalle Organizzazioni Sindacali e non mi risulta che Lei Angela Rosso abbia posto la questione nelle sedi competenti.
E’ opportuno rammentare che il Fondo Sanitario Integrativo non ha scopo di lucro e mira a fornire prestazioni a tutti gli iscritti. La divisione delle due categoria “in servizio” e “quiescenti” (che potremmo chiamare iscritti si serie A e iscritti di Serie B) avrebbe avuto un senso se avesse riguardato solo l’aspetto contributivo e non anche le prestazioni. Che il pensionato “costi” di più è fuori discussione tant’è che ha una contribuzione tre volte più alta di chi è in servizio e oltretutto recentemente sono state aumentate, con la Sua approvazione, anche le aliquote dei familiari al fine di riportare la sezione in attivo (sul perché chiudesse sempre in rosso vedere quanto già scritto). A fronte di questo, la logica avrebbe voluto che le prestazioni fossero le stesse per tutti. Infatti l’art. 2 dello statuto forse dimenticato così recita “Il Fondo Sanitario, privo di fini di lucro, nell’ambito dei valori mutualistici e di solidarietà sociale, ha scopo esclusivamente assistenziale ed è preposto ad erogare agli iscritti ed ai rispettivi familiari beneficiari prestazioni integrative e sostitutive di quelle fornite dal Servizio Sanitario Nazionale…..” e non rilevo che le prestazioni ai pensionati devono essere inferiori (particolare sfuggito nella stesura dello statuto? Sarebbe bastato inserirlo per avere una copertura formale di quanto poi applicato).
Ecco Sig.ra Angela Rosso, in fase di costituzione, il Sindacalista in relazione al suo ruolo difendere gli interessi degli iscritti, avrebbe dovuto porre un veto su tale aspetto al di la di tutti gli altri problemi, poiché si trattava di una questione importante e fondamentale. Il suo impegno invece, nullo per la categoria pensionati, è stato dedicato unicamente agli iscritti in servizio.
La questione è stata posta in termini formali al Ministro della salute da cui attendo risposta.
E’ da escludere l’eventuale riferimento all’elaborato attuariale dello studio Olivieri commissionato dall’Azienda quale copertura di tutte le disposizioni poiché non è reso pubblico, forse perché un organismo terzo al di sopra delle parti potrebbe analizzarlo e magari contestarlo?
Alla luce di quanto sopra Signora Angela Rosso sarà mia cura alle prossime elezioni pubblicizzare unitamente con la Sua Organizzazione Sindacale quello che ha fatto per i pensionati o meglio quello che non ha fatto, nessuna forzatura solo i fatti.
La pubblicità sarà effettuata tramite tutti i canali disponibili a partire dal gruppo Face book di oltre 1.000 aderenti.
Un ultima puntualizzazione. Rammenterà il ribaltamento della quota aziendale di 1.000 euro del FSI agli esodati che avevano superato il 31/12 dell’anno previsto per la pensione per effetto delle finestre mobili, che lei non ha nemmeno lontanamente preso in considerazione. Un addebito di 1.000 euro non preventivato di competenza dell’Azienda che Alfio Filosomi classifica, contro ogni logica, una disposizione corretta e legittima (probabilmente stabilita a priori dall’Azienda). Un addebito invece scorretto ed oggettivamente illegittimo, applicato in funzione della posizione dominante della Banca e per l’inerzia delle Organizzazioni Sindacali. Infatti nessuna sigla ha patrocinato la difesa di tale vessazione tantomeno mi risulta una sua presa di posizione in qualità di presidente del FSI.
E pensare che quando è stata eletta Presidente molti hanno quasi gioito poiché un ruolo importante era occupato da un esponente sindacale presupponendo un cambiamento di rotta. Previsione quanto mai più errata.
Infine, avuto presente le lodi che il Presidente del Consiglio nella trasmissione Porta a Porta di giovedì 12/05/2016 ha espresso nei confronti di Intesa Sanpaolo ed in particolare nei riguardi del CEO Carlo Messina, sarà mia cura informare Matteo Renzi anche delle storture e dei comportamenti discutibili dell’Azienda avendo presente che quanto scriverò sarà certamente letto.

 

Antonio De Rosa

 

I commenti dei nostri lettori:
  • 22 maggio 2016 - da Sergio Marini: caro Alfredo, trovo davvero ingiusto che tu abbia posto sullo stesso piano, nell'"assordante silenzio", la FAP, l'ANPEC e "Amici Comit".
    Non spetta a me ricordarti che siamo l'unica Associazione in grado di assistere i Colleghi per i problemi del Fondo e tale nostro servizio è vivamente apprezzato anche nell'ambito delle Associazioni FAP; inoltre, ti ricordo che io sono firmatario di una causa alla Cassa, vinta...... almeno per ora.
    Forse, leggendo con attenzione lo Statuto, anche De Rosa si renderebbe conto che i poteri del Consiglio sono davvero esigui, essendo demandato alle "fonti istitutive" ogni indirizzo su contributi, prestazioni e quant'altro.
    Circa la pubblicazione dei verbali, a cui tiene tanto, penso sia utile, come si dice, ma non indispensabile.
    Come giustamente dici tu, siamo tutti "concettualmente" d'accordo, ma imbracciare il fucile sul tema mi sembra poco produttivo.
    Invece il Sindacato va perseguito nella sua veste di "fonte", dove approva ogni proposta - anche assurda come quella delle "vedove", poi ritirata, o sul contributo a carico degli Esodati - e lì la battaglia va fatta.

 

 

 

 

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