L'occasione per tornare in argomento sul tema delle banche mi viene dalla pubblicazione da parte dell'EBA, l'Agenzia Bancaria Europea, avvenuta la sera del 29 luglio scorso, dei cosiddetti "stress test" su una cinquantina di banche dell'Unione Europea, fra le quali i cinque maggiori istituti italiani .Le analisi sulla loro solidità, cioè sui bilanci e in particolare sui coefficienti patrimoniali, sono state fatte prevedendo due scenari avversi, nel caso di andamento negativo dell'economia e dei mercati, il primo test sulla base di un normale andamento avverso e il secondo nel caso di andamento estremamente avverso, come potrebbe avvenire a causa di una crisi molto importante, di una forte recessione, di un possibile ma non probabile collasso di settori cruciali del mercato.

Delle banche italiane il solo Montepaschi ha registrato un risultato negativo, addirittura il peggiore di tutte le 51 banche europee esaminate. Per questa banca, tuttavia, il test non tiene ancora conto dei drastici rimedi  deliberati proprio nei giorni scorsi dal Consiglio di Amministrazione della banca e approvati dalla Commissione Europea, consistenti in una ricapitalizzazione di 5 miliardi e nella "pulizia" nel bilancio che si attuerà nei prossimi mesi con la cessione al fondo "Atlante 2" di circa 9 miliardi netti (circa 27 miliardi al valore nominale) di crediti in sofferenza (Non Performing Loans) al prezzo di saldo del 33 percento. Il Fondo provvederà poi, col tempo, a smobilizzarli sul mercato.

Le altre quattro banche italiane Intesa Sanpaolo in testa e poi Unicredit, Banco Popolare e Ubibanca, escono bene dal test e si collocano al di sopra della media europea.

Ciò peraltro non significa che il sistema italiano nel suo complesso sia da considerarsi del tutto solido. Le banche in Italia sono oltre 250 e nella maggior parte si tratta di istituti di media o di piccola stazza. Questi non rientrano nelle competenze dell'EBA ma restano responsabilità della "Sorveglianza" della Banca d'Italia, la quale svolge ogni anno decine di controlli soprattutto in loco, imponendo poi ai Management rimedi e soluzioni che in genere restano riservati, cioè non noti al pubblico, quando riscontra anomalie o comportamenti non professionali o scorretti. La riservatezza dei controlli è in genere opportuna per evitare pericolose e irrazionali reazioni dei mercati e dei depositanti in vista dei provvedimenti correttivi o, spesso, in attesa di tentativi in corso per l'acquisizione da parte di altri istituti o di cordate esterne. 

L'intero sistema bancario italiano è purtroppo appesantito da crediti in sofferenza, difficilmente o parzialmente esigibili per ben 250 miliardi, in parte coperti da garanzie o collaterali. La recessione degli ultimi 8-9 anni è la causa principale di tale situazione, aggravata dalle difficoltà, in Italia, delle procedure legali di recupero che spesso richiedono molti anni e sono sempre di esito incerto. Anche per tale motivo il governo sta approntando una riforma che dovrà alleggerire e velocizzare le procedure, delle quali molti debitori approfittano con tattiche dilatorie e frodi.

Osservo che solo pochi mesi fa, fino al decreto di salvataggio delle quattro banche del centro Italia,

il sistema bancario e finanziario era definito "potere forte", dall'opinione pubblica incoraggiata dalla stampa. Si diceva che le banche non finanziavano le piccole e medie imprese, non concedevano mutui alle famiglie, tenevano stretti i cordoni della borsa, taglieggiavano i clienti con tassi da usura,

Ora tutti scoprono che le banche hanno problemi di liquidità, di prestiti inesigibili, di utili in forte calo, di esuberi di personale e di agenzie.

E' indubbio che in molte banche regionali e locali il management tende ad avere scarsa professionalità, privilegia certi azionisti o amici degli amici, ma è la crisi economica la causa principale dell'inesigibilità della maggior parte delle sofferenze.

Con i tassi d'interesse attuali vicini o inferiori allo zero, il margine di interesse per le banche si è dissolto e ormai quasi l'unica fonte di reddito è rappresentata dalle commissioni d'intermediazione e, purtroppo, dalla speculazione finanziaria.

In tali condizioni il sistema italiano, nel suo complesso, è da ritenersi sano, come ha affermato in questi giorni anche il ministro Padoan e riconosciuto dalle autorità di Bruxelles e dagli stessi "stress test".

 

Giacomo Morandi                                                                                

 

 

 

 

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piazzascala.it -  agosto 2016