• Fortuna Della Porta -  Mulinare di mari e di muri

    Fortuna Della Porta e' campana, di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno. Dopo la laurea in lettere si e' dedicata all'insegnamento.
    Ha pubblicato tre raccolte poetiche: Rosso di sera, ed. Il Calamaio, Diario di minima quiete, ed. LietoColle, Io confesso, ed. Lepisma. Un poemetto di circa 1000 versi, Canto Primo, e' apparso sul periodico letterario Poiesis. Recensioni, articoli, poesie e racconti sono stati pubblicati sulle maggiori riviste di letteratura e in antologie, mentre le sillogi e altre raccolte inedite si sono segnalate tra i vincitori o i finalisti di numerosi premi. Collabora con case editrici e con periodici letterari sia cartacei che on line. Vive a Roma. Fortuna e' la moglie del collega ex Comit Catello Califano (Direttivo Anpecomit).

     

  • Fortuna Della Porta, Mulinare di mari e di muri
     

    In questa raccolta Fortuna della Porta affronta il tema dell'esistenza attraverso la metafora del mare, come lasciano intuire i versi del prologo che recitano: "Mare dalle lunghe ombre | mi affretto. | Sciolgo i piedi e la piena | quieto del mio respiro. (...) Abbraccio i fiati altrui | gli animali e le costellazioni | e le pietre che servirono | a lastricare un passo e poi subito l'ultimo. Coerentemente le poesie del volume hanno titoli come "Bonaccia", "Mare nostrum", "Naufragi", "Le acque dell'umanita'", "I confini del mare", ma si incontrano anche titoli che si richiamano ad opere letterarie, come "Porto sepolto" (lirica che riprende il titolo di una raccolta di Ungaretti) e "Moby Dick" (la lirica che chiude la raccolta e che si richiama al famoso romanzo di Melville)."

     

  • Fortuna Della Porta, Mulinare di mari e di muri
     

    Ricordiamo che e' da poco uscito l'ultimo romanzo di Fortuna, RAGNATELE: Arianna scivola sulle scale e finisce paralizzata per la frattura delle vertebre cervicali e in coma per trauma cranico. Nell'oscurita' ha coscienza di se', ma del presente non conserva alcuna memoria. Quasi subito pero', le tornano in mente brandelli della vita passata, spesso senza ordine cronologico, che lei dilaniandosi tenta in ogni modo di ricomporre. Pur di riportarla alla vita, Elisa e Andrea le sono vicini con la forza emotiva della loro voce e il racconto degli accadimenti comuni. Intorno, ambigua e meschina, si aggira la figura di Ranieri, suo marito. Ma Arianna e' caduta o e' stata spinta da qualcuno? In questo caso, si tratterebbe di gesto deliberato o di fatalita'? E i ricordi, in apparenza perfetti come sequenze di un film, appartengono alla vita reale o sono delle allucinazioni? Quel figlio, poi, e' mai venuto alla luce? )."

     

A sorpresa ho ricevuto da Eugenio Nastasi, poeta, pittore, critico, una relazione su Mulinare di mari e di muri, il libro che amo di piu' tra quelli poetici che ho pubblicato.
Mi piace condividerla con qualcuno di voi, mentre ringrazio di cuore l'autore per l'attenzione.
Fortuna Della Porta
Mulinare di mari e di muri, Lietocolle, Falloppio, (CO),2008

