E' in discussione al nostro Parlamento la nuova direttiva dell'Unione Europea che cerca di disciplinare la complessa procedura di escussione dei mutui ipotecari  da parte delle banche e degli altri organismi finanziari creditori in caso di insolvenza.

Attualmente la norma in vigore in Italia consente al creditore di adire le vie legali per entrare in possesso del bene ipotecato dopo il mancato pagamento di sette rate del mutuo. Le relative cause in tribunale durano in media circa sette (7) anni per arrivare a sentenza definitiva e consentire l'entrata in possesso dell'immobile e la vendita all'asta da parte del creditore.

Il cosiddetto patto "marciano", non codificato nella legge ma comunque di largo utilizzo nella maggior parte dei casi (per quanto mi risulta) prescrive che l'eventuale plusvalenza ricavata dalla vendita ritorni al debitore, il quale però non risponde di un'eventuale minusvalenza..

E' noto che le banche sono in molti casi piuttosto restìe a concedere i mutui quando le condizioni finanziarie del mutuatario non risultano sufficientemente solide anche in proiezione futura. E' il caso ad esempio dei lavoratori precari o degli anziani, degli autonomi, di giovani coppie non ancora stabilizzate. Ciò, normalmente, a prescindere dal valore dell'immobile offerto in garanzia, proprio perchè l'escussione di tale garanzia in caso di insolvenza è lunga, complicata e costosa, senza considerare il deterioramento del bene, la crisi del settore e altri fattori che portano nel tempo alla riduzione del suo valore.

La nuova normativa UE prevede una notevole semplificazione delle procedure di entrata in possesso del bene da parte delle banche. Dopo sette (7) rate del mutuo impagate, non sarà più necessario per creditori andare in tribunale, ma, nel caso in cui una clausola ad hoc sia inclusa in contratto, gli stessi potranno entrare immediatamente in possesso del bene e venderlo senza ulteriori indugi, rimborsandosi del credito sofferente. Il patto "marciano", se presente in contratto, sarà ovviamente applicabile.

Pare che il governo, sensibile ovviamente al clamore suscitato da gran parte delle opposizioni, dei sindacati e delle associazioni dei consumatori abbia intenzione di portare il numero delle rate impagate addirittura a diciotto (18), anche non consecutive,  prima dell'inizio della procedura. Le nuove norme varrebbero comunque per i mutui futuri, non per quelli in essere.

A me pare che le proteste, anche clamorose, siano difficilmente comprensibili. Auspicare che la procedura sia lunga e farraginosa può eventualmente favorire un certo numero di debitori inadempienti o consentire di aiutare certe situazioni familiari precarie, ma a scapito del sistema, a danno di tanti che si vedono negati i mutui e, ovviamente, degli enti che dovrebbero dare sviluppo al mercato e che spesso entrano loro stessi in sofferenza, come ha dimostrato il recente caso delle quattro banche del centro Italia, salvate a scapito dei piccoli azionisti e obbligazionisti, piene fino al collo di mutui e crediti in sofferenza, come dimostrano anche le serie difficoltà di numerose altre banche in giro per l'Italia. La lunghezza e la complessità delle procedure attraverso i tribunali è inoltre costosa, come si è detto, e ciò sottrae ulteriore valore al ricavo delle vendite, anche a spese eventualmente dei debitori..

Ho letto addirittura di proposte mirate a rendere  "non pignorabili" le prime case. Chi le fa non si rende forse conto che ciò vorrebbe dire escluderle dai mutui. Sembra inutile, ma non lo è, continuare a ripetere che le banche sono aziende che amministrano i nostri risparmi, ricevono denaro e lo impiegano, speriamo con la dovuta professionalità e prudenza.

Giacomo Morandi (Rivergaro)

 

 

 

Segnala questa pagina ad un amico




 

 

piazzascala.it - marzo 2016