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Giovedi' 24 novembre gli ex Comit si incontreranno a
Milano per l'ultima pizzata del 2016 (per visualizzare
l'invito degli organizzatori:
clicca qui).
Come ormai avviene da diversi anni, la mattinata del 24 sara'
dedicata ad un appuntamento culturale: questa
voltal'occasione e' particolarmente ghiotta in quanto e'
stata scelta la Pinacoteca Ambrosiana (meeting point alle
10.30 in Piazza Pio XI). Per agevolare chi sara' presente
Filippo Vasta ha preparato un documento che traccia con
accuratezza l'itinerario all'interno dello stabile che
ospita la Pinacoteca e che sara' senz'altro un
indispensabile supporto.
Ricordiamo ancora a coloro che intendono partecipare alla
pizzata (Pinacoteca e/o ristorante Basement) che e'
indispensabile che segnalino a loro presenza con congruo
anticipo al fine di permettere una gestione corretta
dell'evento: a tal fine gli interessati possono utilizzare
il modulo sottostante che riporta direttamente agli
organizzatori. Una risposta immediata sara' perticolarmente
gradita!
piazzascala.it (A. Izeta)
Non si puo' iniziare una descrizione, sia pur sommaria,
della Pinacoteca e dei suoi tesori, senza introdurre la
figura del suo creatore, il cardinale e arcivescovo di
Milano Federico Borromeo.
Federico nacque a Milano il 18 agosto 1564; il padre Giulio
Cesare era fratello minore di Gilberto Borromeo, a sua volta
padre di Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano e santo.
Federico perse il padre quando aveva tre
anni; egli pertanto ebbe educazione dalla madre, Margherita
Trivulzio, appartenente ad una delle principali famiglie del
patriziato milanese e donna di grande erudizione. Peraltro
l'influsso maggiore sulla sua personalita' fu quello del
cugino Carlo, all'ombra del quale egli crebbe e maturo',
sino alla laurea in teologia conseguita presso l'universita'
di Pavia.
Morto Carlo Borromeo nel 1584, Federico si trasferi' a Roma
per continuare la carriera ecclesiastica sotto l'occhio
benevolo di papa Sisto V; nel 1587 venne nominato cardinale
diacono, a soli 23 anni. In questo periodo romano il suo
maestro spirituale fu San Filippo Neri, presso l'oratorio
della Vallicella.
Tuttavia egli non trascuro' gli studi dell'antichita' sacra
e profana, facendo parte di una compagnia di eruditi non
solo romani, ma europei.
Pur vivendo nel decoro (per non dire sfarzo) consono alla
famiglia di appartenenza e al rango ecclesiastico, la
personalita' di Federico fu rivolta verso una spiritualita'
nella quale la gioia cristiana si ritrova nel disprezzo del
mondo e nella contemplazione del creato come opera di Dio.
Questa dicotomia e' un tratto caratteristico
della sua vita e ne abbiamo una prova anche percorrendo gli
ambienti e osservando le opere contenute
nell'Ambrosiana.
Nell'aprile del 1595 fu destinato da papa Clemente VIII alla
carica di arcivescovo di Milano. Federico aveva
trent'anni ed oppose una certa resistenza al dettato papale,
non sentendosi portato verso un incarico di
cosi' grande responsabilita' e avvertendo il peso del
confronto con il suo illustre predecessore e parente. Egli
non pote' comunque sottrarsi all'incarico, verso il quale fu
decisamente spinto dal suo maestro Filippo Neri.
I trentasei anni del suo episcopato contengono luci e ombre,
come e' nella logica del contesto e del periodo
in cui esso si svolse. Innanzitutto la contesa fra Chiesa e
Stato, allora rappresentato dal governatorato che
faceva capo al re di Spagna Filippo II. La controversia
sulla giurisdizione ebbe momenti di grave tensione
che si acquietarono solo nel 1615 con la sottoscrizione di
una Concordia, che attenuo' ma non sopi' del tutto
il contrasto.
Sul piano dottrinale Federico porto' avanti, nei suoi
numerosi scritti, una visione conservatrice (o per meglio
dire restauratrice) ispirata dalla controriforma, avendo
sempre come obiettivo l'opera del cugino. Piuttosto
che una spiritualita' ascetica, la sua indole contemplativa
privilegiava il soprannaturale e il misticismo e i
relativi fenomeni, angelici, diabolici e visionari. Durante
il suo episcopato ci furono diversi processi di
stregoneria, con nove roghi conseguenti; egli segui' inoltre
spiritualmente diverse monache soggette a
estasi, fra cui la nota Caterina Vannini. In questo egli non
ebbe la prudente diffidenza del suo maestro
Filippo Neri.