L’esigenza di un significato assoluto, in questa raccolta di Fortuna Della Porta, si traduce nel trasferimento di concetti esistenziali al limite del metafisico e del naturalistico nel campo e sul piano poetico, concetti di essere, di vita, di morte insieme a mare, elementi di botanica, di tempo e di luogo. L’essere nel senso di pienezza di una cosa; ciò che, al di là dell’apparenza e del contingente, rimane come misura invariabile ed esterna dell’uomo, dell’elemento, della storia. Ecco perché, a mio avviso, questo termine può legarsi e fare tutt’uno con altro sostantivo, fino ad attribuirgli una modulazione verbale come accade ad inizio d’opera, “…Abbraccio i prati altrui”, “Cenere del tempo/di me neanche la mano si salva”. Ma, al di fuori delle risonanze letterarie di questo raggrumarsi delle parole è indiscutibile la volontà di fare, appunto, poesia dell’essere, di cogliere, cioè, quel che vive nella vita, che ha un suo fuoco per bruciare e per far luce e un amore da immolare. A queste ramificazioni della sensibilità poetica di Fortuna s’allaccia, come effetto alla causa, la semantica della volontà di ricerca del vivere a tutto tondo che raramente si stempera in un significato più umano e terrestre. E non vi è regione dell’intelletto in cui non si generi la fiamma vivida dello scavo che non spegne l’ardore d’innestarsi nel senso, di “nominare” le cose, di inglobarle nel proprio io, quasi eco di un paradiso perduto, di un magico influsso che riscatta la materialità della carne e darle voce: “…Questo ho imparato dal mio tacere/ le solitudini sono tutte ferme come il marmo/ e non si trova una frase a descrivere l’inesprimibile”.
Quanto poi, non fosse altro che per serrare le distanze col titolo della raccolta, al mulinare di mari e di muri, l’immersione totale e catartica non sta tanto o non soltanto nel mare fisico quanto nel dono, coltivato e sofferto, del mare della parola, strumento perenne e mutevole che caratterizza e guida ogni sentimento, ogni pensiero, ogni azione umana: “…Anch’io feci un sogno di verità e uguaglianza/perché mi si stava spezzando il cuore/ma non avevo semi/…Da quel giorno però pianto lemmi…”. Si tratta a ben vedere della presa di coscienza dell’Autrice che la certezza degli accadimenti della realtà sovrastano la storia degli uomini, anche quando il mulinare di nomi e di verbi, lo sfaccettarsi logico o iperbolico dei vocaboli pur se vincolato a riferimenti di umana condizione, detiene tutta la sfuggente vibrazione la cui fonte, visibile in terra, ha remote radici marine: “Sin dal primo vagito ha segnato/ in ogni fibra che la vita è caduca”. Presa di coscienza anche dei limiti dell’umana creaturalità nonostante il poeta sente emergere una sorta di immaginismo rutilante e simbolico, ottenuto col ricorso e direi la percussione ossessiva di certe frasi o formule metaforiche che danno il polso di quanto sia simultaneo in lei la visione poetica e la necessità di esprimerla; vale per tutte la citazione seguente “… Fra il nascere e il morire prospera/ il vizio della naturale imperfezione…”.
Ecco allora il motivo per cui certe immagini, per bisogno di definizione delle intime verità, spaziano verso orizzonti più impercettibili o verso acque più abissali, magari ricorrendo a parole di puro dinamismo o a una sorta di linguaggio criptico, fino a dare della poesia di Fortuna Della Porta una poeticità diffusa, anche coraggiosa rasentando il simbolico ma non rinunciando alla coerenza dell’ispirazione: “…Vivere rimpiangendo i miraggi che/hanno perso la voluttà di compiersi…”, proprio come dai versi di Alfred Kollerisch: “ Non possiamo ridurre al silenzio/chi siamo”.
Eugenio Nastasi

Attivo in poesia e in pittura Eugenio Nastasi, nato a Rossano, (CS), nel 1948, possiede un curricolo artistico piu' che trentennale. In campo pittorico e' presente nel n.ro 25 del "Catalogo Mondadori" 1989; ha preso parte a mostre e rassegne in Italia e all'Estero. Come poeta e' autore di nove pubblicazioni e di un ebook, pubblicato nel 2010. Ha vinto importanti premi sia per l'edito che per l'inedito. E' stato finalista nelle edizioni '96 e '97, del Premio Internazionale "Eugenio Montale". E' presente con recensioni sul suo lavoro e con suoi scritti sulle riviste piu' note di poesie, anche oltre i confini nazionali.

 

 

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piazzascala.it - gennaio 2018