LA CHIESA NON E’ IN DIFFICOLTA’ NELLA SUA ESSENZA CRISTIANA.
HA BISOGNO SOLO DI RINNOVARSI ED ADEGUARSI AI TEMPI
 


Una ventina di anni fa, forse anche di più, scrivevo, da giornalista cristiano, poco praticante se non fosse perché suono tutte le domeniche da mezzo secolo l’organo in Chiesa, che essa avrebbe accusato le conseguenze negative della “secolarizzazione”, realtà che, per motivazioni non certo legate al Vangelo ed ai suoi dettami, si sarebbe accompagnata inesorabilmente al declino del sacro in termini inversamente proporzionali all’aumento del progresso, alla diffusione dell’istruzione, ai processi di industrializzazione, al dilagare quasi ossessionante dell’informatica ecc.ecc.

Ora siamo agli inizi del 2017 e, se non fosse perché il Clero si sforza di tenere in piedi attraverso le sue risorse religioso-intellettuali, ma anche economiche, l’apparato costituto dalle numerosissime Chiese a cui fa da…contraltare (è proprio il caso di dirlo dato l’argomento) una sempre minore presenza di sacerdoti, la realtà di oggi sarebbe ancora più difficile.

In questi giorni Papa Francesco ha invitato i Vescovi ad impartire ai Parroci dei suggerimenti, (senza offesa, in altri contesti laici si direbbe ha “diramato delle circolari”) nell’intento di attivare un sistema diverso per “fare Chiesa”, allargando l’apostolato anche al Clero.

A questo proposito, proprio qualche giorno fa il Vescovo Renato nel corso di una sua visita pastorale alla Parrocchia di Zermen, ha detto che la Chiesa di oggi richiede un veloce cambiamento, nel senso che il sempre minor numero di sacerdoti non è più in grado di fronteggiare appieno la missione di apostolato in quanto il momento richiederebbe più vocazioni, non sottacendo che oggi nella nostra provincia ci sono preti che, da soli, devono sopperire a questa difficile situazione, celebrando la Santa Messa anche in otto Chiese.

Allargare pertanto l’impegno del Clero con l’appoggio dei laici, sta diventando una incombente necessità alla quale bisogna porre rimedio.
C’è da chiedersi però se questo processo di allargamento in comunione fra laici e clero possa concretizzarsi in tempi utili allo scopo di non determinare problemi alla Chiesa, atteso che di questi problemi non si è avvertita la necessità di farlo nel corso della “secolarizzazione” di cui parlavo prima e se ne avverte solo ora l’impellente necessità, invero assai tardiva.
Va detto infatti che, ora come ora, ci sono già molti laici che si prestano con assoluta dedizione in questo tipo di collaborazione nelle varie Parrocchie, per cui appare abbastanza difficile immaginare che, coloro che non si sono sin qui adoperati per collaborare con il clero, possano improvvisamente attivarsi nel senso richiesto dalle autorità religiose. Al massimo, nel breve-medio termine, l’unica cosa che io vedo possa concretizzarsi, sarà il solo “ricambio” degli attuali laici, passando di mano l’impegno ai familiari e ad altri, perché se è in atto la cosiddetta crisi delle vocazioni, non è detto che questa non si rifletta anche sui potenziali operatori laici. Posto che essa non si sia già riflessa ancor prima della crisi delle vocazioni.
Riflessione la mia, dettata da schiettezza molto sincera e genuina che, rebus sic stantibus, non sembra dischiudere un orizzonte roseo per il futuro della Chiesa, fermo restando l’essenza della Verità Evangelica sulla quale il mondo dovrebbe, anzi deve, sempre camminare.

 

Arnaldo De Porti (Feltre)

 

 


 

 

 

 

 

 

 

Segnala questa pagina ad un amico:



 

 

 

 piazzascala.it - febbraio 2017