Lecco, 21 gennaio 2016
Gentili
amici, nel nostro prossimo appuntamento di venerdì 29 gennaio
p.v. (alle ore 21, presso l’Aula Magna dell’Istituto Bertacchi
in via XI Febbraio a Lecco), avremo l’occasione particolarissima
di affrontare un tema per noi nuovo, curioso e affascinante: “Il
libro d’artista, «Reazioni interiori», opera di pittoscrittura
di Aldo Dante”.
Aldo Dante, che è stato direttore e amministratore delegato
nell'ambito di Istituti bancari di rilievo internazionale, è da
sempre appassionato di musica e pittura e ha dato vita ad una
prolungata, “silenziosa” produzione pittorica. Nella nostra
serata sarà visibile la sua opera, che è stata presentata presso
la Pinacoteca Ambrosiana, che l'ha catalogata, ed è stata
inserita nel Fondo dell’Arte della Biblioteca del Pontificio
Consiglio della Cultura del Vaticano e depositata alla
Biblioteca Braidense e nelle principali biblioteche nazionali.
“Reazioni interiori” rappresenta, fra colori e parole, il
percorso del protagonista alla ricerca dell'elevazione della
propria coscienza, indagando un aspetto nodale per
l'arricchimento dell'individuo e della società.
Nell’attesa di rivederci presto vi saluto cordialmente.
IL PRESIDENTE
dott.ssa Marca Mutti Garimberti
P.S. Vi consiglio di consultare il sito
www.aldodante.it!!
Pitto-scrittura
fusione ed
interazione fra scrittura e pittura - oggi -
Nell’arte
figurativa contemporanea la presenza di
pittoscritture, ovvero di scritti
inseriti nel corpo di dipinti ed in
rapporto talvolta dialettico con gli stessi,
è occasionale se non rara, se rapportata all
’enorme produzione di opere che ha
caratterizzato gli ultimi cinquant’anni.
Basta riferirsi alle mostre, o ai cataloghi
d’arte, per verificare come la
partecipazione di lavori che abbinino lo
scritto alla
pittura sia ridottissima e come
quasi mai vengano utilizzate
pittoscritture per caratterizzare
il profilo di artisti, pure famosi, che più
volte nei propri trascorsi si sono cimentati
in quella forma espressiva, con risultati
per giunta molto interessanti.
Anche le rassegne dedicate a dipinti
arricchiti da testi (o di testi arricchiti
da dipinti), se si eccettuano
l’importante e meritoria mostra organizzata
dal MART di Rovereto nel 2008
sul tema della parola nell’arte, e
pochissime altre, restano iniziative
pressoché isolate e sporadiche, forse
proprio per la limitata, per la
insufficiente conoscenza o per il
disinteresse degli addetti ai lavori per
l’ambito (complesso) di applicazione in
discorso.
A ben vedere, tranne alcune incursioni di
elevatissimo livello effettuate da parte di
grandi maestri o di pochi raffinati
specialisti del comparto, nelle produzioni
si rintracciano più che altro esempi di
singole parole, o di flussi e allineamenti
di parole, o di segni riconducibili
essenzialmente a frasi incompiute, spesso
non interpretabili. E’ come se queste siano
state utilizzate più che altro con una
funzione estetica, decorativa, o per
suscitare interrogativi nel tentativo di
muovere stati d’animo; viceversa, quando si
riscontra una sufficiente completezza del
messaggio, la fase pittorica decade, di
frequente, ad ornamento.
Difficilmente ci si trova di fronte
ad una scrittura portatrice di messaggi
efficaci ed intimamente legati alla pittura
con la quale interagiscono e con la quale
possa ritenersi attivata una vera e propria
collaborazione progettata per puntare
all’esaltazione e al rafforzamento di
entrambi i linguaggi.
Lo scritto resta in realtà, quasi sempre e
quasi ovunque, subordinato al dipinto, o il
dipinto allo scritto.
La pittoscrittura, fatti
salvi alcuni periodi ed alcuni apporti che
hanno costituito episodi di una certa
importanza anche nei movimenti d’avanguardia
è, a mio parere, nella recente storia
dell’arte, un fenomeno collaterale.
Essa non è assurta a forma espressiva
riconosciuta, alla quale venga attribuita
una vera e propria dignità, come se le sue
potenzialità di contrastare le difficoltà di
comunicazione del mezzo pittorico
tradizionale restassero sottovalutate.
E’ invece mia convinzione che attraverso la
fusione e l’interazione fra lo scritto e il
dipinto si generi l’opportunità di
addizionare il messaggio ed il sentire che
l’artista si trova a gestire quando decide
di passare alla fase dell’esternazione.
La pittoscrittura è decisamente in
grado di sostenere adeguatamente lo sforzo
che l’artista stesso affronta laddove, a
fianco dell’obiettivo di suscitare l’impatto
emotivo, miri anche ad imprimere una
maggiore precisione di contenuto, affinché
il risultato possa tracciare in modo più
definito il proprio pensiero, quasi guidando
la sensibilità del fruitore che resta
peraltro libero di spaziare con le proprie
emozioni ed i propri ragionamenti.
Scrittura e pittura si confrontano
e si integrano, comunicano e si supportano,
inducono l’artista a variare frequentemente
forma e contenuto, fino a trovare
l’equilibrio desiderato.
In definitiva ritengo che la
pittoscrittura sia una forma di
comunicazione e di espressione dotata di
notevoli spazi di approfondimento oggi forse
ancora non sufficientemente valutati, capace
fra l’altro di suscitare nell’artista una
sorta di “alta” gratificazione, giacché nel
lavoro gli è data la possibilità di
riversare maggiori qualità e quantità del
proprio sentire: quello che si esprime
mediante l’utilizzo del colore,
con una quota preponderante di carica
emotiva, a forte componente irrazionale, e
quello che si articola attraverso l’uso
della parola scritta, che
obbliga a fare i conti con la porzione
percettiva più razionale e controllata.
Aldo
Dante
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