E' in corso, nel nostro paese, un acceso dibattito su una proposta di legge - la cosiddetta Cirinnà dal nome della parlamentare che l'ha presentata - che dovrebbe legalizzare le convivenze extramatrimoniali nonché le unioni civili fra persone dello stesso sesso, con estensione a tutti della maggior parte dei diritti e dei doveri già previsti per le coppie sposate, come ormai stabilito in quasi tutti i paesi.

Sia subito chiaro che non si sta parlando di unioni di tipo religioso. Il matrimonio celebrato secondo un rito religioso è valido per la coscienza di chi vi accede ed ottiene riconoscimento ai fini civili, per le legge, se trascritto nei registri dello stato civile. In Italia è il matrimonio concordatario, celebrato dal sacerdote cattolico con effetti civili in quanto trascritto nei pubblici registri.. 

E' noto che negli ultimi decenni, per vari motivi, sono cresciute in maniera esponenziale le convivenze di fatto, cioè sempre meno coppie regolarizzano la loro unione con il matrimonio e sono finalmente venute alla luce anche molte coppie omosessuali che dividono lo stesso tetto, superando l'ostilità e i pregiudizi che prevalevano in passato nella società e che spesso degeneravano in vere e proprie persecuzioni.

La proposta di legge Cirinnà che approderà in parlamento a fine gennaio, probabilmente con qualche leggera modifica, non fa che introdurre in Italia le norme che già esistono in quasi tutti i paesi sviluppati e non fa che prendere atto di situazioni già diffuse anche nella società italiana, riconoscendo diritti a famiglie esistenti e consolidate e ai loro figli, oggi spesso discriminati e di incerto stato giuridico.

Gli oppositori alla legge insistono sull'argomento della difesa della famiglia e la Chiesa, intervenuta peraltro con toni moderati e non ultimativi, definisce la famiglia costituita con il matrimonio come la sola voluta da Dio. Ovviamente con il matrimonio religioso. 

Che cos'è in effetti una famiglia nella società civile? Ne esistono, a mio patere, molte fattispecie e non necessariamente costituite da due coniugi sposati con o senza figli. Una vedova o una signora single con figli, fa una famiglia? Due sorelle o due fratelli che vivono insieme sono una famiglia? Padre e figlio o figlia che vivono nello stesso appartamento fanno una famiglia? Due amici/amiche che decidono di dividere le spese e mettere in comune le pensioni sono o no una famiglia? E perchè no se nella sfera privata si tratta di persone omosessuali? Che cos'ha da perdere la società dalla regolarizzazione civile/patrimoniale/giuridica di tali famiglie e dal riconoscimento che si tratta, appunto, di famiglie e che i figli, anche se vivono con due adulti, siano essi due padri o due madri che li crescono, li amano, sono uguali agli altri e non devono sentirsi discriminati?

Qualcuno, anche nella maggioranza di governo, pone il problema delle adozioni da parte dei partner, la cosiddetta "stepchild adoption" prefigurando la possibilità del ricorso al cosiddetto "utero in affitto", già in pratica possibile attualmente per le coppie sposate. A me pare un falso problema o almeno una questione privata abbastanza remota e che la società, volendo,  potrebbe facilmente disincentivare o reprimere. Pare invece un argomento al quale gli oppositori tentano di attaccarsi per affossare o ritardare una legge che rende giustizia a molti cittadini che l'attendono da decenni.  

 

Giacomo Morandi (Rivergaro)

 

 

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piazzascala.it - gennaio 2016