Fino
ad ora ho deglutito a fatica ciò che ho visto e vedo sui campi da
calcio, per strada, ma anche addosso ad uomini di spettacolo e
quant’altro, ma ho deglutito solo per non apparire un matusa come spesso
mi hanno etichettato i miei nipoti che, fino a poco fa diventavano pazzi
per un Fedez , figura che, a me invece non mi riusciva nemmeno di
deglutire tanto da dover rimettere… solo a vedere i suoi tatuaggi che
fanno letteralmente ribrezzo, almeno al sottoscritto. E sul quale
personaggio, anche i miei nipoti per fortuna ora stanno facendo marcia
indietro, salvo errore (pare che ora se li sia fatti togliere?).
Ma che dire quando vediamo le partite di calcio in TV (dato che gli
stadi non mi vedono più da quando il calcio era sport e non sporco
business) ove le squadre hanno giocatori con la pelle che non lascia
libero nemmeno un centimetro a causa di tatuaggi che la occupano dalla
testa ai piedi, facendo apparire i giocatori (se cosi’ si possono ancora
chiamare) come dei camaleonti, dei dinosauri, delle zebre, degli
ultraterresti che danno davvero fastidio alla vista al punto da togliere
ogni interesse anche allo sport del calcio ? Ma chi ingaggia questi
personaggi si rende conto di offendere in primis l’uomo ed, inter-pares,
anche lo sport ? A meno coloro che li ingaggiano non mirino pure loro a
far spettacolo circense, alla faccia dell’etica sportiva ?
A mio avviso, c’è una causa ben precisa che mina il mondo del calcio. In
primis, i compensi troppo elevanti, l’ozio infinito nel quale guazzano i
giocatori, i quali, per riempire e spendere fortune (forse immeritate),
le pensano tutte pur di far parlare di loro, non rendendosi conto, vuoi
anche per la precarietà della loro cultura, che tatuaggi e quant’altro
minano anche la loro salute. Ho giocato a calcio anch’io negli anni
40-50 (ed in campi sportivi importanti) e non ricordo affatto che allora
i campi di calcio fossero oggetto di tanta schifezza, dalla quale ho
sempre preso le distanze.
Non sarebbe il caso di cambiare qualcosa, oltre a… Tavecchio e Ventura ?
ARNALDO DE PORTI