In primo piano va comunque considerata la sua politica
culturale che pose la sua persona e la citta' di
Milano all'avanguardia nella diffusione pubblica del sapere.
Prima con la biblioteca, aperta nel 1609, poi
con l'Accademia e la Pinacoteca, alla quale dono' le sue
raccolte personali, egli profuse le proprie rendite e
le proprie energie per lo sviluppo della conoscenza e
l'esaltazione dell'arte attraverso l'immagine, sempre
come testimonianza della grandezza del Creatore.
Certamente il suo episcopato attraverso' momenti fra i piu'
difficili della storia, con la guerra dei trent'anni e
le pestilenze che cosi' bene ci sono state riportate
dall'opera del Manzoni. Anche qui, luci e ombre. Da una
parte, egli elargi' ai poveri e agli ammalati gran parte
delle rendite della chiesa; dall'altra, egli condivise con
le autorita' dell'epoca le false credenze circa la non
contagiosita' del male, vedendo piuttosto in esso un
segno della collera del Signore verso i peccati e la
corruzione del mondo.
La morte lo colse nel 1631, quando era intento a
ricostituire il clero della diocesi, i due terzi del quale
erano
stati falcidiati dalla peste.
Sintesi delle opere piu' importanti.
L'esposizione e' fondamentalmente su base
cronologica, con qualche eccezione. La visita da' modo,
altresi',
di ammirare la struttura del palazzo, con punti di grande
suggestione architettonica. Diamo alcune indicazioni,
necessariamente parziali, anche per stimolare successive
visite individuali piu' approfondite.
Scalone
In particolare colpiscono le due copie marmoree
del Laocoonte e della Pieta' di Michelangelo.
Sala I - Collezione del Cardinale Federico
Borromeo
Pittori Veneti e leonardeschi
Contiene opere facenti parte del primo lotto
donato da Federico Borromeo e pertanto anteriori al 1625. Le
opere di questa sala dovevano essere d'esempio ai giovani
pittori dell'Accademia. Segnaliamo le due opere del Tiziano,
Uomo con armatura (a destra) e Adorazione dei Magi.
La sala privilegia inoltre le opere di Bernardino Luini,
Sacra famiglia con San Giovannino e Sant'Anna, Gesu'
Bambino con agnello (a destra), Cristo benedicente,
Noli me tangere. Presenti anche opere del Bramantino,
Veronese e delle botteghe venete e lombarde.
Sala II
Pittura italiana del XV-XVI secolo
Sono opere fra le piu' antiche che non fanno parte del
conferimento di Federico, ma pervenute in un momento
successivo. Si segnala, del Botticelli, il tondo Madonna
del Padiglione (a destra), quasi una miniatura. Come tutte
le opere del Botticelli, il tondo e' carico di simbologie,
questa volta ispirate alla
Vergine. Fu donato all'Ambrosiana dalla Marchesa Fiorenza
Talenti.
Presenti opere di scuole e botteghe fiorentine, venete,
lombarde, fra cui la Sacra conversazione del Bergognone,
a destra.
Sala III
Pittura lombarda del XV-XVI secolo
Fra i pittori leonardeschi non puo' mancare Bernardino
Luini con la sua delicata Madonna che allatta il Bambino.
Presenti diversi quadri del Bramantino, del Giampietrino, di
Cesare Magni, di Bernardino de' Conti
Del Bramantino, merita attenzionesoprattutto la Madonna
in trono fra S. Ambrogio e S. Michele (o Sacra
conversazione), qui a destra.
Sala IV - Collezione del Cardinale Federico Borromeo
Pittura Veneta
Protagonisti di questa sala sono Tiziano Vecellio e
Jacopo Bassano, insieme con le scuole e botteghe. La
sala annovera anche un dipinto del Giorgione. Questi quadri
erano particolarmente apprezzati da Federico
e conservano la disposizione che questi aveva loro dato nel
suo Musaeum.
Sala V - Cartone di Raffaello
L'opera e' in corso di restauro nel laboratorio che
affianca la sala e si trova appoggiato sul tavolo di lavoro.
