Ho conosciuto Aldo Dante nella filiale Comit di Lecco nella seconda metà degli anni '80: non ancora quarantenne, penso fosse il più giovane Direttore di filiale indipendente della Banca Commerciale Italiana.
Ambizioso quanto basta, era dotato di una cultura molto superiore alla media (in particolare ottimo conoscitore di musica e pittura) e di una grande professionalità: sapeva esprimere la propria immagine in modo utile alla banca negli ambienti che contavano.
Si vedeva sin da allora che era avviato ad una carriera fuori dal comune, cosa che si è puntualmente avverata.
Nelle sue opere esce allo scoperto tutta la parte artistica del suo essere: una partecipazione all'evento è fortemente raccomandata a tutti i colleghi del lecchese (ma non solo...).
piazzascala.it . (A. Izeta)

 

Lecco, 21 gennaio 2016

 

Gentili amici, nel nostro prossimo appuntamento di venerdì 29 gennaio p.v. (alle ore 21, presso l’Aula Magna dell’Istituto Bertacchi in via XI Febbraio a Lecco), avremo l’occasione particolarissima di affrontare un tema per noi nuovo, curioso e affascinante: “Il libro d’artista, «Reazioni interiori», opera di pittoscrittura di Aldo Dante”.

Aldo Dante, che è stato direttore e amministratore delegato nell'ambito di Istituti bancari di rilievo internazionale, è da sempre appassionato di musica e pittura e ha dato vita ad una prolungata, “silenziosa” produzione pittorica. Nella nostra serata sarà visibile la sua opera, che è stata presentata presso la Pinacoteca Ambrosiana,  che l'ha catalogata, ed è stata inserita nel Fondo dell’Arte della Biblioteca del Pontificio Consiglio della Cultura del Vaticano e depositata alla Biblioteca Braidense e nelle principali biblioteche nazionali.

“Reazioni interiori” rappresenta, fra colori e parole, il percorso del protagonista alla ricerca dell'elevazione della propria coscienza, indagando un aspetto nodale per l'arricchimento dell'individuo e della società.

Nell’attesa di rivederci presto vi saluto cordialmente.

IL PRESIDENTE
dott.ssa Marca Mutti Garimberti                                                                                                

 

P.S.  Vi consiglio di consultare il sito www.aldodante.it!!

 

 

Pitto-scrittura

fusione ed interazione fra scrittura e pittura - oggi -

Nell’arte figurativa contemporanea la presenza di pittoscritture, ovvero di scritti inseriti nel corpo di dipinti ed in rapporto talvolta dialettico con gli stessi, è occasionale se non rara, se rapportata all ’enorme produzione di opere che ha caratterizzato gli ultimi cinquant’anni.
Basta riferirsi alle mostre, o ai cataloghi d’arte, per verificare come la partecipazione di lavori che abbinino lo scritto alla pittura sia ridottissima e come quasi mai vengano utilizzate pittoscritture per caratterizzare il profilo di artisti, pure famosi, che più volte nei propri trascorsi si sono cimentati in quella forma espressiva, con risultati per giunta molto interessanti.
Anche le rassegne dedicate a dipinti arricchiti da testi (o di testi arricchiti da dipinti), se si eccettuano l’importante e meritoria mostra organizzata dal MART di Rovereto nel 2008 sul tema della parola nell’arte, e pochissime altre, restano iniziative pressoché isolate e sporadiche, forse proprio per la limitata, per la insufficiente conoscenza o per il disinteresse degli addetti ai lavori per l’ambito (complesso) di applicazione in discorso.
A ben vedere, tranne alcune incursioni di elevatissimo livello effettuate da parte di grandi maestri o di pochi raffinati specialisti del comparto, nelle produzioni si rintracciano più che altro esempi di singole parole, o di flussi e allineamenti di parole, o di segni riconducibili essenzialmente a frasi incompiute, spesso non interpretabili. E’ come se queste siano state utilizzate più che altro con una funzione estetica, decorativa, o per suscitare interrogativi nel tentativo di muovere stati d’animo; viceversa, quando si riscontra una sufficiente completezza del messaggio, la fase pittorica decade, di frequente, ad ornamento.
Difficilmente ci si trova di fronte ad una scrittura portatrice di messaggi efficaci ed intimamente legati alla pittura con la quale interagiscono e con la quale possa ritenersi attivata una vera e propria collaborazione progettata per puntare all’esaltazione e al rafforzamento di entrambi i linguaggi.
Lo scritto resta in realtà, quasi sempre e quasi ovunque, subordinato al dipinto, o il dipinto allo scritto.

La pittoscrittura, fatti salvi alcuni periodi ed alcuni apporti che hanno costituito episodi di una certa importanza anche nei movimenti d’avanguardia è, a mio parere, nella recente storia dell’arte, un fenomeno collaterale. Essa non è assurta a forma espressiva riconosciuta, alla quale venga attribuita una vera e propria dignità, come se le sue potenzialità di contrastare le difficoltà di comunicazione del mezzo pittorico tradizionale restassero sottovalutate.
E’ invece mia convinzione che attraverso la fusione e l’interazione fra lo scritto e il dipinto si generi l’opportunità di addizionare il messaggio ed il sentire che l’artista si trova a gestire quando decide di passare alla fase dell’esternazione.
La pittoscrittura è decisamente in grado di sostenere adeguatamente lo sforzo che l’artista stesso affronta laddove, a fianco dell’obiettivo di suscitare l’impatto emotivo, miri anche ad imprimere una maggiore precisione di contenuto, affinché il risultato possa tracciare in modo più definito il proprio pensiero, quasi guidando la sensibilità del fruitore che resta peraltro libero di spaziare con le proprie emozioni ed i propri ragionamenti.
Scrittura e pittura
si confrontano e si integrano, comunicano e si supportano, inducono l’artista a variare frequentemente forma e contenuto, fino a trovare l’equilibrio desiderato.
In definitiva ritengo che la pittoscrittura sia una forma di comunicazione e di espressione dotata di notevoli spazi di approfondimento oggi forse ancora non sufficientemente valutati, capace fra l’altro di suscitare nell’artista una sorta di “alta” gratificazione, giacché nel lavoro gli è data la possibilità di riversare maggiori qualità e quantità del proprio sentire: quello che si esprime mediante l’utilizzo del colore, con una quota preponderante di carica emotiva, a forte componente irrazionale, e quello che si articola attraverso l’uso della parola scritta, che obbliga a fare i conti con la porzione percettiva più razionale e controllata.

Aldo Dante

 

 

 

 

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piazzascala.it - gennaio 2016