L’abolizione a livello internazionale della pena di morte e l’umanizzazione del sistema carcerario ribaditi dal Presidente Sergio Mattarella nell’incontro con i Ministri della Giustizia partecipanti al IX Colloquio Internazionale sul tema “Non c’è giustizia senza vita”.

Nello scorso mese  al di Febbraio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto al palazzo del Quirinale a Roma i partecipanti al IX Colloquio internazionale che ha per titolo “Non c’è giustizia senza vita” organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e che aveva come tema il diritto alla vita ed il rispetto della dignità umana come fondamenti di civiltà.

Il Presidente Mattarella ha ribadito che l’Italia e l’Europa sono state sempre in prima linea nella affermazione di tali diritti che sono i principi fondamentali dei sistemi giuridici che stauiscono il rispetto della vita di ogni essere umano, la dignità della persona ed il suo primato all’interno degli stessi ordinamenti.

Un posto di rilievo in questa battaglia spetta alla scienza giuridica penale italiana ed alla importante opera di Cesare Beccarla che scrisse nel 1764 “Dei delitti e delle pena”, un lavoro che, ritengo opportuno sottolineare fu apprezzato e diffuso in tutta Europa. In tale libro il giurista italiano definiva la pena di morte “né utile né necessaria”. Il Presidente Mattarella ha rilevato che nel 1786 in Toscana, uno degli stati precedenti l’unità di Italia, si è realizzato il primo esempio di abolizione della tortura e della pena di morte, nel 1861 in Italia fu fondato il ”Giornale per l’abolizione della pena di morte” di Carlo Cattaneo con la partecipazione di numerosi politici e giuristi. Nel 1889 fu abolita la pena di morte e, dopo il ripristino da parte del regime fascista, la Costituzione repubblicana italiana del 1948 dispose la definitiva cancellazione della pena di morte sulla base del valore della persona che caratterizza il nostro ordinamento. Tale divieto è stato esteso anche alle leggi militari di guerra.

In ambito europeo la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, con i protocolli aggiunti nel 1983 e nel 2002, e la Carta di Nizza del 2000 prevedono, a completamento del diritto alla dignità umana,  la abrogazione della pena di morte, che fa ormai parte  dei valori basilari della convivenza civile e dell’identità stessa del continente europeo. Chiunque voglia entrare nell’Unione europea sa di dover cancellare la pena di morte, se esistente, dalle proprie regole. Questo principio non può essere discusso e non può esserci Europa senza il rispetto della vita.

Il Presidente Mattarella ha ribadito che l’Italia non si è limitata a bandire la pena capitale dal proprio territorio, ma si è adoprata, a livello politico, diplomatico giudiziario, affinché l’abolizione della pena di morte diventasse patrimonio di tutta l’umanità, significativa è stata la giurisprudenza della nostra Corte Costituzionale che ha negato l’estradizione del condannato laddove lo Stato richiedente preveda, per quel reato, la pena di morte. L’Italia ha inoltre assunto l’iniziativa in ambito Onu per affermare questo principio e per ampliarne il consenso tra gli Stati fino all’adozione nel 2007 di una Risoluzione, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la moratoria della pena di morte in tutto il mondo. Il Presidente Mattarella ha auspicato che si prosegua su questa strada consolidando gli orientamenti contrari alla pena di morte e contrastando, se possibile, ogni esecuzione capitale.

Rafforzare la sensibilità dei responsabili dei governi, della opinione pubblica e di tutti i cittadini verso tale tema costituisce un dovere ed un impegno culturale irrinunciabile per l’Italia e per questo è importante che realtà sociali e movimenti come la Comunità di Sant’Egidio, Amnesty International, e Nessuno tocchi Caino continuino  la loro opera di informazione e formazione, dato che tali principi sono valori base del progresso. Purtroppo le esecuzioni capitali hanno ancora un prezzo troppo alto e noi dobbiamo costruire un mondo libero dalla pena di morte.

La storia dimostra che la pena di morte non costituisce un deterrente contro i crimini e l’effetto deterrente della punizione legale dipende molto di più dalla certezza e dalla prontezza con cui una sanzione, anche severa, viene applicata che non dal suo carattere estremo ed irrimediabile.

La pena di morte finisce per svalutare il valore della vita e della sua dignità, che in vece costituisce il valore fondamentale della sicurezza delle relazioni sociali e dei rapporti tra gli Stati. La rieducazione del condannato, viceversa, non è solo un principio costituzionale in alcuni ordinamenti espressione di civiltà giuridica ma anche un lungimirante obiettivo che, se perseguito dallo Stato,  può determinare le condizioni per il recupero dei detenuti e per una maggiore sicurezza di tutta la società. Senza prospettive di reinserimento, non si riduce il grave fenomeno della recidiva dei condannati, e dunque cresce il campo in cui opera la delinquenza e si alimenta l’illegalità. Non ci sarà piena giustizia nel mondo finchè l’uccisione di esseri umani non verrà bandita.

Il Presidente Mattarella ha inoltre auspicato che l’Italia e gli altri Paesi dell’Unione Europea devono fare il meglio, anche in casa propria per adeguare il sistema penale e carcerario ai principi di umanità consento ai carcerati una vita dignitosa durante la pena e dando loro la possibilità di progettare un futuro dopo aver effettivamente pagato per gli errori commessi.

La Comunità internazionale nel suo insieme non può non riflettere  sulla connessione tra pace, squilibri globali e garanzia dei diritti umani in ogni Paese. La dignità di ogni uomo non è una variabile indipendente ma il fondamento della civiltà. Nessuno difenderà realmente le conquiste dei propri padri violando l’integrità ed il diritto alla vita delle persone.

A conclusione del discorso il Presidente Mattarella ha augurato ai partecipanti al colloquio buon lavoro e un costruttivo impegno per la giustizia nei rispettivi Paesi.

 

Giuseppe Bardone

Filosofo del diritto

 

 

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piazzascala.it - marzo 2016