Non sappiamo pertanto se esso sara' visibile in tutto o in
parte durante la visita.
Sala VI
La canestra di frutta del Caravaggio si trova
attualmente alla Galleria Borghese di Roma. In compenso e'
stato prestato all'Ambrosiana il San Girolamo del
Caravaggio, opera simbolo della controriforma, che si
ammira nell'ultima sala, prima di lasciare la pinacoteca.
Sala VII
Dipinti Fiamminghi
Federico aveva conosciuto a Roma sia Jan Brueghel (noto
in Italia anche come Brueghel il Vecchio o Brueghel dei
Velluti) e Paul Brill e ne amava molto la pittura. Non
stupisce pertanto che la sua collezione comprenda un gran
numero di opere di entrambi.
Riportiamo a destra i Fiori in un bicchiere di
Brueghel e il Paesaggio con Rebecca al pozzo di Paul
Brill a destra. Sono presenti nella sala anche quadri di
Peter Brueghel, di Jean Brueghel I, del Vinckboons e di Luca
de Leida. Sono tutte opere che fanno parte della donazione
del Cardinale Borromeo allAmbrosiana.
Sala VIII - della Medusa
Pittura del XIV-XVI secolo e oggettistica
Siamo entrati in un'area acquisita dall'Ambrosiana nel
1928, quando gli edifici della chiesa del Santo
Sepolcro e gli spazi adiacenti vennero a far parte
dell'istituzione. L'allora prefetto Galbiati destino' questi
spazi alla collezione di oggettistica, che copre la
produzione di diversi secoli. Presenti anche alcuni dipinti
di
epoca rinascimentale. La fontana di Giannino Castiglioni da'
il nome a questa sala.
Sala IX - delle Colonne
Pittura italiana del XIV secolo e oggettistica
La sala contiene quadri di Agostino da Lodi,
Gianpietrino, Cristoforo Ferrari e del Solario. E' inoltre
esposta
la raccolta di ritratti in miniatura provenienti dalla
raccolta di Abramo Alberto Sinigaglia, entrata a far parte
dell'Ambrosiana nel 1947.
Sala X
Pittura veneta del XVI secolo
Prosegue in questa sala la presentazione delle opere
italiane del Rinascimento, con particolare riferimento
alla pittura di alcuni artisti come Cariani, Giorgione,
Badile.
Sala XI
Pittura italiana della fine del XV e del XVI secolo
E' una continuazione della sala precedente, con
l'introduzione di altri artisti come Lomazzo, Mazzola,
Bugiardini, Bronzino.
Sala XII - dell'Esedra
Pittura veneta del XVI secolo
La sala, allestita negli anni del Prefetto Galbiati
(1930/31) prende il nome dall'esedra che chiude un
lato dello spazio, ricoperta da un mosaico che riproduce, in
grande, la miniatura di Simone Martini che fa da
frontespizio ad un libro, il Commento di Servio a Virgilio,
destinato a Francesco Petrarca. Il Martini era amico del
Petrarca avendo con lui condiviso la permanenza alla corte
avignonese di Benedetto XII. Poiche' il mosaico e' davanti a
voi, riportiamo a fianco la miniatura del Martini,
ricordando che il libro con il suo frontespizio miniato
e' custodito nell'attigua Biblioteca Ambrosiana e reca delle
preziose annotazioni a mano del Petrarca. L'esedra e' invece
opera dei pittori Bocca e Buffa e del mosaicista Rodolfo
Gregorini.
I quadri esposti sono di area veneta (che allora comprendeva
anche le province di Bergamo e Brescia) e i nomi sono quelli
del Moretto, Tintoretto, Tiziano.
Sala XIII - Nicolo' da Bologna
Pittura italiana e fiamminga della fine del XVI e del XVII
secolo
Questa sala, ideata anch'essa, come la precedente,
nell'ambito della ristrutturazione del prefetto Galbiati
negli anni trenta del secolo scorso, prende il nome dalle
due lunette opere di Domenico Buffa e Rodolfo
Castagnini e del pittore Archimede Albertazzi, raffiguranti
Le Scienze e le Virtu' e riprese dalle miniature
trecentesche di Nicolo' da Bologna nel codice ambrosiano
B 42 inf. Fra le opere esposte, una Maddalena
penitente di Guido Reni.
