La Banca di Raffaele Mattioli - un libro di Andrea Calamanti

A fine novembre abbiamo presentato il libro di Andrea Calamanti  "La Banca di Raffaele Mattioli - Una visione unitaria e sistemica"  con una recensione di Tancredi Bianchi e il mese successivo abbiamo pubblicato un secondo articolo a firma Marco Vitale.
Dato l'interesse dei colleghi ex Comit per la figura di Raffaele  Mattioli, profondo umanista ma soprattutto, a nostro giudizio uno dei più grandi banchieri mai esistiti (se non il più grande: altro che Bazoli, Passera, Profumo, Messina tanto per fare alcuni nomi) siamo lieti di trascrivere di seguito un pezzo comparso sul Fatto Quotidiano nel luglio 2016.
La matrice comune è rappresentata dalla convinzione che Raffaele Mattioli avrebbe impedito che prendesse piede la crisi attuale del sistema bancario, determinata da uno scorretto utilizzo del credito che si è spostato dal terreno commerciale a quello finanziario senza alcun paracadute: gli impieghi bancari (ma non solo: anche derivati, titoli tossici e quant'altro) si sono manifestati deleteri sia per le piccole banche (che hanno dovuto chiudere i battenti ) che per gli istituti di maggiori dimensioni, costretti ad evidenziare perdite pesanti e aumenti miliardari di capitale.
Citando Calamanti, ribadiamo che "secondo Mattioli la centralità del credito corrisponde alla funzione centrale assegnata al banchiere di “magistrato del merito del credito”, che richiede nel banchiere asimmetria di conoscenza rispetto al mercato oltre che integrità e indipendenza assolute. Conoscenza approfondita e speciale sull’affidato, integrità e indipendenza assolute sono i fattori che legittimano il suo guadagno di intermediario. Altro che gli automatismi matematici dominanti nella classe attuale che stanno alla base dei grandi errori di credito che hanno portato il sistema alla crisi del 2007."
 

Ecco quanto ha scritto Alfonso Scarano (da "Il fatto economico" del luglio 2016: leggetelo con la massima attenzione e  vi ritroverete sicuramente nelle sue parole.


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TEMPI ANDATI - Un libro racconta i valori e i modelli di gestione del banchiere della Comit, lontani anni luce dalla moderna finanziarizzazione del credito

Crisi bancaria, la lezione dimenticata di Mattioli


"L a Banca di Rafffaele Mattioli - Una visione unitaria e sistemica”, di Andrea Calamanti (Aragno Editore) è occasione preziosa per meglio capire le cure a un sistema bancario malato. Raffaele Mattioli, chi era costui? Le Monde lo qualificò come “Le plus grand banquier italien dépuis Laurent de Medici”. Nel mondo bancario e della finanza italiana e non solo, la figura di Mattioli, banchiere che per quasi mezzo secolo fu al vertice della Banca Commerciale Italiana, era ben presente, considerata e tra i principali punti di riferimento della visione bancaria ed economica del dopoguerra. Lo scorrere del tempo non è stato però galantuomo e un velo di oblio ha celato il ricordo di Mattioli e del suo intendere il mestiere di banchiere. L’averlo
dimenticato non fa onore alla storia e tanto meno alla intelligenza pratica delle necessità odierne che mostrano un sistema bancario in grave crisi operativa e di terribile dilapidazione dell’immenso capitale reputazionale accumulato in un secolo di attività bancaria.

