Il presente
articolo è tratto dalla Newsletter 28 (febbraio 2016)
dell'Archivio storico del gruppo Intesa Sanpaolo. Questo numero, come pure l'archivio di tutte le newsletter già pubblicate, è disponibile sul sito dell’Archivio, all’interno del portale di Progetto Cultura, all’indirizzo www.archiviostorico.intesasanpaolo.com > Newsletter. Chi lo desidera può chiedere l'iscrizione all'invio per mail delle Newletters. Cliccate sulle immagini inserite nel testo per visualizzarle ingrandite (didascalie all'interno). |
Nella toccante
testimonianza di Filip A. Heilpern, la storia del nonno Leon,
direttore della Romcomit, e di un prezioso documento del 1940
‘ritrovato’ dall’Archivio storico. Roma, giugno 1880, Helena (Lena) Basevi e Sigismondo (Mondo) Mendl convolano a nozze. Lena è esponente di una famiglia ben introdotta nella società del tempo e al suo matrimonio partecipano personaggi della letteratura, della musica, della politica, insomma dei “vip” dell’epoca. Gli sposi, dopo il matrimonio, iniziano un viaggio che li porta a stabilirsi in Romania; una migrazione alla rovescia rispetto ai flussi odierni. All’epoca la Romania era ben collegata con la vita sociale ed economica dell’Europa occidentale e Bucarest era spesso chiamata la Parigi dell’est. La seconda lingua del Paese era il francese che era, in verità, la prima lingua della classe sociale più elevata; questo in quanto il commercio, l’attività armatoriale, bancaria ed industriale dell’epoca portavano a compiere frequenti viaggi in tutta l’Europa e con il tedesco e, soprattutto, con il francese si poteva comunicare su tutto il territorio continentale. La coppia si stabilisce prima a Galati e più tardi a Bucarest. Ha tre figlie e una di loro, Nora, sposa nel 1906 Leon Isidor Heilpern che nel giugno del 1920 entra alla Banca Commerciale Italiana e Romena (Romcomit), affiliata alla Banca Commerciale Italiana. Leon percorre il suo cursus professionale fino a diventarne uno dei direttori grazie anche all’educazione internazionale che lo caratterizza e alle molteplici lingue che parla correntemente, infatti oltre al rumeno conosce l’italiano, il francese, l’inglese, il tedesco e il greco. Tale facilità di comunicazione gli consente di seguire, per la Romcomit, le attività di vari paesi est-europei. La Romania procede per strade politiche di ispirazione fascista tanto che durante la Seconda guerra mondiale si allea alla Germania nel combattere contro il blocco dell’URSS. A seguito di tale vicinanza politica vengono approvate, negli anni, leggi razziali antiebraiche. A fronte di tali leggi Leon Heilpern, di religione ebraica, deve lasciare ogni incarico e viene licenziato dalla Banca il 16 novembre 1940. Alla fine della guerra, con l’invasione sovietica, viene privato di ogni bene e si ritira con la famiglia in due camere con bagno e cucina di uso comune al condominio. Mantiene tuttavia legami epistolari con i suoi colleghi italiani, fra tutti con Alberto D’Agostino, che gli consentono di accedere, per sopravvivere, alle riserve che aveva, negli anni, disperso in vari paesi e banche. Viene così a sapere che i suoi depositi in Gran Bretagna erano stati confiscati, alla fine della Seconda guerra mondiale, quale compenso per i danni di guerra della Romania verso gli alleati. Sopravvive in grandi ristrettezze attingendo a quanto accantonato in altri paesi. Nel 1960 il Presidente Gronchi è invitato a Mosca per una visita di Stato e in tale occasione vengono rilasciati visti di ingresso, non definitivi, per l’Italia. Leon, ormai ottantasettenne e cieco per un glaucoglaucoma, non può accedere a questa opportunità, ma lo fa il figlio Richard che negli anni Trenta aveva anche fatto gli studi di Legge all’Università di Firenze ed uno stage in Banca Commerciale Italiana. Firenze lo accoglie con moglie e figlio nella primavera del 1960; arriva con due valigie ed un sacco di cibo non sapendo cosa vi avrebbe trovato. In verità troverà un grande supporto da parte del ramo italiano della famiglia che gli consentirà di inserirsi nella società fiorentina e di Alberto D’Agostino che lo aiuterà a stabilirsi definitivamente in Italia e ricominciare così una nuova una vita partendo da zero. Alla fine degli anni Novanta la Gran Bretagna svincola i depositi confiscati a chi abbia subito persecuzioni razziali e ne ricerca gli aventi diritto, ma ormai ben due generazioni sono defunte: Leon muore nel 1964 e Richard nel 1994; rimane il figlio Filip che non ha alcuna informazione su quanto accaduto. Sa solamente che il nonno, Leon, aveva lavorato alla Banca Commerciale Italiana e fa il tentativo di contattare l’Archivio storico della Comit per chiedere se esistano documenti relativi al nonno ed al suo allontanamento dalla Banca. Fu grande la meraviglia quando nel giro di un paio di settimane ricevette una lettera con la copia del verbale del Consiglio di amministrazione della Comit in cui si documentava l’allontanamento del nonno indicandone anche le ragioni razziali. Tale documento risultò fondamentale nella procedura di accreditamento presso gli uffici inglesi e consentì al nipote di Leon di accedere a quanto lasciato dal nonno. Quel nipote sono io che scrivo queste righe con gratitudine ed ammirazione verso chi si prodiga a mantenere e trasmettere la conoscenza per le generazioni a venire: sono un esempio vivente dell’utilità ed interesse di questo impegno anche nei piccoli dettagli personali! |
piazzascala.it - febbraio 2016