Sala XIV
Pittura italiana del XVII secolo
Continuano le sale oggetto della ristrutturazione anni
trenta. Si privilegiano gli aspetti architettonici piuttosto
che le opere esposte. Contiene cento stemmi di famiglie
nobili lombarde. La vetrata con Sant'Ambrogio e' opera
di Domenico Buffa.
Sala XV
Pittura lombarda del XVII secolo
Riporta opere a carattere devozionale dei soliti noti:
Morazzone, Daniele Crespi, Giulio Cesare Procaccini, ,
Morazzone, Vermiglio.
Sala XVI
Pittura lombarda del XVII secolo
Anche in questa sala consigliamo di osservare gli
aspetti architettonici, molto coreografici. Per le opere,
agli artisti della sala precedente si aggiungono il Serodine,
il Nuvolone, il Gherardini.
Sala XVII
Pittura italiana della fine del XVII secolo e del XVIII
secolo
Contiene dipinti provenienti dalle diverse scuole
italiane, veneta lombarda, ligure, toscana e romana. Sono
inoltre esposti otto bozzetti di Francesco Londonio, facenti
parte di un nucleo donato all'Ambrosiana da
Angelo Bertarelli nel 1937. Fra i numerosi quadri,
segnaliamo, qui a destra, quello del Tiepolo rappresentante
un Busto di Vescovo.
Sala XVII
Collezione de Pecis
Dopo un'occhiata allo splendido cortile degli Spiriti
Magni, del quale riportiamo una fotografia per ricordo,
la visita prosegue in questa sala che racchiude il lascito
del Conte Giovanni Edoardo de Pecis, comprendente un vasto
numero di quadri italiani e
fiamminghi, nonche' una raccolta di bronzetti dorati
neoclassici.
Sala XIX
Pittura italiana del XIX e inizi del XX secolo
La collezione si addentra fra gli artisti piu' prossimi
ai nostri tempi, partendo dal pittore napoleonico Andrea
Appiani per arrivare al secolo appena trascorso con il
divisionismo di Gaetano Previati, attraversando
l'Ottocento con opere di autori lombardi a noi familiari,
come l'Induno, il monzese Mose' Bianchi, Giovanni
Migliara e Emilio Longoni. Presenti anche ritratti del
prolificissimo milanese d'adozione Francesco Hayez.
Sala XXI
Pittura fiamminga e tedesca del XV-XVII secolo
Un percorso complicato porta a queste sale dove si
trovano altre opere della collezione De Pecis e da dove si
ammira la splendida vetrata dantesca di Giuseppe
Bertini, opera datata 1867 qui collocata nel 1929. Merita
attenzione, fra l'altro, una Madonna che allatta il
bambino presso una fontana di Bernaert
van Orley, con le fantasiose architetture tipiche dell'arte
fiamminga.
Sala XXII
Sculture e affreschi
Sono esposti rilievi del Bambaia, la statua di
Platone del Piatti, e quattro affreschi
tardoquattrocenteschi strappati dalla chiesa di Santa Maria
della Rosa.
Sala XXIII
Quadreria e Museo Settala
E' una sala destinata a raccogliere il Museo Settala,
acquisito nel 1751 e sinora mai esposto. Si tratta della
collezione di Manfredo Settala, un singolare erudito
secentesco che aveva allestito quello che oggi
definiremmo una wunderkammer, con animali esotici
imbalsamati, conchiglie, fossili, orologi e quant'altro.
Si spera di potere, prima o poi, avere accesso a queste
meraviglie; nel frattempo la sala ospita una quadreria con
opere varie.
Sala XXIV
Valeva la pena di arrivare sin qui per ammirare,
ravvicinati nello spazio, due capolavori. Sulla parete, un
affresco di Bernardino Luini, Incoronazione di Spine
e, su un cavalletto, il Ritratto di Musico di
Leonardo Da Vinci.
Ma le sorprese non sono finite. Passando alla Biblioteca per
avviarci all'uscita, dopo alcune teche contenenti dei codici,
ecco il San Girolamo del Caravaggio, prestito della
romana Galleria Borghese in cambio temporaneo della Canestra
di Frutta. Il Caravaggio raffigura il Santo intento alla
missione per la quale e' ricordato dalla Chiesa: quella di
traduttore della Bibbia e dei Vangeli, la primadall'ebraico,
i Vangeli dal greco.
A questo punto si puo' tornare a rivedere il sole.
Novembre 2016
Filippo Vasta
Fonti: Biblioteca Ambrosiana, dettaglio delle opere esposte.
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