ECCO CHE È straordinariamente prezioso e utile poter andare a lezione da Mattioli leggendo il libro scritto dal professor Calamanti. Leggendo le citazioni del banchiere e il minuzioso ricostruire la sapienza logica e pratica di quel modo di far banca, emerge il contrasto stridente tra la banca al servizio dell’economia e la moderna degenerazione bancaria finanziarizzata, diventata strumento anche di facile rapina dei risparmi di molti, troppi, ignari risparmiatori. Desta un particolare tuffo al cuore inoltrarsi nei pensieri, nelle preoccupazioni e nel modo ragionevole e responsabile di svolgere la professione di banchiere guardando all’esempio di Mattioli, e viene istintivo fare il confronto rispetto agli odierni e numerosi manager bancari più ambiziosi e venali e mai intimamente preoccupati delle sorti delle loro banche, dei clienti, dell'economia e del Paese, perché altre sono le motivazioni esistenziali di costoro, inseriti come sono in un sistema bancario malato.
Troviamo nel pensiero di Mattioli e dei suoi “ragazzi”, come amava indicare quei talentuosi personaggi che passarono per l’ufficio studi Comit, l’approccio pragmatico e intelligente alla soluzione dei problemi tipici o inaspettati del fare banca, da affrontare e risolvere con lungimiranza e capacità. Si fa risalire a Giovanni Malagodi il “modello 253”, ovvero la procedura di concessione del credito e la connessa valutazione del rischio, non limitata a una burocratica redazione del direttore di filiale ma arricchita dalle varie funzioni della banca. La lettura del libro insegna la validità se non la superiorità rispetto all’attuale modellistica anche per l'organizzazione delle metodologie di analisi e di selezione degli affari utilizzate da Mattioli. L’originalità e l’efficacia degli indici con cui veniva monitorato in Comit l’andamento degli impieghi e della congiuntura economica nonché l’assoluto diniego a finanziare operazioni speculative, la contrarietà ad un uso improprio delle agevolazioni creditizie, la spasmodica attenzione a non alimentare pressioni inflazionistiche testimoniano l'attualità di quel modello: un'utile lettura per chiunque voglia comprendere i guai odierni delle banche. La finanza d’impresa per Mattioli doveva essere sana e con essa il credito e il suo esercizio. Le bolle speculative andavano affrontate e stroncate subito.
La creazione di una forte cultura aziendale bancaria era fatta, certo, d’impegno lavorativo e documentazione, ma era anche il frutto dell’intelligenza pratica di uomini capaci e stimolati dall’dall'azienda secondo una comune ispirazione, in un’opera concreta e con rapporti diretti e senza orpelli. Così Mattioli “raccomandava di mantenersi fedeli al principio che la Banca attingesse forza e prosperità nel dar forza e prosperità al Paese”. Queste parole emozionano e insieme acuiscono il senso di fastidio e di condanna dell'attuale modo malato e finanziarizzato di fare banca. Cosa direbbero Mattioli e i suoi ragazzi della cieca follia moderna di risolvere il problema del fardello dei crediti deteriorati solo vendendoli per un tozzo di

pane a fondi speculativi?

Avrebbe, forse, il letterato Mattioli citato il poeta Giusti: “Strumenti ciechi d'occhiuta rapina”.
Chi si cimenterà nella lettura potrà riflettere su argomenti attualissimi quali la stabilità del sistema e la tutela dei depositanti da ricercarsi in primis nella qualità degli impieghi e dei rischi assunti piuttosto che nell’entità dei mezzi propri o nella politica dei tassi negativi o nulli grazie al Quantitative easing. Utili riflessioni anche per le autorità monetarie e i “regolatori”, cui dovrebbero interessare le considerazioni che Mattioli riservava alle funzioni del capitale proprio, alla liquidità della banca e del sistema, alle politiche attuate della Banca centrale nella seconda metà degli anni 60, dialogando con l’allora governatore.

ECCO ALLORA la sfida attualissima del libro di C alamanti che crea l’occasione di andare a lezione da Mattioli. Concludendo, è certamente vero che “la Banca è un’impresa sui generis, che porta un’enorme responsabilità sulle sue spalle. Le sue cautele non sono mai troppe, i suoi errori sono sempre troppo gravi. La sua azione deve essere audace e cauta insieme, legata alla realtà di oggi, ma in armonia alla prevedibile realtà di domani”. Ed è altresì vero che quello di banchiere è “un mestiere che, se fatto con coscienza, costa fatica e patemi, discernimento e coraggio, entusiasmo e nervi a posto. Senza questo conglomerato di affetti e qualità contraddittorie si diventa burocrati. E l’esercizio del credito non è attività burocratica.

La nostra è un’attività pratica puramente intellettuale - mediatrice e conciliatrice di un’astrazione di ordine meccanico con una concretezza di ordine biologico.” Sarebbe bene che qualcuno raccolga queste parole con autorevolezza.

 

La banca di Raffaele Mattioli - Andrea Calamanti - Prezzo: 25€ - Editore: Aragno

 

La storia
- IL LIBRO del professor Calamanti presenta la figura del banchiere Raffaele Mattioli, amministratore delegato della Comit. Nel fare ciò, l'autore offre al lettore la possibilità di un implicito raffronto tra il modello bancario di Mattioli e quello odierno. Ne emerge l'immagine di una banca diversa: al servizio dell'economia reale e lontana dalle speculazioni finanziarie che oggi vedono spesso protagonisti gli istituti di credito.