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BEPI ZANFRON, FOTOREPORTER DEL DISASTRO DEL VAJONT, CI HA LASCIATI, DOPO AVER DOCUMENTATO PER PRIMO L’IMMANE TRAGEDIA A TUTTO IL MONDO

 

Bepi Zanfron, non è più fra noi. Egli forse ha voluto raggiungere nell’aldilà le quasi 2000 vittime di quell’immane tragedia che egli stesso aveva documentato quasi immediatamente dopo che un pezzo del Monte Toc aveva invaso la diga, per far traboccare e travolgere, con una quantità impressionante di acqua, quantificabile in circa 50 milioni di metri cubi, l’intera Longarone determinando purtroppo distruzione e morte.

Quando l’emittente Telebelluno-Dolomiti annunciava la morte di Bepi Zanfron, avvenuta l’8 febbraio 2017, fui colpito profondamente perché con Bepi c’era un legame reciproco di profonda amicizia, anche legata purtroppo al disastro del Vajont.

Detta notizia si è propagata in pochi minuti non solo in tutta la provincia di Belluno, ma anche in molte parti d’Italia ed Estero perché Bepi – uomo semplice e buono – era molto conosciuto come ex alpino, ma soprattutto come fotografo che non ha mai smesso di adoperare la macchina fotografica, con eccellente professionalità, fino all’ultimo momento della sua vita, malgrado la malattia. Ho scritto molto su di lui in passato, anche su Piazza Scala, ma vorrei comunque rinfrescare vari momenti che hanno contraddistinto la nostra amicizia.

Con Bepi, malgrado io l’abbia conosciuto solo nel 1993, vale a dire quando mi sono trasferito in terra bellunese dalla laguna veneta, eravamo insieme senza saperlo poche ore dopo che parte del monte Toc si staccasse e precipitasse nella diga determinando una tale esondazione da far morire circa 2000 nella giornata tragica del 9 ottobre 1963: lui, con la sua macchina fotografica fra le macerie ed i morti, io, con la fiat 600 (v.foto), con l’autorizzazione del comando dei Carabinieri di Trento e Bolzano, facevo una sorta di “slalom” fra le case distrutte, la banca, la chiesa con le sue campane staccatesi dal campanile, per rendermi utile nei limiti delle mie scarse possibilità.

Successivamente, nel ricordo di quanto tristemente è accaduto, abbiamo incominciato a frequentarci in varie occasioni: la prima, perché facevamo parte del direttivo dell’Assostampa Bellunese (v. foto) e quindi in tante manifestazioni di ordine pubblico. Ricordo la sua premiazione “alla professionalità” presso l’Ordine dei Giornalisti del Veneto, a Venezia (v .foto), nel corso della quale spesi con il cuore alcune parole di apprezzamento nei suoi confronti, i numerosi incontri in manifestazioni di ogni genere, la sua presenza alla presentazione dei miei libri presso la Sala di Cultura De Luca di Belluno, ma anche un incontro conviviale a casa mia con alcuni giornalisti del Gazzettino, del Corriere delle Alpi e di Telebelluno per festeggiare un Natale di quegli anni (v. foto).

Non posso poi dimenticare il grande servizio fotografico che egli, nei primi mesi del 1995, fece durante l’inaugurazione delle filiale di Belluno della Banca Commerciale Italiana di cui io ero funzionario, uscito da pochi mesi dall’Istituto per passare poi a Genercomit, presenti autorità civili istituzionali, religiose, militari, fra cui il dott. Giorgio Ferretti, direttore centrale del personale Comit, ecc., evento ancora impresso nella mia mente e nel cuore, nel corso del quale feci un intervento augurando i migliori successi alla nuova filiale (v. foto).

Bepi, ma questa è una chicca di natura giornalistica, un giorno mi chiese se volevo vendergli la mia vecchia Fiat 600 bianca, vettura datata che gli sarebbe servita per il film sul Vajont,girato poi dal regista Martinelli, ma – ahimè – l’avevo rottamata soltanto qualche settimana prima (v. foto).

Spesso andavo nel suo negozio di Belluno, anche per far stampare foto personali elui mi riceveva sempre con molto entusiasmo facendomi vedere, con comprensibile orgoglio professionale, dei veri capolavori di immagini che riproducevano personaggi molto importanti, come Papi, scienziati, musicisti, scrittori, giornalisti, politici, non escluso esponenti di alcune realtà estere confinanti.

Avrei tante altre cose da aggiungere, ma mi pare molto più importante esprimere in sintesi questo mio pensiero: Bepi è stato un grande nella sua semplicità e sicuramente un personaggio che, attraverso non esclusivamente la fotografia, ha ascritto alla storia le più interessanti pagine delle nostre realtà locali ed internazionali.

E’ stato il parroco, don Marco De March che, lo scorso venerdì 10 febbraio 2017, ha celebrato nella parrocchia di Castion la cerimonia di addio dell’amico Bepi.

Arnaldo De Porti - Feltre

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