Nell'assenza
totale di informazioni da parte del rappresentante dei pensionati nel
Direttivo del Fondo Sanitario Integrativo Intesa Sanpaolo (che speriamo
legga questa pagina...), pubblichiamo un articolo del collega Antonio De
Rosa che fa il punto sul concetto di solidarieta' generazionale,
ignorata quasi del tutto dai sindacati (che pure contano fra i loro
iscritti il 60% di pensionati) e quindi dallo stesso FSI.
piazzascala.it
Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo
Intesa Sanpaolo e " La solidarieta' "
Articolo pubblicato da "Senatus" - Organo dell'Unione Nazionale fra i
pensionati del Banco di Napoli nel numero di novembre 2017
Potrei iniziare dalle origini storiche ma
sarebbe quasi inutile e il lettore si annoierebbe, quindi mi limitero' ad
analizzare l'attuale struttura del FSI in particolare il concetto di
solidarieta' che le Fonti Istitutive (Azienda e Sindacati) applicano in
modo del tutto singolare. Dare copertura formale a tale principio con un
giro contabile dalla sezioni attivi a quella dei pensionati oltretutto
solo se i primi hanno un bilancio positivo e', agli occhi di tutti, una
semplice questione amministrativa che non ha nulla a che vedere con la
solidarieta'. Con una veduta piu' ampia si potrebbe obiettare che questa
(la solidarieta') e' da ricercare nelle disposizioni relative alla
contribuzione. Infatti ogni iscritto versa una percentuale del proprio
reddito, il quiescente il 3% sulla pensione lorda mentre chi e' in
servizio 1% sullo stipendio sempre lordo e la Banca per quest'ultimi
interviene con un versamento di ca. 1.000 euro che e' considerato salario
(tralascio il vantaggio aziendale di non inserirlo in busta paga). Il
Fondo pertanto riceve sostanzialmente lo stesso contributo. Ma per dar
credito a questa tesi, gli iscritti non dovrebbero essere discriminati
nelle prestazioni, vale a dire che il Fondo Sanitario Integrativo
dovrebbe avere un'unica categoria di iscritti a cui fornire cure
sanitarie identiche indipendentemente se pensionato o in servizio.
Ancorche' in sede di costituzione la divisione in due categorie fosse
stata concepita solo come un aspetto contabile, nei fatti oggi i due
comparti sono considerati a tutti gli effetti separati con singoli
bilanci. Come era facilmente prevedibile la sezioni "pensionati" ha
avuto da subito un sistematico risultato negativo (e' noto che piu' si e'
avanti con l'eta' e piu' si ha necessita' sanitarie) e solo dopo alcuni
correttivi quali la diminuzione di prestazioni/plafond e l'aumento della
percentuale del giro contabile (dal 4% al 6%) ha recentemente raggiunto
la parita' permettendo altresi di erogare la quota differita. La conferma
di un sistema assolutamente non solidale (e direi iniquo) la si puo'
trovare nella percentuale annua di abbandono dei pensionati che risulta
in media del 35%. Le OO.SS. che rappresentano solo i lavoratori in
servizio, ma che invece dovrebbero rappresentare tutti gli iscritti (le
decisioni assunte dalle F.I. non lasciano dubbi), nella loro veste
istituzionale liquidano il fenomeno volutamente e forzatamente come
fisiologico. Oltretutto chi ha importanti patologie tende a rimanere nel
FSI mentre rinuncia all'assistenza integrativa solo chi non ha
problematiche sanitarie di rilievo cioe' coloro che da un punto di vista
economico influiscono positivamente sul bilancio. Le OO.SS. che
unitamente all'Azienda nonostante siano sempre molto attenti agli
aspetti di bilancio hanno completamente ignorato la problematica.
Ma allora chi e' fuori dalla realta'? Se quanto sopra e' razionale e logico,
come mai le Fonti Istitutive, che sbandierano la solidarieta' quasi come
un vanto, hanno stabilito delle prestazioni ridotte per i pensionati,
nonostante un patrimonio di 100 milioni di euro che gli stessi
pensionati hanno contribuito a formare? Si rimane poi perplessi delle
continue modifiche peggiorative solo per quest'ultimi contro contestuale
miglioramento delle condizioni di chi e' in servizio. La solidarieta'
intergenerazionale che dovrebbe essere fuori discussione e' di fatto
inesistente. Il suo mascheramento con il giro contabile induce a
ritenere che il fine del FSI non sia proprio l'assistenza sanitaria da
erogare agli iscritti, piuttosto un potere aziendale da mettere sul
tavolo per altre questioni. Il comando del FSI e' saldamente nelle "mani"
delle Fonti Istitutive. Organismo che risulta sconosciuto a tutti (non
si sa quando si riuniscono, chi partecipa alle riunioni, come hanno
votato, dove sono i verbali delle sedute, ecc). Conseguentemente il
Consiglio di Amministrazione e l'Assemblea dei Delegati sono solo di
facciata poiche' non decidono nulla sulle contribuzioni e sulle
prestazioni.
Il tutto fa ritenere che esista una volonta' finalizzata ad eliminare la
categoria pensionati dal FSI e la struttura attuale conferma in pieno
questa ipotesi (come diceva un politico "a pensar male fa peccato ma a
volte ci si azzecca"). Un seconda ragione va ricercata nella presunzione
che il FSI e' stato creato per i colleghi in servizio e il mantenimento
del pensionato come iscritto e' un'eccezione.
Per curiosita' ho dato un'occhiata alla Sanita' Integrativa dell'Unicredit,
altro importante gruppo bancario (da internet e' tutto on line) e il
confronto risulta impietoso per il nostro FSI. Da una prima valutazione
emerge un'articolata, calibrata e piu' corretta assistenza per gli
iscritti. Per il personale in servizio esistono tre livelli di
prestazione (il nucleo familiare fiscalmente a carico e' compreso) con
importo gia' determinato in funzione del grado e con possibilita' di
ottenere il livello superiore sopportando un ulteriore costo. Per il
familiare non a carico, nell'ambito di ogni livello il costo e' diviso
per fasce d'eta': fino a 60 anni, da 61 a 65 e da 65 a 85. Per i
pensionati invece esistono cinque livelli di assistenza ognuno con
diverse prestazioni e calcolati per tre fasce d'eta'. Il pensionato
quindi sceglie quale assistenza sanitaria risulta piu' consona alle sue
esigenze pagando poi in rapporto alla sua eta' anagrafica (anche qui tre
fasce).
Una struttura che da una prima valutazione (non approfondita)
sembrerebbe rispondere molto piu' efficacemente ai bisogni sanitari degli
iscritti in particolare degli iscritti pensionati. La diversificata
offerta di piu' pacchetti sanitari al pensionato, che lo pone in una
condizione di libera scelta, e' un fattore di grandissima rilevanza per
un'assistenza integrativa efficiente. Ipotizzare un modello del FSI piu'
orientato a soddisfare effettivamente le esigenze sanitarie degli
iscritti rivisitando l'attuale organizzazione, appare oggi quanto mai
utopistico ma certamente occorrera' effettuare qualche modifica per non
rimanere fuori dalla realta'.
Roma, 27 settembre 2017
Antonio De Rosa