L'Europa è sull’orlo di una crisi umanitaria senza precedenti a causa del fenomeno della migrazione e senza interventi seri, immediati e trasparenti da parte dell’U.E.  che sembra “molto distratta” e alimenta con la politica dello struzzo il becero populismo che già alligna in molti Paesi comunitari, è destinata ad avanzare ancora pericolosamente. Questa crisi non è il risultato della mancanza di risorse, ma piuttosto di mancanza di una ferma e chiara volontà politica.

Ma chiariamoci le idee. Oggi spesso usiamo indifferentemente termini come profughi, rifugiati, migranti accomunando situazioni economiche, politiche e sociali molto differenti fra loro. Le guerre contemporanee combattute nei campi di battaglia di Afghanistan, Siria e Sud Sudan, così come tutte le più gravi crisi internazionali in Africa e Asia, hanno prodotto milioni di profughi e rifugiati. Ma come possiamo individuare e classificare correttamente questi milioni di esseri umani? Migranti, rifugiati e profughi sono termini che spesso utilizziamo come sinonimi in maniera quasi “interscambiabile”. Questi termini hanno invece significati non simili e indicano  anche situazioni giuridiche diverse.

 

Rifugiati

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati UNHCR è l’Agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati attraverso la protezione internazionale e l’assistenza materiale. Fondata il 14 dicembre 1950 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha iniziato ad operare il 1° gennaio 1951 e sinora ha assistito oltre 60 milioni di persone. La prima definizione organica del concetto giuridico di rifugiato è contenuta, invece nella Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, Cap. 1, Art. 1 "Definizione del termine di 'rifugiato'", Ginevra, 28 luglio 1951.

«Colui che, (…) temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori dal Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese oppure che, non avendo la cittadinanza e trovandosi fuori dal Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra».

Quindi, lo stato di rifugiato è riconosciuto giuridicamente nel Diritto internazionale attraverso la Convenzione di Ginevra ed è riconosciuto a quelle persone che non possono tornare a casa perché per loro sarebbe troppo pericoloso e hanno quindi bisogno di trovare protezione altrove.

 

Migranti

Il termine “emigrante” evidenzia il distacco dal Paese di origine (dall’etimo latino “e” da “ex”) cioè sull’abbandono da parte di chi ne esce. Indica il permanere di una identità segnata dal disagio del distacco e allude a una certa difficoltà di inserimento nella nuova realtà di vita.

Fin dall'Ottocento migrante era adoperato in concomitanza con emigrante. Il secondo termine ha finito, nel corso del Novecento, per identificare in italiano il soggetto dei grandi flussi migratori dall'Italia verso altri Paesi e, nel secondo dopoguerra soprattutto, di quelli all'interno dell'Italia, in particolare dal Sud del Paese verso il Nord.

Le ondate di immigrazione che stanno investendo l'Italia e l’Europa hanno posto il problema di come definire chi, per motivi di enorme disagio, è costretto a lasciare il proprio Paese e cerca di trasferirsi, temporaneamente o definitivamente, in Paesi in cui le condizioni e le opportunità di vita sono migliori.

In questo contesto, migrante tende a sostituire progressivamente negli usi immigrato, per cui  migrante viene identificato soltanto con la persona più disperata, quella che affronta il viaggio di trasferimento sui barconi a volte con esiti tragici, mentre, in realtà, la maggior parte dell'immigrazione avviene attraverso i confini terrestri. In ogni caso, migrante sembra adattarsi meglio alla definizione di una persona che passa da un Paese all'altro (spesso la catena include più tappe) alla ricerca di una sistemazione stabile, che spesso non viene raggiunta. In tal senso, il senso di durata espresso dal participio presente che sta alla base del sostantivo viene sottolineato: il migrante sembra sottoposto a una perpetua migrazione, un continuo spostamento senza requie e senza un approdo definitivo.

A differenza del rifugiato, un migrante quindi non è un perseguitato nel proprio Paese e può farvi ritono in condizioni di sicurezza, senza nessun rischio. Il  migrante, quindi, ha una connotazione più economica che politica.

 

Richiedente asilo

E’ una persona che, avendo lasciato il proprio Paese, chiede il riconoscimento dello status di rifugiato o altre forme di protezione internazionale ed è in attesa di una decisione da parte delle autorità competenti riguardo al riconoscimento del loro status di rifugiati.

 

Profugo

E’ colui il quale per diverse ragioni (guerra, povertà, fame, calamità naturali ed altro) ha lasciato il proprio Paese ma non è nelle condizioni di chiedere la protezione internazionale. Quindi solo lo stato di Rifugiato è sancito dal diritto internazionale.

 

Minori stranieri non accompagnati

Si intendono i minorenni che non hanno cittadinanza italiana o di altri stati dell’Unione Europea. In questo caso si applicano le norme previste in generale  dalla legge italiana in materia di assistenza e protezione dei minori. I minori stranieri non possono essere espulsi tranne che per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato.

 

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I cittadini stranieri entrati in modo irregolare in Italia sono accolti nei centri per l’immigrazione dove ricevono assistenza, vengono identificati e trattenuti in vista dell’espulsione oppure, nel caso di richiedenti protezione internazionale, per le procedure di accertamento dei relativi requisiti. Queste strutture si dividono in

 

- Centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa)

- Centri di accoglienza (Cda)

- Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara)

- Centri di identificazione ed espulsione (Cie)
 

Il diritto internazionale impone a ciascun Paese l’accoglienza dei richiedenti asilo fino all’accertamento – o al diniego – dello status di rifugiato. Nel caso dell’Italia, la lungaggine dei tempi di valutazione delle richieste è uno dei punti critici, con effetti diretti sui tempi di permanenza nei centri di accoglienza anche per chi non avrebbe diritto alla protezione.

In questo quadro, è assurdo pensare di affrontare il fenomeno dei migranti economici e dei rifugiati come un problema di ordine pubblico. Eppure per avere una soluzione definitiva è necessario affrontare il problema alla radice e stabilizzare le aree critiche di partenza, vale a dire la situazione di quei paesi che dilaniati da conflitti interni generano profughi e rifugiati.

 

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Queste brevissime note illustrative, certamente non esaustive, per illustrare il dramma umanitario che si consuma ogni giorno sotto i nostri occhi, sono state il pretesto per presentarvi una piccola parte della produzione filatelica dedicata a questo fenomeno.
 

Fernando Mazzotta (Taranto)

 

Emissioni filateliche dedicate ai "migranti": clicca sulle miniature per ingrandirle

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