<
megamind
megamind
megamind
ratatouille

DOMENICO FERRARI

QUANDO L’ARTE, A VOLTE SINDACABILE, FA CHIASSO MEDIATICO PER FAVORIRE IL BUSINESS,
E QUANDO INVECE L’ARTE VERA SI ESPRIME “FRAGOROSAMENTE” IN SILENZIO…

Mi verrebbe, stante lo specifico argomento, da mutuare dal sommo poeta il verso  “nel mezzo del cammin di nostra vita”  dato che, per quanto mi riguarda come giornalista, questa metà di percorso esistenziale l’ho già lasciato alle spalle ormai da parecchi anni,  per cui, esimendomi da questa realtà di natura anagrafica correlata ad un tantino di incoscienza per dover affrontare un argomento del quale in vita non mi sono mai occupato a causa della mia collocazione professionale prevalentemente nel contesto arido della finanza, mi butto in questa impresa che ha, come artista di assoluto rilievo in campo nazionale, il Prof. Domenico Ferrari di Trento. 

Scrivere su detto artista significa aggiungere impresa su impresa dato che su di lui è già stato detto tutto da vari ed illustri presentatori a cui vanno aggiunte circa mezzo secolo di sue importanti mostre sia in Italia che all’estero, accompagnate da tanti servizi radiotelevisivi. 

Detto questo, è necessario far conoscere come si estrinseca l’arte di Domenico Ferrari soprattutto a chi, come lo scrivente, è a digiuno in questa difficile e, per certi versi, singolare materia. 

Detta arte si materializza attraverso una tecnica calcografica molto diffusa che consiste nel corrodere una lastra di metallo, di solito zinco, rame per grandi tirature, con un acido, per ricavarne immagini da trasporre su un supporto normalmente cartaceo per mezzo di colori.  

Ora, fare questo non è certo facile per cui già immaginare le sequenze che portano alla definizione delle immagini, appare subito piuttosto complesso.

In questa sede ovviamente non è possibile riportare tutte le opere dell’artista, salvo alcune che riporto in calce a questo articolo, per cui mi limito a citare un lavoro colossale che ha destato molta risonanza non solo in Italia: le acqueforti di Domenico Ferrari attraverso le quali l’artista ha riprodotto, fra le tante altre, anche l”Inferno di Dante”.

Dette opere, invero magnifiche anche agli occhi di uno sprovveduto come potrebbe essere lo scrivente, hanno avuto l’avallo dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dei Beni Culturali.  Presentate presso il Senato della Repubblica Italiana con un commento musicale ad alto livello, sostenuto dalla voce del soprano Rosa Feolo e dalla lettura di alcuni brani dell’Inferno dantesco da parte di Roberto Benigni, esse si sono inserite nel quadro temporale del Settecentocinquantenario della nascita di Dante, attraverso una interpretazione artistica di Domenico Ferrari in 36 acqueforti, una per ciascuno dei 34 canti. 

Insomma, come è stato detto da esperti, Domenico Ferrari, ha saputo, attraverso la sua metodica artistica, oscillare tra realismo ed espressionismo, utilizzando la tecnica dell’acquaforte con rara maestria, ottenendo i più espressivi e vibranti contrasti fra spazi chiari e scuri, tra segni leggeri e profondi, grazie ad un sapiente dosaggio di questa rara metodologia. 

Conoscere l’artista, anche attraverso dette opere, significa alimentare lo spirito e le risorse culturali di chi avrà l’opportunità di approcciarsi a questa realtà.


Arnaldo De Porti 

 

clicca sull'icona sottostante per
visualizzare la galleria di immagini