“Siamo in guerra”,  ha detto Magdi Allam nel corso di un interessante incontro  tenuto sabato scorso presso l’Istituto  delle Canossiane di  Feltre, ove ho avuto la possibilità di confrontarmi  con lui, anche privatamente, attraverso alcune domande che, secondo il mio punto di vista, oggi quasi nessuno si pone, vuoi per pigrizia mentale, ma vuoi anche e soprattutto perché il problema delle religioni viene messo in sottordine per una serie di vicissitudini socio-economiche che stanno per sconvolgere il mondo  (migrazioni e fame) senza che ce ne accorgiamo a sufficienza.

Come molti sanno, il predetto giornalista-scrittore-politico, si è convertito al cristianesimo dopo 56 anni di appartenenza alla fede islamica.

Onestamente devo aggiungere che fino a sabato scorso, giorno dell’incontro con Magdi Allam, ero piuttosto scettico su certe argomentazioni di tipo confessionale al punto di avere forti dubbi su tutto, nella convinzione, più o meno salda, che le varie religioni con i suoi Allah, Maometto e Dio stesso (con tutto il rispetto)  costituiscono un’iniziativa umana volta ad immaginare una perfezione alla quale far riferimento, soprattutto per paura della morte: sarei disonesto nel dire di aver del tutto fugato questo mio pensiero.

Parlando del terrorismo islamico in atto, Magdi ha detto che oggi più che mai è fondamentale che all’interno delle forze dell’ordine si acquisisca la consapevolezza della specificità del terrorismo e del radicalismo islamico prima che l’Italia venga anch’essa colpita come è successo a Parigi, Bruxelles ed Orlando, tanto per citare i casi eclatanti degli ultimi tempi.

Potrebbe sembrare terrorismo mediatico quanto è stato detto, ma così non è in quanto è in atto in tutto il mondo una vera islamizzazione che si sta materializzando attraverso il terrorismo, le migrazioni e quant’altro, realtà che prende vita attraverso il lavaggio del cervello di poveri cristi a cui è stato iniettata nel cervello la certezza assoluta  (plagio patologico) che morire per Allah significa essere eroi.

“L’Italia ha paura di guardare in faccia la realtà”  Chi ci governa continua a prenderci in giro, farneticando su risibili accordi fra fazioni islamiche, senza tener conto che stiamo tutti perdendo la certezza di chi siamo, della nostra identità, della nostra cultura nell’interesse di religioni che legittimano l’uccisione di coloro che non credono ad Allah, di adulteri, di apostati.

Personalmente ho accennato, nel breve spazio di tempo concessomi, che quella sorta di relativismo etico praticato dalla Chiesa cristiana, fa nascere qualche perplessità anche  presso gli uomini di buona volontà in quanto un accordo fra religioni  non significa accettare la verità delle altre: il relativismo etico infatti è negazione della verità, è un’offesa alla ragione.

Non esiste un Islam moderato a meno che non si rinneghi il Corano e bisogna stare molto attenti  perché l’attuale terrorismo, alimentato da fanatiche distorsioni, sta producendo a breve una terza guerra mondiale, peraltro già in atto come ha detto anche il primo ministro francese.

Non bisogna soccombere alla paura: questa è una società che farà prevalere l’homo islamicus  rispetto all’homo economicus.  Le nostre leggi, continuano in maniera arcaica a considerare il terrorismo islamico come una variante della criminalità organizzata e, pertanto, impongono che la repressione possa avvenire solo con le armi.  Se non si scardina l’ideologia dell’odio, della violenza e morte…. “quando incontrate gli infedeli, uccideteli con grande spargimento di sangue  (47,4 versetto)” ,sanzionando il lavaggio del cervello che trasforma i fedeli in aspiranti “martiri” non riusciremo mai a sconfiggere il terrorismo islamico.

Il problema non è  di facile soluzione e richiederà alcune generazioni, anche perché, come abbiamo visto, il terrorismo islamico agisce attraverso micro-cellule formate da pochi terroristi, rendendo impossibile prevenire l’attentato. La loro struttura non è piramidale, non c’è un capo al vertice che emana l’ordine ed il soldato alla base lo esegue, ma c’è una verticalizzazione nella trasmissione degli ordini in cui sparute micro-cellule, con un legame ideologico di violenza e di morte, decidono autonomamente l’organizzazione degli attentati.

Ecco perché non si sa dove piazzare il colpo e la nostra Chiesa preferisce non prendere posizione immergendosi in quella specie di relativismo etico di cui parlavo prima. Del resto, altri strumenti non ha.

Ma la guerra, purtroppo, esiste già: si chiama terza guerra mondiale!

 

Arnaldo De Porti - 20 giugno 2016

 

 

 

 

 

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